“Le piazze si sono riempite, le fabbriche si sono svuotate”. Con queste parole Maurizio Landini ha aperto il suo intervento a Firenze, dal palco della manifestazione organizzata dalla Cgil nel giorno dello sciopero generale. Una giornata di mobilitazione contro la manovra finanziaria del governo che ha avuto “successo”, ha scandito il segretario generale. Un successo “molto importante”, che “indica una cosa molto precisa: la maggioranza delle lavoratrici, dei lavoratori e dei pensionati, cioè quella parte che tiene in piedi questo Paese con il proprio lavoro, non condivide e non accetta la manovra economica e politica del governo”. “Un punto fondamentale”, per Landini, a partire dal quale rivendicare “la necessità di un cambiamento”.
La manovra: austerità e spese in armi
“Abbiamo avuto la possibilità di incontrare il governo una sola volta: era il 10 ottobre. Giorgetti ha detto in modo molto esplicito che l’obiettivo era portare il nostro Paese sotto il 3% nel rapporto tra debito e pil. Questo obiettivo permette al governo di uscire dalla procedura di infrazione europea e permette loro due cose: avere qualche margine in più il prossimo anno, che sarà l’anno della legge finanziaria che precede le elezioni. Poter chiedere prestiti all’Europa per fare investimenti in armi”.
“Siamo di fronte a una manovra che da una parte assume pienamente tutti i vincoli dell’austerità europea, e dall’altra afferma che l’unico investimento pubblico che sarà fatto nei prossimi anni sarà per il riarmo”, ragiona Landini.
In pensione a 70 anni: il prezzo da pagare
Ma il prezzo da pagare di questo incrocio tra austerità e riarmo è altissimo. “Non è un caso che la manovra porti l’età pensionabile a 70 anni. Altro che superamento della Fornero. Oggi siamo di fronte al fatto che l’età pensionabile nel nostro Paese è destinata a diventare, nei prossimi anni, la più alta d’Europa. Nel frattempo “l’unica occupazione che cresce riguarda persone con più di 50 anni”. Landini fa due conti: “Quindici anni fa, le persone che lavoravano oltre i 50 anni erano 4 milioni e mezzo; oggi sono più di 11 milioni. E ciò che non cresce è l’occupazione femminile, quella giovanile; cresce invece il numero di giovani che se ne vanno all’estero”.
Tutte quelle tasse pagate da lavoratori e pensionati
Per Landini il governo “tenta di nascondere un altro elemento fondamentale. Come fanno a raggiungere il 3%? Dicono: ‘sono aumentate le entrate fiscali’. Vero: si pagano più tasse. Ma chi le ha pagate?”. La risposta è che tra il 2022 e il 2024 “38 milioni di lavoratori dipendenti e pensionati hanno pagato 25 miliardi di tasse in più che non dovevano pagare”. A causa del drenaggio fiscale.
“E il paradosso è che questi 25 miliardi sono ciò che consente di scendere sotto il 3%. Ma invece di usarli per sanità, scuola o salari, li usano per comprare armi e tagliare ulteriormente la spesa sociale: finanziamenti a comuni, regioni, servizio sanitario, assunzioni”. Aggiunge Landini: “Siamo di fronte a un processo esplicito di privatizzazione del Servizio sanitario nazionale e anche della scuola”.
Una tassazione più equa: due proposte
La Cgil, ricorda Landini, ha chiesto al governo due cose precise: “Restituire servizi a chi ha pagato quei 25 miliardi, e introdurre un meccanismo automatico di rivalutazione delle detrazioni e delle aliquote, senza il quale il drenaggio fiscale continuerà”.
Ma occorre un riequilibrio più generale: “Siamo un Paese dove la tassazione sul lavoro dipendente e sui pensionati è più alta di quella sulla rendita finanziaria, immobiliare e sui profitti. Negli ultimi 15 anni, la tassazione sui profitti è scesa dal 33% al 24%, mentre quella sul lavoro è aumentata”. Per investire nella sanità, nella scuola e nei servizi pubblici, “i soldi vanno presi dove sono”.
