La bocciatura dei lavoratori del Comune di Bologna all’accordo per il contratto integrativo, con il referendum che ha visto il 70% dei voti contrari, non ha indotto l’amministrazione municipale a portare al tavolo alcun reale valore aggiunto, riproponendo solamente, come lo scorso 7 novembre dopo lo sciopero, un generico impegno a cercare nel 2026 nuove possibilità di incremento del salario accessorio”. Il segretario generale della Fp Cgil Bologna, Marco Pasquini, riferisce così in una nota l’esito dell’incontro del 29 dicembre tra sindacati e Comune.

“Quello del Comune di Bologna – prosegue – è un impegno che rimane senza cifre e senza alcun tangibile riscontro negli atti adottati finora dall’amministrazione per il 2026, tra i quali il bilancio preventivo e il Dup (Documento unico di programmazione) per il prossimo triennio appena varati dal Consiglio comunale che peraltro i sindacati confederali non hanno sottoscritto. A fronte della riproposta di questo impegno generico e della promessa di una ripresa della trattativa in successivi incontri, la Fp Cgil, in coerenza con il voto referendario contrario appena espresso dai dipendenti, ha ovviamente respinto”.

Pasquini fa inoltre sapere che i sindacati hanno ricordato all'amministrazione comunale che in caso di mancato accordo, per legge e per contratto ha la possibilità di procedere a effettuare comunque pagamenti con atto unilaterale, “ma ha anche l'obbligo (non è una concessione) di riprendere le trattative per raggiungere un accordo in un tempo massimo complessivo di novanta giorni”.

“Pertanto – conclude –, salvo il Comune non decida di fare negli ultimi due giorni di dicembre 2025 quanto non ha fatto finora, cosa che sarebbe assolutamente auspicabile e che ci troverebbe disponibili fino all’ultimo minuto utile, le trattative per arrivare a un accordo riprenderanno certamente a gennaio nella chiarezza che servono non promesse generiche ma risposte concrete da parte del Comune”.