Non usa giri di parole il cardinale di Bologna, don Matteo Zuppi, da tutti è conosciuto così. “Le chiamano morti bianche, ma sono il frutto di tanto lavoro nero”, ha affermato intervenendo alla presentazione del libro di Bruno Giordano “Operaicidio”, tenutasi a Bologna all’Oratorio di San Filippo Neri, nell’ambito della rassegna “Le voci dei libri”.

Al dibattito su come mettere fine a questa tragedia hanno partecipato anche gli autori del libro, il magistrato di Cassazione Bruno Giordano (già direttore dell’Ispettorato nazionale del lavoro) e il giornalista Marco Patucchi. In realtà il prelato non è nuovo a interventi di denuncia di questo fenomeno: la sua pastorale è costellata di affermazioni in difesa dei lavoratori e delle lavoratrici, del loro diritto alla salvaguardia della salute e della vita.

“La sicurezza sul lavoro non è un lusso, è un dovere ed è parte integrante della cura delle persone", ha affermato lo scorso 13 maggio, rientrando a Bologna dopo aver partecipato al Conclave e citando l’enciclica Fratelli tutti di Papa Francesco: “Ogni morto sul lavoro è una sconfitta per l’intera società”.

E nello stesso periodo, intervenendo a un convegno promosso dall’Università Alma Mater, Zuppi ha affermato: “La dottrina sociale della Chiesa è un impegno sociale forte di oggi, contro morti e infortuni professionali. Non saremo mai soddisfatti fino a quando arriveranno risposte convincenti. La retorica, in questo ambito, suona fastidiosa, irritante, supponente. I dati di morti e infortuni sono costanti, nessuno può dire che non lo sappiamo. Ma la responsabilità di chi è? Cosa possiamo fare di nuovo e di più? Qualche volta sembra che ricominciamo da capo. C'è tanta legislazione, e tanta legislazione che non viene attuata".

La società italiana, ma soprattutto lo Stato, come ama definirlo Giorgia Meloni, allora, sono ampiamente sconfitti. E il richiamo alla responsabilità di Matteo Zuppi sembra cadere nel vuoto.

Da quando il governo si è insediato la ministra del Lavoro Calderoni non fa altro che “piangere” a ogni morto – a dire il vero per quelli di quest’estate deve essersi distratta o forse era in vacanza, le cronache non hanno registrato suoi interventi – ma azioni concrete non se ne ricordano. L’ultima iniziativa, un decreto sicurezza presentato dal governo ai sindacati è parziale e lontano dalle vere emergenze.

“Pur riconoscendo alcuni elementi positivi – ha detto la segretaria confederale Cgil Francesca Re David, che era presente all’illustrazione del decreto – occorre dire che si tratta di interventi estremamente limitati, che non affrontano in modo adeguato le reali emergenze”.

La realtà è sotto gli occhi di chi vuol vedere. Il cardinale, durante la presentazione del libro, ha ancora affermato: “Le leggi ci sono, il vero problema è farle funzionare. Le chiamano morti bianche, ma sono il frutto di tanto lavoro nero”.

Mentre Zuppi parlava si consumavano altri tre incidenti, altri tre uomini venivano uccisi dal lavoro insicuro: a Mestre, Leini e Faenza. "Come contrastare questa emergenza perenne?”, si è chiesto: “La volontà forse esiste, ma poi si disperde, non diventa operatività. In molti casi le leggi ci sono, dobbiamo fuggire la tentazione di farne altre”. Secondo il prelato bisogna capire "come snellire e garantire meccanismi di controllo efficaci" e fare attenzione “all’effetto coccodrillo: la morte sul lavoro ci coinvolge quando accade, poi tutto finisce”.

Il richiamo alla responsabilità, quindi, non è solo rivolto a chi governa, alle istituzioni. È rivolto anche a chi ha il compito di controllo e prevenzione e a chi, imprenditore o responsabile di luogo di lavoro, dovrebbe mettere in atto strategie e procedure per prevenire gli incidenti. Le morti sul lavoro – sembra dire l’arcivescovo di Bologna – riguardano ciascuna e ciascuno di noi.

E proprio perché gli omicidi da lavoro riguardano tutti, allora tutte e tutti siamo chiamati ad assumerci parte di responsabilità. Zuppi, allora,  ha riflettuto anche sul ruolo della Chiesa: "Dobbiamo fare di più, passare dalla generosità al progetto. Abbiamo un serbatoio di attenzione e volontariato, ma non basta".

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