Per questo la Cgil ha avanzato una proposta “per una riforma fiscale basata sulla progressività”. Una progressività che incida su “tutta la capacità contributiva, non solo sul reddito”, come prevede la Costituzione. Perché in questo momento, in Italia, la progressività fiscale colpisce solo lavoratori e pensionati, ed è una delle ragioni principali per cui la Cgil ha scioperato oggi.
Ma la confederazione ha anche avanzato una seconda proposta. I dati ci dicono, spiega Landini, “che in Italia ci sono circa 500 mila persone con un reddito netto superiore ai 2 milioni di euro l’anno. Abbiamo chiesto un contributo di solidarietà dell’1,3% su questi redditi”. Una misura che “produrrebbe 26 miliardi di euro di entrate, più dell’intera manovra da 18 miliardi”.
Il gigantesco problema salariale italiano
Salari troppo bassi. Ecco un altro punto prioritario della protesta. Landini ricorda che “negli ultimi anni c’è stata una redistribuzione enorme della ricchezza a danno di chi lavora. Lo dice Mediobanca analizzando le 2.000 principali imprese italiane”. Per il segretario “i profitti sono aumentati come mai prima negli ultimi 10 anni, soprattutto con inflazione e guerra. Ma i salari sono calati”. Il problema è che l’80% di quei profitti è stato redistribuito tra gli azionisti. Nulla è andato al Paese e al lavoro. Ma “se non aumentano i salari quando aumentano i profitti, quando dovrebbero aumentare?”
Investimenti pubblici e contratti del pubblico impiego: quasi zero
“Il lavoro e i bisogni delle persone e la giustizia sociale devono tornare al centro del fare politica e delle politiche economiche sociali di questo Paese”: è un “tema fondamentale” per Landini. Ma “nella manovra, gli investimenti pubblici per il prossimo anno sono zero, eccetto 23 miliardi in tre anni sulle armi”. E “il governo, come datore di lavoro, ha concesso aumenti del 6% a medici, infermieri, insegnanti e dipendenti pubblici, quando l’inflazione è stata del 18%”. La Cgil, ricorda il segretario generale, “non ha firmato nessuno di quegli accordi: non erano contratti, ma imposizioni”.
L’attacco al sindacato e al diritto di sciopero
Un sindacato che si oppone a tutto questo crea problemi al “conducente”. Forse per questo, ragiona Landini, “oggi esiste un obiettivo esplicito: mettere in discussione l’esistenza stessa del sindacato confederale. E attaccare il diritto di sciopero, sancito dalla Costituzione”. La maggioranza e il governo “vogliono introdurre norme per cui, dieci giorni prima di uno sciopero generale, ogni lavoratore deve dichiarare se aderisce o meno. È un attacco diretto alla democrazia”, scandisce Landini tra gli applausi della piazza a Firenze. E poi ricorda che “i diritti di cui godiamo – sanità pubblica, pensioni, scuola, contratti nazionali – non ce li ha regalati nessuno. Sono stati conquistati con le lotte dei lavoratori”.
Precarietà e sfruttamento: ora basta
“I livelli di precarietà attuali non si sono mai visti”, ragiona con amarezza Landini. E “precarietà, appalti e subappalti hanno spezzato la fraternità tra lavoratori che fanno lo stesso lavoro ma hanno diritti diversi. È una strategia precisa per indebolire chi lavora”. La si vede all’opera, ad esempio, “nel settore della moda: borse da migliaia di euro sono prodotte lungo una filiera dove ci sono lavoratori che fanno 12 ore pagate 3 ore, dormendo nei capannoni. Abbiamo chiesto che la responsabilità ricada sul committente. Il governo vuole invece creare uno scudo per il capofila”. Ma così, spiega Landini, non si interrompe questo processo di sfruttamento. Al contrario, lo si “favorisce”.
Sicurezza sul lavoro: troppo poco
Intanto “le morti sul lavoro aumentano” e “la maggioranza delle vittime è composta da lavoratori precari, in appalto o subappalto, o addirittura in nero: 3 milioni di persone lavorano in nero in Italia”. Dunque “non si muore per caso: si muore per un modello di impresa basato su sfruttamento, precarietà e subappalti”. A questo dramma – prosegue Landini – come risponde il governo? Nel modo sbagliato: “Invece di aumentare ispettori e controlli, introduce norme assurde come l’obbligo di avvisare un’azienda 10 giorni prima di un’ispezione. È come annunciare la visita del generale durante il servizio militare: si trucca tutto e poi torna tutto come prima”.
