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Nuova procedura di licenziamento collettivo per i 30 lavoratori della Tracmec di Mordano (Bologna), azienda di proprietà della multinazionale tedesca Bauer, attiva nella fabbricazione di macchinari per l’industria estrattiva e delle costruzioni. La comunicazione è arrivata via Pec nella serata di venerdì 17 ottobre.
Il 29 maggio scorso, dopo tre settimane di scioperi e presidio permanente davanti ai cancelli della fabbrica, sindacati e azienda avevano raggiunto un accordo che prevedeva il ritiro dei 45 licenziamenti annunciati il 16 aprile e l’attivazione di un contratto di solidarietà fino al 31 dicembre, per altro con l’impegno di prorogarne l’utilizzo anche nel 2026.
Accordo che ora viene clamorosamente smentito dalla nuova procedura di licenziamento collettivo, stavolta per i restanti 30 dipendenti (da allora una dozzina di lavoratori si sono ricollocati in altre imprese, usufruendo anche di un incentivo economico all’uscita). La volontà della multinazionale è di chiudere lo stabilimento; per oggi è previsto un tavolo istituzionale, con uno sciopero (dalle 14 alle 18) e un presidio.
Fiom: “Atto di arroganza unilaterale”
“Siamo di fronte a un gesto inaccettabile, che ignora gli accordi sottoscritti”, commenta il segretario generale Fiom Cgil Imola Marco Valentini: “Ci opponiamo con fermezza, chiediamo il ritiro immediato della procedura di licenziamento e valuteremo nelle sedi opportune come tutelare i lavoratori”.
“Un atto di arroganza unilaterale”, prosegue Valentini, evidenziando che il comportamento aziendale “solleva gravi interrogativi sulla serietà del gruppo Bauer, che si dimostra nuovamente privo di responsabilità sociale e morale di un’impresa che opera sul nostro territorio”.
Il dirigente sindacale evidenzia che “le lavoratrici e i lavoratori hanno sempre dimostrato dedizione e impegno, contribuendo in modo determinante al successo dell’azienda, presente da anni sul nostro territorio, e che, per mere scelte speculative, ha deciso di delocalizzare la produzione”.
Il segretario Fiom così conclude: “Procedere con licenziamenti in aperta violazione degli accordi sottoscritti rappresenta un attacco non solo ai diritti dei lavoratori, ma anche ai principi fondamentali di dignità e rispetto che dovrebbero guidare ogni realtà produttiva. Probabilmente, il gruppo tedesco non è nemmeno a conoscenza di tali valori”.