PHOTO
“Abbiamo ribadito che occorre anzitutto salvaguardare la continuità produttiva dell’ex Ilva al fine di scongiurare la fermata degli impianti, altrimenti non potrà esserci nessun progetto di riconversione né di decarbonizzazione”. A dirlo è il coordinatore nazionale siderurgia Fiom Cgil Loris Scarpa, commentando l’incontro di lunedì 7 luglio al ministero delle Imprese con il governo.
“Oggi assistiamo invece a una riduzione preoccupante della produzione di acciaio, e nel 2025 si produrranno meno di due milioni di tonnellate”, prosegue: “Ancora una volta abbiamo posto la necessità di garantire l’integrità del gruppo al fine di mantenere gli attuali livelli occupazionali, respingendo quindi l’idea di una ‘piccola Ilva’”.
Per Scarpa è evidente che “le risorse messe a disposizione nell’ultimo decreto in fase di conversione, di 200 milioni di euro, sono l’ennesimo intervento spot non sufficiente a garantire le manutenzioni degli impianti e la continuità produttiva, né di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, salvaguardia ambientale e produzione di acciaio”.
Sul tema della cassa integrazione la Fiom ha affermato che “le persone devono tornare al lavoro per realizzare le manutenzioni e gestire la transizione. La cassa integrazione deve essere uno strumento transitorio per garantire la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori, da sola non basta. I lavoratori stanno già pagando un prezzo altissimo dal 2012 a oggi”.
Il coordinatore nazionale sottolinea la necessità di “uscire dalla fase dell’amministrazione straordinaria passando a un’azienda a capitale pubblico o partecipata, in modo tale che il governo preveda risorse economiche adeguate a mettere in sicurezza gli impianti e per rilanciare l’ex Ilva, garantendo l’occupazione, la salute e l’ambiente. Tutte le forze politiche, sia di maggioranza sia di opposizione, devono essere coinvolte per trovare una soluzione per l'ex Ilva: si sta giocando il futuro della produzione di acciaio del Paese”.
Scarpa così conclude: “Per tali ragioni abbiamo chiesto al governo di raggiungere un accordo con i sindacati, a latere dell’intesa interistituzionale. Nonostante l’incontro al ministero, dunque, rimangono tutte le nostre preoccupazioni sul futuro dell’ex Ilva, pertanto il governo convochi con urgenza, come da nostra richiesta, il tavolo permanente a Palazzo Chigi”.