Ius scholae, ius soliius Italiae sono le ipotesi che le forze politiche ciclicamente mettono in campo per la modifica delle norme sul diritto di cittadinanza. A onor del vero lo ius soli è ormai stato sostanzialmente derubricato dal dibattito politico, mentre continua a battere questo chiodo il mondo dell’associazionismo. 

A far tornare l’argomento sulle prime pagine dei quotidiani è stata la proposta di Forza Italia con il suo leader, il ministro degli Esteri Antonio Tajani, il quale ha chiesto al Partito democratico di convergere su una legge che però chiama ius Italiae, mentre il partito di Schlein è invece schierato sul fronte dello ius scholae.

Lotte intestine sulla pelle degli stranieri

Senza soffermarci sui noti botta e risposta degli ultimi giorni, quello che c’è da rilevare è che Forza Italia sta usando l’argomento per una dimostrazione muscolare (anche se non parliamo di bicipiti o quadricipiti, ma al massimo di muscoli piliferi) all’interno della compagine di governo. Fratelli d’Italia e Lega non vogliono sentire parlare di alcun ius per i migranti, ma il partito di Tajani, dopo qualche ‘sgarbo’ subìto e dissidi con gli alleati, vuole mandare dei segnali e dimostrare il proprio peso presunto.

ROMA SCUOLA MULTIETNICA MAZZINI FOTO DI © REMO CASILLI/SINTESI
ROMA SCUOLA MULTIETNICA MAZZINI FOTO DI © REMO CASILLI/SINTESI
scuola roma ius scholae (REMO CASILLI/AG.SINTESI)

Risultato: i migranti e i loro figli ancora ad aspettare norme giuste per diventare cittadini italiani. Quello della cittadinanza è invece un tema urgente, come ci dice la segretaria nazionale Flc Cgil Manuela Calza: “Ci sono quasi un milione di bambine e bambini, ragazze e ragazzi, di cui la gran parte nati in Italia, che frequentano le nostre scuole, giocano e studiano con i nostri bambini, con i nostri nipoti, con i nostri figli, ma che non hanno gli stessi diritti”.

Un fattore di inclusione

Calza ci ricorda che non si tratta di “un puro fatto burocratico, ma di responsabilità, senso di appartenenza, consapevolezza dei diritti e dei doveri: la cittadinanza è un elemento effettivo di inclusione. Per questo motivo è prioritario tenere conto dei diritti dei tanti minori che sono nati in Italia e parlare di ius soli è assolutamente urgente”.

Intervista a Emanuela Calza (Flc Cgil) sulle norme per il diritto di cittadinanza 

Per la segretaria nazionale Flc è poi altrettanto “giusto occuparsi di chi non è nato in Italia, ma in Italia ha fatto un percorso, un percorso scolastico e non solamente scolastico. Siamo in una società multiculturale e creare condizioni di maggiore inclusione va sicuramente nella direzione di una società più civile, che sarebbe un punto di avanzamento per l'intera società italiana”.

Cittadinanza e sicurezza: che ci azzecca?

Sul piano politico Calza porta ad esempio “i risultati del referendum dell'8-9 giugno scorsi che hanno proprio risentito di una propaganda da parte delle forze di maggioranza che è stata assolutamente fuorviante, perché hanno cercato di confondere il tema della cittadinanza con il tema della sicurezza, cavalcato dal governo”.

L’esponente sindacale evidenzia che “sono invece due discorsi assolutamente separati: stiamo parlando di cittadine e cittadini che sono regolarmente residenti in Italia e, nel caso degli adulti, che pagano le tasse, lavorano e sono parte della nostra società civile”. 

Calza considera importante “portare il dibattito pubblico sugli elementi reali e che la politica debba coniugare lo ius soli con lo ius scholae. Si tratta di riconoscere i diritti di chi vive all'interno del nostro Paese e che si trova nelle stesse condizioni degli italiani, ma che però non vede riconosciuti gli stessi diritti. Come sindacato guardiamo in modo molto aperto alle proposte che vengono avanzate”.

Vietato arrendersi

La maggioranza di governo ha però in Parlamento numeri piuttosto schiaccianti, al netto delle minacce di Forza Italia agli alleati. “Infatti è una maggioranza – nota Calza – che procede in tutto e per tutto a forza di decreti legislativi, falsando il dibattito pubblico ed esautorando il Parlamento del proprio ruolo”.

Questi due elementi effettivamente “consistono in forti limiti anche per la nostra azione, ma credo che noi dobbiamo agire anche sul piano della sensibilizzazione dell'opinione pubblica e della diffusione di informazioni che rispondano alla situazione reale e non a una narrazione assolutamente distorta e finalizzata all'esclusione e alla discriminazione”.

Rimane poi sempre il dubbio che non dare la possibilità ai migranti di avere la cittadinanza italiana in tempi ragionevoli consenta di mantenerli in uno stato di maggiore sfruttabilità lavorativa, perché non avere gli stessi diritti degli altri lavoratori corrisponde ad accettare e a non denunciare sfruttamento e lavoro nero.