Devono decidere i lavoratori
Landini ha ricordato che la Cgil sta discutendo con Confindustria e altre associazioni con l’obiettivo di cancellare i contratti pirata, estendere i diritti in tutti i luoghi di lavoro, introdurre il diritto di eleggere rsu e rappresentanti per la sicurezza ovunque, stabilire che un contratto è valido solo se votato dai lavoratori. “Lo abbiamo chiesto anche nel pubblico impiego. Se il governo è convinto che quei contratti siano buoni, si faccia un referendum tra chi lavora in scuola, sanità, regioni e comuni. Se vincesse il sì, firmeremmo. Se vincesse il no, dovrebbero riaprire le trattative. Questo è democrazia. Questo è il sindacato che noi vogliamo”.
Una legge di iniziativa popolare per la sanità
Prima di chiudere l’intervento dal palco di Firenze, il segretario generale della Cgil ha annunciato due iniziative per i prossimi mesi. La prima sarà una legge di iniziativa popolare per la sanità pubblica: “Noi siamo il Paese che, rispetto a Francia, Germania e Inghilterra, spende meno in sanità in rapporto alla nostra produzione industriale e alla nostra situazione generale. Spendiamo attorno al 6%, mentre la media europea è del 7,5%, e altri Paesi arrivano a spendere anche il 10–11%”. “Sapete qual è la spesa complessiva che i cittadini italiani pagano come spesa privata? 41 miliardi. E qual è la differenza tra il 6% e il 7,5% di spesa? Significa aumentare la spesa sanitaria di 40 miliardi”.
Referendum sulla giustizia: Cgil mobilitata per il no
La seconda iniziativa riguarda il referendum sulla giustizia: “Nei prossimi giorni arriveremo alla costituzione di un comitato ampio che chiederà alle persone di andare a votare e di respingere questa riforma”. Per Landini è chiaramente una riforma costituzionale che non punta a risolvere i problemi della giustizia italiana: “Questa operazione serve unicamente a ridurre l’autonomia della magistratura e ad aumentare il potere politico nei suoi confronti”.
Landini porta un esempio tragico di cattiva giustizia: “Mettetevi nei panni di un familiare — una moglie, un figlio, un marito — che ha perso una persona perché è morta sul lavoro. Guardiamo che cosa succede: quanti processi sono andati in prescrizione? Quanta giustizia non è stata affrontata?”. Ma “il problema del funzionamento della giustizia non c’entra assolutamente nulla con la separazione delle carriere. Questa riforma è un oggetto di distrazione di massa”.
Difendere la Costituzione
Landini chiarisce le regole d’ingaggio di questa battaglia: “Quando viene messa in discussione l’indipendenza della magistratura, dei sindacati o dell’informazione, si sta mettendo in discussione la democrazia stessa, per imporre una logica autoritaria che mette in discussione la nostra Costituzione. E noi, come abbiamo sempre fatto, quando la Costituzione è in discussione scendiamo in campo. Lo abbiamo fatto quando la voleva cambiare Berlusconi, lo abbiamo fatto quando la voleva cambiare Renzi”. “La Costituzione non va cambiata: va applicata, in tutte le sue parti e in tutti i suoi principi”.
A chi accusa la Cgil di fare politica, Landini risponde che questa è la natura di un sindacato confederale, non corporativo: “Difendiamo la democrazia del nostro Paese, difendiamo la centralità del lavoro, difendiamo la nostra Costituzione antifascista”.
“Le ragioni - conclude - che ci hanno portato in queste settimane e in questi mesi alla mobilitazione, fino allo sciopero generale, contro la guerra, per la Palestina, per la libertà di tutti i popoli, fino alla contestazione della legge di bilancio, hanno una coerenza. Dicono no alle armi, sì alla pace, sì alla giustizia sociale. Vogliono rimettere al centro il lavoro e la persona. Noi non ci fermiamo. Siamo convinti di rappresentare la maggioranza del Paese e andremo avanti fino a quando questa battaglia non l’avremo vinta”.






















