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Nel solo mese di settembre 2025 gli infortuni sul lavoro a Bergamo sono passati da 879 a 943. Nei primi nove mesi dell’anno si contano 18 vittime, tre in più rispetto al 2024. E crescono anche le malattie professionali, con 784 denunce contro le 714 dello scorso anno. Numeri che raccontano una realtà che non cambia: si continua a morire, a farsi male, ad ammalarsi lavorando.
“L’aumento delle malattie professionali – spiega Angelo Chiari, responsabile sicurezza della Cgil di Bergamo – va letto in due modi. Da un lato è il segno di una maggiore attenzione, grazie al lavoro di medici, aziende e patronati. Dall’altro mostra che in troppi ambienti di lavoro ci si ammala ancora. È un fenomeno subdolo, che emerge anche dopo molti anni. Basti pensare all’amianto: tra il 2022 e il 2024 abbiamo registrato 405 casi nella nostra provincia. Servono prevenzione, investimenti mirati, più ispettori e una formazione vera, non solo formale. Solo così possiamo creare una cultura della sicurezza che prevenga i rischi e non si limiti a contarli”.
Per Marco Toscano, segretario generale della Cgil di Bergamo, “salute e sicurezza sul lavoro restano un’emergenza che richiede il massimo impegno. Pratiche come il Protocollo di intesa per la diffusione della cultura della salute e sicurezza, firmato il 22 ottobre, sono passi importanti in questa direzione. Ma non basta: servono più controlli, valorizzazione del personale ispettivo e una formazione efficace, capace di incidere davvero sull’organizzazione del lavoro e sui comportamenti quotidiani”.






















