Segretario generale da poche settimane, Federico Bozzanca eredita una categoria in buona salute e impegnato su diversi fronti, dai rinnovi contrattuali alla tenuta sociale del Paese. Con lui una riflessione a largo spettro sul lavoro e sull'impegno che questa nuova responsabilità porta con se.

Segretario partiamo da una buona notizia che corrisponde a una rinnovata responsabilità. Lo scorso 30 luglio l'Aran lo ha certificato, l'Fp Cgil è il primo sindacato nell’elezioni delle Rsu nel pubblico impiego...

Un risultato straordinario che conferma il consenso dei lavoratori e delle lavoratrici nei nostri confronti. Ed è il frutto del lavoro del gruppo dirigente che mi ha preceduto. Sommando i voti di tutti i settori eravamo già il sindacato più votato, oggi accresciamo i nostri consensi e – forse questa è la notizia più significativa – diventiamo la prima federazione nel comparto delle funzioni centrali. È bene ricordare che le elezioni si sono svolte proprio all'indomani della nostra non stipulata del rinnovo contrattuale. Il risultato ottenuto, dunque, è figlio di diverse ragioni, la prima e la più importante, è un giudizio positivo della lavoratrice e dei lavoratori sul l'operato della nostra federazione rispetto alle verze contrattuali. Abbiamo avuto contatti in modo inedito in questa tornata contrattuale in arrivo, appunto alla non firma dei rinnovi prima per le funzioni centrali e poi per la sanità. Rompere quella trattativa è stata certamente una scelta difficile ma che alla fine ha pagato. Questo risultato premia l'impegno e la coerenza della categoria e premia la non consegna di quell'accordo. In secondo luogo, chi mi ha preceduto ha dato vita a un impegno straordinario, a una campagna elettorale con uno sforzo enorme per ottenere questo risultato, però il dato politico è che le lavoratrici ei lavoratori hanno premiato le scelte fatte sul versante delle vertenze contrattuali.

Siamo alle porte di settembre, si riaprono i tavoli per i rinnovi contrattuali in alcuni settori importanti, dalle funzioni locali ai medici. Su quei tavoli quale ci sarà anche un altro elemento, quale deve essere il ruolo e il perimetro del pubblico?

Il rinnovo del contratto delle funzioni locali vede una trattativa già avviata da diversi mesi su cui c'è uno stallo dovuto in particolar modo al tema degli incrementi salariali. Il contratto della dirigenza sanitaria ancora non è stato avviato, però sicuramente sarà uno scoglio visto che le risorse stanziate non sono assolutamente sufficienti, esattamente come per tutti gli altri comparti e le aree della dirigenza. Ma esiste un grande tema che si intreccia da una parte le questioni salariali e dall'altra le questioni occupazionali. È chiaro che a fronte di dipendenti pochi e malpagati, rischiando di prendere il sopravvento una logica di privatizzazione che, in realtà, già caratterizza una notevole parte dei servizi, ma indubbiamente potrebbe essere ancora più dirompente. I medici vanno via dagli ospedali perché la situazione del sistema sanitario sta diventando sempre più impraticabile, non solo un punto di vista salariale, ma anche sul versante condizioni di lavoro. Lo stesso accade per professionalità medio-alte in altri enti che non vedono riconosciuta la loro qualifica, il loro percorso di crescita all'interno dello stesso posto di lavoro.

A tutto ciò si aggiunge un dato sempre più preoccupante, quello dei pensionamenti…

Nei prossimi quattro anni parteciperemo a un crollo degli addetti e sarà accompagnato anche da un calo di quelli nei settori privati. Questo di mettere in competizione le aziende pubbliche con rischiare le private, le più qualificate faranno a gara anche a richiedere professionalità sempre più elevate. In queste condizioni il pubblico rischia di essere ancor più penalizzato perché farà sempre più fatica ad attrarre professionalità di un certo tipo. Questo fenomeno è già visibile in alcuni comparti a cominciare dalle funzioni locali. A tutto questo si aggiunge sicuramente una volontà politica che in molti casi spinge sempre di più per il ricorso al privato.

Tra i rinnovi contrattuali aperti ci sono quelli dei settori privati. Che autunno ci aspetta?

