Ci risiamo: ancora una fumata nera da Palazzo Vidoni. Nella sede dell’Aran si è svolto un nuovo incontro tra l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni e le organizzazioni sindacali. Sul tavolo il rinnovo del contratto delle Funzioni locali, dopo la rottura del confronto imposta dall’Agenzia.

Nulla di fatto, e la ragione del dissenso è sempre la stessa: le risorse che il governo mette sul tappeto sono troppo poche rispetto alla perdita di potere d’acquisto registrata a causa dell’inflazione. Per di più, è bene ricordalo, le lavoratrici e i lavoratori degli enti locali hanno le buste paga più leggere di tutta la pubblica amministrazione.

La Fp Cgil dice no

“Ribadiamo le nostre richieste per un adeguato e dignitoso rinnovo del contratto 2022-24 delle funzioni locali: aumentare lo stanziamento del 5,78%, fondi dedicati al riallineamento dell’indennità di comparto – risorse che devono essere previste dal governo –, sblocco totale dei tetti al salario accessorio, l’aggiunta alla contrattazione delle risorse stanziate e non spese del Ccnl 2019-2021. Solo così sarà possibile garantire un contratto vero, degno e immediatamente esigibile”. Questo il contenuto di una nota del segretario generale Fp Cgil Federico Bozzanca, al termine del confronto.

Quali novità?

Le cronache raccontano di “novità” che sarebbero state proposte nel corso del confronto. Ma il punto è: di quale novità si parla? Quelle utili al rinnovo non potrebbero che riguardare la questione economica e la disponibilità di risorse che, però, non si vedono. “Al momento – spiega il segretario - le cosiddette ‘novità’ proposte dalla controparte non modificano di una virgola il problema principale che rimane sempre lo stesso: sono necessarie risorse aggiuntive che il governo deve mettere a disposizione del rinnovo contrattuale. L’indennità di comparto conglobata non la possono pagare di certo i lavoratori. E vale la pena di ricordare che siamo sempre in presenza di uno spostamento di risorse, al momento non c’è un euro aggiuntivo. E questo mero spostamento rischia addirittura di far diminuire di qualche euro la busta paga, e ovviamente non cambia di una virgola neanche le prospettive future”.

Il gioco tra contratto e decreto sulla Pubblica amministrazione

Sembra quasi una partita di ping pong con la pallina lanciata da un campo all’altro senza che nulla cambi in un rimpallo continuo tra il rinnovo contrattuale e il decreto sul riordino della pubblica amministrazione senza che venga affrontata la questione del salario in maniera dignitosa.

Secondo Bozzanca “quattordici euro (lordi!) sono anni luce lontani dalla possibilità di far superare i gap salariali, né rilanciano la valorizzazione. Le soluzioni normative proposte in alcuni casi sono peggiorative in altri impraticabili, senza risorse per la contrattazione decentrata visto che la stragrande maggioranza degli Enti non può o non intende utilizzare le ‘opportunità’ (noi lo chiameremmo più opportunamente ‘bluff’) del Dl Pa che, in sostanza dice: ‘se volete l’aumento ve lo pagate voi. E comunque sarete penalizzati sulle future assunzioni’. Per rilanciare l’attrattività degli enti locali è necessario investire, ma il governo ha già dimostrato un totale ed eloquente disinteresse. Basta guardare le grandi strategie di valorizzazione delle aree interne”.

Lo scarica barile

Il secondo gioco che stanno facendo Aran e governo è forse più antipatico del primo: se un Comune vuole pagare di più i propri dipendenti, se il sindacato vuole tentar strade per appesantire le buste paga si può fare attraverso la contrattazione decentrata e gli aumenti peseranno direttamente nelle casse comunali. Domanda, quale ente locale, quale Comune – tanto più dopo i ripetuti tagli inferti dal governo Meloni – ha risorse proprie per aumentare i salari dei propri dipendenti, che per altro pagherà non potendo più assumere come vorrebbe?

La dignità del lavoro

La verità è che esiste un sottile filo che lega non solo le trattative per i rinnovi di tutti i comparti della Pubblica amministrazione, ma anche una serie di scelte che vengono compiute: la riduzione silente, graduale ma inesorabile del perimento pubblico in favore dei privati. “È così che si valorizzano lavoratrici e lavoratori? Proponendo un gioco delle tre carte e non facendo nulla per contribuire al recupero del potere di acquisto per salari che sono già i più bassi della Pa?”, aggiunge netto Bozzanca.

Il filo sottile

Il presidente dell’Aran Naddeo ha colto l’occasione dell’incontro sul contratto delle Funzioni locali per inviare al neosegretario Bozzanca gli auguri di buon lavoro per il novo incarico. Auguri certamente apprezzati ma che non cambiano il punto: i rinnovi dei contratti implicano una scelta netta, valorizzare la funzione dei lavoratori e lavoratrici pubblici o no? Dare valore e implementare il perimento pubblico o indirizzare verso altro?

La conclusione di Bozzanca è netta: “Ringraziamo il presidente Naddeo per gli auguri, vogliamo semplicemente segnalare ancora una volta, come fatto per i contratti delle Funzioni centrali e della Sanità, che il problema del rinnovo del contratto nazionale non si risolve esclusivamente con la tecnica negoziale di cui l'Agenzia ha ampie competenze, ma con una scelta politica: si vuole rinnovare i contratti in linea con quanto sta accadendo nei settori privati? O si vuole accettare incrementi ampiamente inferiori all'inflazione del triennio? Ecco, noi questa scelta l'abbiamo fatta con serietà nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori che rappresentiamo”.