Come ogni anno è attivato Ferragosto. Ma questo, anche per i lavoratori del commercio, è un Ferragosto particolare. “Hanno affrontato in prima linea la fase di emergenza covid, accettando le modifiche di orario e le differenti aperture dei punti vendita per venire incontro alle esigenze della società”, ricorda la Filcams Cgil Nazionale, che rilancia la sua campagna contro le aperture festive e domenicali “La festa non si vende”. Secondo il sindacato, infatti, “anche il riposo aumenta le difese” contro il coronavirus. Quindi “ora è necessario concedere loro dei turni più equilibrati rispettando i momenti di riposo e le festività”, “cercando di raggiungere quella tanto ricercata regolamentazione delle aperture e degli orari del settore che permetta a chi lavora di conciliare tempi di vita e di lavoro”.

La campagna della Filcams è infatti in corso da quasi un decennio, da quel 2011 in cui il governo Monti approvò una norma che liberalizzava totalmente gli orari di apertura dei negozi, per far spendere individualmente il più possibile in tutti i giorni dell’anno, domeniche e festivi compresi. “Tutto sacrificato sull’altare del consumo privato e individuale: affetti, riposi, credi religiosi, diritti dei lavoratori e delle lavoratrici”, scriveva allora il sindacato.

Dal 2011 la battaglia per le chiusure festive è andata avanti, ed è costata anche molto in termini economici agli addetti dei supermercati e centri commerciali, che più volte hanno scioperato proprio di domenica e festivi per affermare il diritto al riposo. Per altro i fatturati di questi anni di liberalizzazione totale hanno dimostrato che il “sempre aperto” non ha portato un maggior introito, ma semplicemente una spalmatura degli stessi acquisti su più giorni e più ore.

In tempo di coronavirus, la campagna della Filcams è stata declinata in una richiesta di modifica del decreto “Salva Italia”, che reintroducesse limitazioni alle aperture degli esercizi commerciali, con un orario massimo di 13 ore escludendo la possibilità di aprire nelle 12 festività nazionali e la domenica. Nonché con deroghe regionali fino a 4 aperture festive, e la facoltà di individuare le aperture domenicali da un minimo di 8 ad un massimo di 26 annue dopo aver ascoltato le parti. Durante le festività pasquali tra l’altro, in pieno lockdown, in molte regioni sono stati organizzati scioperi che hanno tenuto chiusi molti esercizi commerciali su tutto il territorio nazionale.

Sul fronte parlamentare, invece, la situazione è sostanzialmente ferma. Nel 2015, venne discusso alla Camera e in Senato il disegno di legge 1629, che prevedeva l’obbligo di chiusura dei negozi in almeno 6 delle 12 giornate festive indicate dalla norma Monti. Ma dopo la discussione non se ne fece nulla. Dal 2018, poi, è ancora impantanata nella decima commissione del Senato una seconda proposta di legge, il ddl 611, che abrogherebbe le disposizioni di liberalizzazione, con il “ripristino della normativa previgente” e la possibilità di non prevedere limiti “per i soli esercizi ricadenti nei comuni a carattere turistico”.

Anche per questo, la Filcams continua a portare avanti la sua campagna, pure in questa strana estate. In Puglia, il sindacato invita all’astensione dal lavoro per tutto il turno nella giornata del 15 agosto, ricordando ai lavoratori che “sulla base delle norme contrattuali vigenti, e alla luce delle recenti sentenze della Cassazione, potranno rifiutarsi di effettuare prestazioni lavorative in tutte le festività, senza incorre in nessuna sanzione". Lo stesso avviene in Abruzzo, Molise e Toscana, mentre in Sardegna, la segreteria regionale rilancia la campagna, dicendo no a “cassiere e cassieri pagati solo 15 euro in più, grazie agli escamotage adottati dalle aziende”. Filcams, Fisascat e Uiltuc Lombardia, invece, invitano i lavoratori “a godere della festa del 15 agosto”, e “in caso di pressioni o forzature” a rivolgersi ai propri rappresentanti sindacali o “alle nostre sedi territoriali”. In Sicilia, dopo il lockdown, si è aperto il confronto tra sindacati e associazioni datoriali per cercare di trovare un'intesa da presentare alla Regione siciliana, “una soluzione da attuare in attesa di una nuova normativa del settore”.  "Chiediamo al presidente della Regione e ai sindaci di predisporre un'ordinanza di chiusura obbligatoria delle attivita' a Ferragosto". E' l'appello lanciato da Filcams, Fisascat e Uiltucs regionali, alla luce delle "segnalazioni ricevute da tanti lavoratori delle varie province siciliane che ci informano della decisione assunta dalle loro aziende di aprire il 15 agosto".