La manovra di bilancio si conosce poco. È stata presentata in conferenza stampa da Meloni e vice premier senza testi né tabelle. È complicato analizzarla. Ma almeno un piccolo aspetto positivo sembra emergere. L’ha sottolineato il segretario generale della Cgil Maurizio Landini su Sky: “Considero importante il provvedimento di detassazione degli aumenti contrattuali, lo chiedevamo da 5 anni. Bene che gli aumenti vengano tassati solo al 5%, purtroppo pare di aver capito che valga solo per i redditi fino a 28 mila euro, noi lo avevamo chiesto per tutti”. A disposizione per questa operazione dovrebbero esserci 2 miliardi nel 2026, che passeranno a 717 milioni nel 2027 e a 245 milioni l’anno successivo. Ma per affrontare davvero la questione salariale occorrono due cose: il rinnovo dei contratti con aumenti anche superiori all’inflazione così da compensare la perdita di potere di acquisto delle buste paga, e cambiare il fisco.

Il fisco non cambia

Le tasse sono forse il tasto più dolente della manovra. Il governo ha inserito una mini riforma dell’Irpef portando l’aliquota dal 35 al 33% nello scaglione di reddito tra 28 e 50 mila euro. Peccato che con un reddito di 30 mila euro un lavoratore o una lavoratrice avrà circa 3 euro in più al mese. Se il reddito ammonta a 50 mila euro il vantaggio arriverà a 37 euro al mese. Se, invece, quello stesso dipendente guadagna meno di 28 mila euro non avrà nulla in più da questa “riforma” che però vale circa 9 miliardi nel triennio.

“Per aumentare i salari – ha spiegato il segretario della Cgil in tv - c’è bisogno di cambiare il fisco, il livello di tassazione è troppo alto per dipendenti e pensionati. Abbiamo un sistema fiscale iniquo”. Qualche esempio? Con un reddito di 35 mila euro lordi un lavoratore dipendente paga 6.898 euro di mposte, un pensionato 8.413 euro, un autonomo in flat tax 4.095 euro, una rendita finanziaria 4.375 euro. Ancora, un professionista con 85 mila euro lordi in Flat tax versa 7 mila euro di imposte, con Irpef ordinaria più del doppio, 19 mila euro. “Insomma è mai possibile che sia tassato di più il lavoro del profitto? E per di più dal 2014 l’80 per cento dei profitti non è stato reinvestito. Abbiamo bisogno di far ripartire l’economia”, ha chiosato il leader sindacale.

Fiscal drag

Nel corso di questi anni, non solo la pressione fiscale non è diminuita, è aumentata. Basti pensare che lo Stato ha incassato ben 25 miliardi di tasse da lavoro dipendente e pensioni in più rispetto a quel che avrebbe dovuto. Dal 2022 un lavoratore che ha avuto il rinnovo contrattuale e gli aumenti, passando così da 27.794 euro a 30.993, per un perverso meccanismo, che a causa dell’inflazione ha fatto sì che passasse allo scaglione superiore, ha pagato ben 1.382 euro di tasse in più. E se non si interviene ne pagherà altri 700 nel 2025. Insomma, ben 2.000 euro di tasse non dovute. “Abbiamo chiesto che questi soldi vengano restituiti e non abbiamo avuto risposta. Così come non è arrivata risposta sul fatto che va introdotto un meccanismo per sterilizzare questo fenomeno”, ha detto Landini.

Evasione questa sconosciuta

La manovra non si pone affatto il problema del contrasto all’evasione fiscale che, come ha ricordato Landini: “Ha raggiunto una dimensione enorme e invece di pensare a contrastarla mi pare di aver capito che si pensa ad un nuovo condono con la rottamazione delle cartelle per i prossimi 9 anni”. “Non si restituiscono i 2.000 euro pagati in più dai dipendenti e pensionati – ha aggiunto - e si condona chi non ha pagato il dovuto”.

Contributo di solidarietà

Sarebbe costituzionalmente corretto che chi più ha più paghi. L’ha ricordato Landini illustrando la proposta della Cgil di contributo di solidarietà: “A chi possiede oltre 2 milioni di reddito (sono in 500 mila), e che in questi anni ha ottenuto grandi profitti, si applichi un’aliquota dell’1,3%. In questo modo si otterrebbe un gettito aggiuntivo di 26 miliardi che andrebbero spesi per sanità, istruzione, non autosufficienza, politiche abitative, politiche sociali, trasporto pubblico”. Anche su questo nessuna risposta da Palazzo Chigi.

Precarietà ignorata

Nulla, ma davvero nulla per ridurre la precarietà. “Ogni anno – ha concluso il leader della Cgil – 100 mila ragazze e ragazzi scappano dall’Italia che offre solo precarietà e bassi salari. Non mi pare proprio ci sia nulla a tal proposito in manovra”. Mentre c’è la conferma dell’innalzamento dell’età pensionabile e null’altro per pensionate e pensionati.

Le coperture e le banche

18 miliardi di spesa, questo dovrebbe essere il “numero della manovra”, e le coperture? 5 miliardi dovrebbero arrivare da una ennesima revisione del Pnrr e 4,3 dalle banche. Interrogato su questo Landini ha sostenuto: “Non ho capito come funzionerà, si parla di credito o di prestito, non sembra vi sia un euro in più di tasse sugli extra profitti. Si parla addirittura di volontarietà. In ogni caso quelle coperture andranno trovate”.