Parte da Prato, uno dei cuori produttivi del tessile italiano, la contestazione più netta al ddl sulle Pmi in discussione alla Camera dei Deputati. Martedì 16 dicembre, nella sede della Camera di Commercio, Cgil e Filctem Cgil promuovono il convegno “No allo sfruttamento, sì alla qualità del sistema moda”. Un’iniziativa che arriva mentre il Parlamento si appresta a votare una legge destinata a incidere profondamente sugli equilibri della filiera. Per il sindacato, non è una coincidenza ma un passaggio politico preciso: portare il tema del lavoro, delle responsabilità e dei controlli dentro il dibattito pubblico, nel momento in cui rischiano di essere cancellati per legge.

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Le criticità del disegno di legge Pmi

Il nodo è l’articolo 30 del ddl Pmi. La norma, presentata come misura di sostegno alle piccole e medie imprese, prevede l’esclusione delle grandi aziende committenti del settore moda da possibili responsabilità organizzative e di omesso controllo in caso di sfruttamento e irregolarità lungo la filiera. In sostanza, i grandi marchi che affidano produzioni e lavorazioni a una catena di appalti e subappalti verrebbero sollevati dall’obbligo di vigilanza su come e dove viene prodotto.

Secondo Cgil e Filctem Cgil, è uno scudo che rovescia il principio di responsabilità. Anziché rafforzare i controlli nei punti in cui si concentra il potere economico, la norma scarica tutto sull’ultimo anello della catena: piccole imprese fragili, laboratori spesso sottoposti a una compressione estrema dei costi. Un meccanismo che rischia di rendere strutturale ciò che le inchieste giudiziarie hanno già messo in luce negli ultimi anni: lavoro nero, orari insostenibili, condizioni di sicurezza precarie, sfruttamento di manodopera vulnerabile.

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Una legge che indebolisce i controlli

Per il sindacato il problema non è solo ciò che il ddl Pmi dice, ma soprattutto ciò che elimina. Venendo meno la responsabilità del committente, viene meno anche uno dei pochi strumenti in grado di agire in modo preventivo. Senza obblighi di controllo lungo la filiera, il rischio è che la qualità del sistema moda venga sacrificata in nome della riduzione dei costi e della competizione al ribasso. Una prospettiva che, secondo Cgil e Filctem Cgil, non tutela davvero le Pmi, ma le espone a una concorrenza ancora più spietata e a una pressione crescente sui diritti del lavoro.

Il confronto pubblico e i protagonisti

Su queste criticità torna a insistere il convegno di Prato, che mette attorno allo stesso tavolo sindacati, politica e associazioni di categoria. Interverranno i parlamentari Annamaria Furlan (Italia Viva), Maria Cecilia Guerra (Partito Democratico) e Marco Grimaldi (Alleanza Verdi Sinistra). Per la Filctem Cgil prenderanno la parola il segretario generale Marco Falcinelli e la segretaria nazionale Cinzia Maiolini. Sono previsti anche gli interventi di Moreno Vignolini, presidente di Confartigianato Moda, e di Antonio Franceschini, responsabile nazionale Cna Federmoda. A rappresentare la Cgil territoriale saranno Gessica Beneforti, segretaria della Cgil Toscana, e Daniele Gioffredi, segretario generale della Cgil Prato-Pistoia.

L’obiettivo dichiarato è chiedere il ritiro delle norme contestate e l’apertura di un tavolo di confronto vero tra tutte le parti sociali, per costruire interventi che contrastino lo sfruttamento senza scaricare le responsabilità sui più deboli e senza assolvere chi guida e controlla le filiere produttive.