Le organizzazioni sindacali Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil lanciano l’allarme per l’emendamento che rischia di cancellare la responsabilità delle imprese committenti sulle irregolarità lungo la filiera moda, mettendo a rischio anni di lotte sindacali e presidi di legalità conquistati nel tempo.

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Sindacati esclusi dal tavolo ministeriale

Le tre organizzazioni denunciano un grave arretramento rispetto a un percorso di legalità costruito negli anni. Solo pochi giorni fa è stato convocato un tavolo tra il ministero delle Imprese e del made in Italy e le associazioni datoriali, a cui i sindacati non sono stati ammessi. L’esclusione indebolisce la lotta al lavoro nero e allo sfruttamento, escludendo chi rappresenta direttamente le lavoratrici e i lavoratori e compromettendo i presidi di legalità lungo tutta la filiera.

Genovesi, Cgil: “Scudo penale per chi sfrutta”

“È gravissimo che la Commissione Industria del Senato abbia deresponsabilizzato le imprese committenti in caso di lavoro nero negli appalti e nelle forniture”, afferma Alessandro Genovesi, responsabile Contrattazione inclusiva, appalti e lotta al lavoro nero della Cgil nazionale. L’emendamento, approvato all’interno della legge annuale per le piccole e medie imprese, offre alle aziende capofila uno scudo penale sui reati di sfruttamento, cancellando responsabilità che spettano alla committenza.

Genovesi sottolinea che “mentre il sindacato chiede criteri di verifica sui rapporti tra quantità prodotta e numero minimo di lavoratori, sull’applicazione dei contratti collettivi e sulla limitazione dei livelli di subappalto, il governo procede in direzione opposta, riducendo le tutele e abbassando la responsabilità dei committenti.

Conclude Genovesi: “Chiediamo a governo e Parlamento di tornare indietro e lanciamo un appello a tutte le imprese serie e alle forze politiche perché si faccia sentire la voce di chi investe in qualità e lavoro regolare”.

Richiesta di incontro urgente

I segretari generali Marco Falcinelli (Filctem Cgil), Nora Garofalo (Femca Cisl) e Daniela Piras (Uiltec Uil) chiedono un incontro urgente con il ministero delle Imprese e del made in Italy per chiarire le motivazioni dell’emendamento e ribadiscono che il rilancio del made in Italy non può prescindere dalla tutela del lavoro regolare e dalla giustizia sociale: la qualità di un prodotto si misura anche nel rispetto di chi lo realizza.