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La firma sull’accordo per l’avvio della cassa integrazione straordinaria di un anno cambia lo scenario alla Ceramica Dolomite di Borgo Valbelluna. La Cigs, partita nei giorni scorsi, non è soltanto un ammortizzatore: per i sindacati rappresenta una finestra di dodici mesi per limitare l’impatto della riorganizzazione e difendere i posti di lavoro. Al tavolo regionale Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec hanno ottenuto il primo risultato concreto. Gli esuberi scendono da 80 a 60, un taglio che modifica la portata del piano industriale e apre spazi negoziali più ampi per i prossimi mesi.
La mobilità volontaria
La soluzione individuata passa dall’apertura di una mobilità volontaria incentivata. L’incentivo economico, ancora da definire, sarà discusso nei confronti già in calendario per l’inizio del 2026. L’azienda ha fissato un tetto massimo di 60 lavoratori, con una stima prudente: almeno una decina di uscite potrebbe avvenire già nei primi mesi del prossimo anno tra pensionamenti e dimissioni volontarie.
Un equilibrio delicato, perché la fabbrica vive grazie alle competenze interne e i sindacati hanno ripetuto più volte il timore che la mobilità travolga i lavoratori più esperti, quelli che conoscono processi, forni e materiali. Stavolta la richiesta sembra essere stata recepita, con limiti chiari per evitare una fuga di maestranze.
La chiusura anticipata
In parallelo lo stabilimento si prepara alla pausa natalizia. La produzione sta rallentando e in questi giorni i forni vengono spenti: uno stop anticipato che durerà almeno fino al 12 gennaio. Un segnale non banale se si pensa che l’anno scorso lo stop si era protratto fino a febbraio, lasciando settimane di incertezza e turni vuoti. Il quadro resta complesso, ma la cassa straordinaria apre uno spazio di manovra che nel 2023-2024 non c’era.
La commissione di controllo
Uno dei punti più rilevanti dell’accordo è la creazione di una commissione paritetica di verifica. Ogni mese controllerà l’applicazione della Cigs, la rotazione dei 324 dipendenti e l’avanzamento del piano di riorganizzazione. Un presidio politico e tecnico che i sindacati rivendicano come garanzia imprescindibile, anche perché la cassa non sarà anticipata dall’azienda: il pagamento arriverà direttamente dall’Inps, con tempi e procedure che richiederanno monitoraggio costante.






















