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In occasione della Giornata internazionale dei lavoratori migranti e delle loro famiglie, istituita dalle Nazioni Unite per valorizzare il contributo dei migranti e promuovere sistemi di mobilità sicuri, ordinati e regolari, torniamo sui dati del Decreto Flussi 2025 in Veneto. In Veneto, nelle prime due assegnazioni del 2025 sono state riconosciute 13.710 quote (pari a circa il 14% del totale nazionale), di cui oltre il 50% per lavoro stagionale. Nonostante la forte domanda delle imprese venete, nel 2025 le quote effettivamente assegnate risultano inferiori alle richieste: le richieste di nulla osta per il Veneto hanno superato le 17.000 domande, ma ne sono state assegnate solo 13.710 quote, evidenziando un forte gap tra bisogni territoriali e possibilità effettive d’ingresso.
Cgil Veneto: “Il click day favorisce intermediazioni illegali, sfruttamento e caporalato”
“Da tempo denunciamo l’inefficacia dell’attuale impianto del decreto flussi, in particolare del meccanismo del ‘click day’ – spiega Silvana Fanelli, segreteria regionale Cgil Veneto –. Uno strumento che favorisce intermediazioni illegali, sfruttamento e caporalato e non garantisce risposte adeguate alle imprese, oltre che ostacolare i ricongiungimenti familiari e alimentare la clandestinità (considerate le basse percentuali di trasformazione dei nulla osta di ingresso in contratti di lavoro). Inoltre, le quote stagionali (turismo e agricoltura) risultano ampiamente disattese, mentre la richiesta di assistenza familiare supera i tetti previsti. È il momento di un cambio di passo: superare le criticità del ‘click day’, rafforzare i canali regolari e legare politiche migratorie e demografia, perché senza lavoratori migranti il Veneto non regge fabbisogni produttivi, sanitari e di cura”.
Senza migranti si acuirà lo spettro dell’inverno demografico
“A questo – continua la segretaria regionale – si aggiunge anche l’inverno demografico, con la natalità ai minimi storici e l’aspettativa di vita in aumento, con un quarto della popolazione veneta sopra i 65 anni. Nel futuro prossimo ci aspetterà un rilevante declino della forza lavoro: entro il 2034, il numero di persone in età lavorativa (15-64 anni) calerà di circa 219.000 unità (-7,1%). Per l’importanza sempre maggiore che i fenomeni migratori hanno nella nostra regione, evidenziamo la necessità di migliorare e sviluppare i percorsi di accoglienza, integrazione, regolarizzazione per le persone di origine straniera e di garantire i diritti di cittadinanza, contrastando sfruttamento lavorativo e caporalato, e prestando particolare attenzione alle seconde e terze generazioni. Bisogna superare la gestione emergenziale e pensare a politiche strutturali di inclusione, come l’ampliamento dell’offerta di corsi di italiano, di percorsi di formazione professionale”.


























