Assai prolifico il Consiglio dei ministri del 25 gennaio. Molti i provvedimenti licenziati, dal Decreto sull’election day a quello sul concordato preventivo, fino ad arrivare – passando dalle regole per la beneficenza degli influencer – al primo di quelli previsti dalla Legge 33 dello scorso luglio: “Deleghe al governo in materia di politiche in favore delle persone anziane”. Intanto è bene ribadirlo: questa norma non riguarda tutti coloro i quali si trovano in una condizione di non autosufficienza, ma solo gli anziani e le anziane che si trovano in tale condizione. E poi, il testo di oggi comunque non è ancora esecutivo ma deve ottenere l’intensa in Conferenza Unificata (Regioni e Comuni) e il parere del Parlamento.

In ogni caso per Spi Cgil, Fnp Cisl e Uil pensionati: “Questo può essere un primo passo, indispensabile per iniziare a costruire risposte certe a milioni di persone anziane e alle loro famiglie, che affrontano quotidianamente grandi disagi, sofferenze e rischi di impoverimento, e per affermare i diritti, la dignità, il valore della persona in ogni fase della vita, come vuole la nostra Costituzione”.

Cosa prevede il Decreto

In realtà un testo ufficiale e definitivo su cui riflettere e valutare ancora non c’è. Quello che si sa è che dal 1° gennaio 2025 al 31 dicembre 2026 si dovrebbe sperimentare un nuovo strumento, la prestazione universale per gli ultra ottantenni in condizione di “livello di bisogno assistenziale gravissimo” e con un Isee di 6.000 euro. La prima contraddizione che si rileva è che ha davvero poco di universale uno strumento che – secondo fonti del Patto per la non autosufficienza - riguarderebbe solo lo 0,18% di quanti oggi sono riconosciuti non autosufficienti, tanto è vero che percepiscono l’indennità di accompagnamento.

Dove sono le risorse?

La seconda contraddizione è che la presidente Meloni ha aveva annunciato un miliardo di euro destinato alla sperimentazione. “Ma - si domanda Stefano Cecconi segretario nazionale dello Spi Cgil – queste risorse dove sono? Infatti, dai testi circolati e che abbiamo potuto leggere, questo miliardo non c’è. Se così fosse sarebbe davvero clamoroso”. Per di più qualora il miliardo ci fosse non sarebbe affatto sufficiente a coprire le spese di accudimento di quanti si trovano nella condizione di non autosufficienza, si parla del 200% in più rispetto all’indennità di accompagnamento che – ricordiamo – ammonta a poco più di 500 euro al mese. Quindi si tratterebbe di mille euro al mese, oltre l’indennità di accompagno, con cui finanziare il costo del lavoro di cura per chi non può provvedere da solo a sé stesso.

L’attenzione ai fragili

Per gli anziani che si trovano in condizione di non autosufficienza e le loro famiglie non possono essere alimentate false speranze. Aggiunge, a tal proposito, il segretario del sindacato dei pensionati: “A meno che non sia cambiato qualcosa in queste ultimissime ore, a noi non risulta il finanziamento annunciato da Meloni e quindi, se fosse così, sarebbe una presa in giro per milioni di persone che aspettano da tempo risposte. Se quelle risorse invece si fossero, tanto meglio, anche se non basterebbero. Se la cifra fosse – come ci auguriamo - confermata, sarebbe in ogni caso assolutamente irrisoria rispetto ai fabbisogni”.

La perplessità non è solo della Cgil

Chiosano in un comunicato congiunto Spi Cgil, Fnp Cisl e Uil pensionati: “Attendiamo di valutare nel dettaglio il testo del decreto e di discuterlo - come ci era stato anticipato - con il governo e in sede parlamentare e con Regioni e Anci. Ma certo non sono accettabili annunci e promesse sui finanziamenti per attuare la legge. Occorre individuare un percorso certo, che accompagni i decreti attuativi, per un progressivo e consistente incremento dei fondi, sociali e sanitario, per la non autosufficienza. Sappiamo bene che per fronteggiare seriamente l’invecchiamento della popolazione è fondamentale aumentare anche le risorse: le attuali non sono assolutamente proporzionate ai bisogni. Milioni di persone non possono più aspettare”.