A nulla son serviti i richiami di quanti di anziani e di non autosufficienza si occupano, dal sindacato alle associazioni del terzo settore. A nulla è servita la sonora bocciatura della Conferenza delle Regioni che per tempo aveva avvertito Meloni e i suoi ministri. Il governo non ha ascoltato nessuno, è andato avanti per la sua strada adottando senza modifiche il decreto su anziani e non autosufficienza. Una vera presa in giro di chi ha bisogno di certezze. Nessuno stanziamento aggiuntivo, niente risorse per consentire a chi bisogno di aiuto di remunerare il lavoro di cura necessario per sopravvivere.

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Approvata la legge, trovato l’inganno

Si proprio l’inganno perché la legge definita dall’allora governo Draghi nel rispetto del Pnrr sarebbe una buona legge ma come è ovvio ha bisogno di essere finanziata. E invece, nonostante i miliardi promessi dall’attuale presidente del consiglio, soldi non ce ne sono. “Confermate tutte le nostre preoccupazioni e la nostra delusione per una grande occasione persa per dare risposte a milioni di anziani e alle loro famiglie: dopo tanti annunci, tante promesse e tanta propaganda, il governo adotta il decreto su anziani e non autosufficienza senza modifiche di rilievo e confermando la mancanza totale di finanziamenti”. Così, in una nota congiunta, la segretaria confederale della Cgil Daniela Barbaresi e il segretario nazionale dello Spi Cgil Stefano Cecconi.

Risorse e non solo

Ormai ha un anno la Legge delega 33 del 2023, sarebbe una legge buona, ricca di intenzioni e promesse positive che però vengono in gran parte disattese per la drammatica assenza di risorse sia per la sanità che per il sociale, già carenti. Ma per Barbaresi e Cecconi non è solo questo il punto. Infatti, “il decreto ha travisato, disatteso e persino tradito in diverse parti la delega ricevuta. Si pensi – sottolineano – alla clamorosa esclusione delle persone tra i 65 e i 70 anni dall’assistenza, alla debolezza delle misure per la nuova domiciliarità, cardine di una riforma che doveva assicurare alle persone di poter vivere ed essere assistite a casa propria, o alla mancata riforma delle Rsa, nonostante il sistema della residenzialità abbia mostrato tutti i suoi limiti più drammatici durante la pandemia”.

La logica delle divisioni

“Dividi et impera”, dicevano gli antichi che ben sapevano come comandare senza dissenso, dividendo i potenziati avversari e elargendo favori a gruppi di essi. Da un lato gli anziani, dall’altro quelli che oltre a esser anziani sono anche non autosufficienti si mescola tutto e si suddivide ancora mettendo da una parte quelli tra i 65 e 70 anni, e poi dall’altra quelli tra 70 e 80 anni, infine gli ultra ottantenni. Dimenticandosi poi totalmente di chi pur essendo non autosufficiente anziano non è, lasciandoli completamente soli e privi di aiuti.

Aggiungono i due segretari, “la misura sperimentale della Prestazione Universale di 850 euro rimane ferma nella vecchia logica del trasferimento monetario anziché offrire servizi, e riguarda una ridottissima platea di beneficiari: solo 25 mila anziani ultraottantenni non autosufficienti gravissimi in stato di povertà, pari allo 0,6% del totale degli anziani non autosufficienti”.

E non finisce qui

Per potenziare ulteriormente quelle che in origine era norme adeguate, basta prender tempo per farle entrare in vigore. Concludono infatti i Barbaresi e Cecconi: “Aver rinviato quasi tutta l’attuazione della legge a norme successive ne ha indebolito e diluito la spinta innovatrice. Occorre un confronto e un’attenta verifica sui numerosi provvedimenti attuativi che dovranno essere adottati nei prossimi mesi. Davvero un’occasione persa per volontà irresponsabile del governo Meloni, e a farne le spese sono i milioni di anziani e le loro famiglie lasciate ancora una volta troppo sole”.

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