C'è e ci sarà un impegno straordinario. Per quanto riguarda quello Aris Aiop Rsa vogliamo finalmente arrivare a un contratto unico che dia risposte a quel personale che ormai da più di dieci anni è senza contratto, sia per l'importanza sempre maggiore dal punto di vista sociale di queste istituzioni. Questa è un'urgenza che deve essere affrontata non solo dal versante datoriale, ma anche dal versante delle istituzioni a partire dalle regioni, ma anche Stato che deve necessariamente porre dei vincoli a queste aziende. Fondamentale è anche il rinnovo della sanità privata, riguarda più di 150.000 persone con un contratto scaduto che non si riesce a rinnovare per l'assenza di volontà da parte delle associazioni datoriali. Poi, subito prima della pausa estiva si è rotta la trattativa per il rinnovo del contratto dell'igiene ambientale. La controparte ha presentato delle proposte assolutamente irricevibili, se non registreremo un cambio di rotta, probabilmente tra fine settembre ei primi di ottobre, sarà sciopero. Infine, sul versante socio-sanitario e assistenziale siamo impegnati per l'avvio delle trattative per i rinnovi dei prossimi contratti. Partiamo da una condizione positiva visto che nel rinnovo degli scorsi trienni abbiamo registrato avanzamenti positivi, ora si tratta di dare continuità a quanto fatto.

Tutto questo ci rimanda a un tema, l'importanza della contrattazione tra categoria e confederazione...

La storia della contrattazione del sistema pubblico ha una peculiarità, tutti i contratti vengono firmati anche dalle confederazioni, oltre che delle federazioni di categoria. Questo perché riteniamo che il negoziato per i rinnovi contrattuali, gli incrementi salariali, il miglioramento delle condizioni di lavoro non possa prescindere dalla tutela dei diritti dei cittadini e delle cittadine. È sotto gli occhi di tutti, siamo in una fase in cui facciamo sempre più fatica a conciliare gli interessi di chi lavora con quelli dei cittadini, la dinamica di impoverimento del sistema rischiando di metterci in una condizione di difesa dell'esistente. C'è stata una stagione felice in cui in molte amministrazioni si puntava ad ampliare e innovare l'intervento pubblico. Oggi dobbiamo difendere l'esistenza di alcuni presidi, che siano essi sociali che sanitari o educativi, da logiche che difficilmente riescono a garantire i servizi. Come e dove si allocano le risorse, questo il tema. I comuni si trovano in una situazione davvero drammatica, i tagli delle diverse leggi di bilancio approvate negli ultimi anni non gli consentono di svolgere attività fondamentali, nonostante la valanga di soldi del Pnrr perché qualsiasi intervento finalizzato a innovare il sistema sociale si è scontrato con l'assenza della disponibilità alla spesa corrente. E lo stesso è avvenuto, e sta avvenendo, drammaticamente anche nel sistema sanitario, assistiamo a una continua riduzione delle risorse in termini percentuali rispetto al Pil e questo non consente né di assumere né di qualificare la spesa.

L'autunno porta con sé la legge di bilancio. Cosa ti aspetti?

Siamo profondamente preoccupati, soprattutto della deriva che potrebbe innescarsi a seguito della decisione di ricorrere a maggiori finanziamenti per la difesa. Questo tipo di politica è assolutamente alternativa a qualsiasi logica di salvaguardia e di rilancio dello stato sociale, del sistema dei diritti. Saremo in campo da subito, già dai primi di settembre, per fare in modo che le lavoratrici ei lavoratori siano innanzitutto informati dei rischi che si corrono sia sul piano delle politiche che su quello dei contratti, a partire da quei settori interessati dalla ripresa delle trattative. Ma, soprattutto, siamo pronti a costruire le necessarie iniziative per orientare le scelte politiche della manovra di bilancio. Naturalmente lo faremo insieme alla confederazione perché lavoriamo per gli stessi obiettivi soprattutto sul piano sociale. E sulla sanità vogliamo giocarci una partita importante perché quello che sta accadendo oggettivamente ci preoccupa sempre di più.

Infine, i lavoratori e le lavoratrici pubbliche sono uomini e donne dello Stato che con diversi ruoli e garantiscono tenuta sociale e democrazia. In questi anni abbiamo visto l'approvazione di norme che tendono a restringere gli spazi di partecipazione e quindi di democrazia. Penso dall'ultimo al cosiddetto decreto sicurezza. Che tariffa?

Sono politiche che dobbiamo in tutti i modi contrasti, queste norme volute dal governo Meloni in parte sono propaganda, producono drammaticamente effetti assolutamente distorsivi, innanzitutto sulla possibilità di manifestare il proprio pensiero anche attraverso manifestazioni, iniziative pubbliche. L'assenza di queste iniziative rischia di compromettere seriamente la capacità non solo del sindacato, ma di qualsiasi tipo di movimento, di partecipare concretamente alla vita democratica del Paese. La democrazia non significa solo votare ogni 5 anni, è fatta di passaggi essenziali che riguardano la partecipazione di tutti i corpi sociali, di momenti democratici che devono vivere anche nei posti di lavoro. Siamo profondamente impegnati, a partire dal praticare la democrazia quasi quotidianamente nei posti di lavoro, abbiamo il privilegio di avere una legge che ci consente di votare i nostri rappresentanti in tutti i posti di lavoro, stiamo cercando di fare lo stesso anche nei posti di lavoro privati ​​affinché la democrazia possa ritornare ad essere linfa vitale del nostro Paese.

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