I consultori sono pochi e scarsamente popolati di personale. Per festeggiare un cinquantesimo compleanno, lo si sarebbe voluto diverso. La Cgil e la Fp lanciano una campagna di mobilitazione: assemblee nei luoghi di lavoro, volantinaggi capillari, un forte e mirato utilizzo dei social per riaffermare il valore di quei luoghi e la necessità di finanziarli e potenziali.

Un po’ di storia

Prima ancora della legge istitutiva del Servizio sanitario nazionale arrivò lei, la legge che fece nascere i consultori: la 405 del 29 luglio del 1975. Se la prima fu frutto di una mobilitazione congiunta di cittadini e lavoratori per il diritto alla salute, questa fu il frutto dell’elaborazione e delle lotte dei movimenti delle donne. Erano un’idea alta di affermazione dei diritti, tra questi quello alla cura, coniugato con la partecipazione. Non a caso allora a gestire i consultori erano comitati, nei quali sedevano anche le utenti. Strutture del territorio, servizi di prossimità multidisciplinari a tutela della salute della donna, del bambino, della coppia e delle famiglie. Tra le figure professionali che cinquant’anni fa la legge prevedeva dovessero essere nei consultori vi è l’assistente sociale: allora davvero si cominciò a costruire l’integrazione tra servizi sanitari e sociali. Poi, con l’arrivo della 194 il consultorio fu o avrebbe dovuto anche essere, il luogo della libertà di scelta delle donne.

Dove la cura dovrebbe incontrare i diritti

In realtà c’è poca cura e pochi diritti. Innanzitutto perché sono troppo pochi. La norma prevede che ve ne sia 1 ogni 20mila abitanti. Dalle ultime rilevazioni dello stesso ministero della Salute se ne trovano, quando va bene, uno ogni 32mila cittadini e cittadine, ben il 40% in meno di quel che si dovrebbe, e quelli che ci sono hanno un gran bisogno di personale. È un po’ quel che accade con le case di comunità previste del Pnrr che rischiano di rimanere scatole vuote, se va bene date in appalto a cooperative o società private.

Presidi indispensabili

“I consultori hanno avuto e hanno un ruolo fondamentale di presidio pubblico di salute e diritti, ma oggi sono sotto attacco: i ripetuti tagli alla sanità pubblica ne hanno ridotto drasticamente il numero e il personale sanitario, sociosanitario e amministrativo che ci lavora. Noi continueremo a batterci affinché tornino ad essere il luogo privilegiato della presa in carico per tutti i bisogni di salute previsti dalla legge che li ha istituiti, innovandone le pratiche e garantendo i lavoratori”. Così Cgil nazionale e Fp Cgil, alla vigilia del cinquantesimo anniversario della legge istitutiva dei Consultori pubblici familiari, la legge 405/1975, annunciano la campagna che ora si dispiegherà con una mobilitazione social e proseguirà a settembre con assemblee nei luoghi di lavoro e sul territorio, volantinaggi e iniziative per rilanciare la lotta per i diritti e la tutela dei consultori.

Autodeterminazione, libertà cura, diritti

I consultori furono pensati anche come primo tassello della riforma della sanità che la rese pubblica e universale. Pubblica, innanzitutto: è quindi evidente che nella logica di privatizzazione della sanità i consultori siano un impiccio e un impaccio. E lo sono ancor di più perché sono luoghi dove autodeterminazioni e libertà femminile dovrebbero trovare casa e dispiegarsi. Difficile a farsi, in una stagione che vede i diritti e la libertà delle donne sotto attacco, per paradosso proprio dal primo Governo presieduto da una donna. “I consultori devono tornare ad essere il luogo privilegiato della presa in carico per tutti i bisogni di salute previsti dalla legge che li ha istituiti, innovandone le pratiche, garantendo a chi ci lavora condizioni adeguate e formazione continua”.

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Risorse e personale

Ginecologhe e ginecologi, ostetriche, assistenti sociali, psicologi, pediatri, mediatori e mediatrici culturali. Queste alcune delle figure professionali indispensabili per fare dei consultori quei luoghi di incontro tra diritto e cura previsti dalla norma. Ma è proprio la carenza di personale che li rende non in grado di rispondere a quella scommessa.

Cosa serve è chiaro

“Occorrono assunzioni mirate in tutte le Regioni di modo da garantire equipe multidisciplinari, senza obiettori di coscienza, e permettere: percorsi assistenziali e di presa in carico - anche psicologica - per tutto l’arco della vita, la piena applicazione della Legge 194 e delle Linee di indirizzo del ministero della Salute sull’interruzione volontaria di gravidanza, e Percorsi nascita per tutte le famiglie con neonati/e entro sette giorni dalla nascita e per almeno sei mesi”. Cgil e Fp sottolineano poi che “va impedita la presenza di associazioni e movimenti antiabortisti all’interno dei consultori”.

No alla riduzione del perimetro pubblico

Perché la mobilitazione? È semplice: perché Cgil e Fp sono al fianco delle donne e anche degli uomini che credono nel valore dei consultori. “Smantellare i consultori – affermano – significa demolire luoghi e servizi pubblici per la salute sessuale e riproduttiva, per la prevenzione della violenza di genere, del disagio giovanile e familiare, per l’educazione all’affettività e alla sessualità, per la salute delle donne lungo tutta la vita, per l’accesso libero e sicuro all’Ivg. Non lo permetteremo, saremo nei luoghi di lavoro e in tutti i territori per dare il via alla nostra campagna e proseguire la nostra lotta”.

Tutti i materiali della campagna e le informazioni per la mobilitazione si trovano qui.

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