“Salve distinta associazione, mi rivolgo a voi con il cuore in mano di una madre e di una intera famiglia distrutta dal dolore. Mio figlio è in carcere da circa 3 settimane ed è affetto da disturbi psichici conseguenti all'uso di sostanze stupefacenti. Non può uscire in cortile, se non 2 ore alla settimana e la sua situazione di salute sta peggiorando. Ha solo 22 anni”. 

È una delle testimonianze che aprono il Rapporto di metà anno dell’associazione Antigone compilato sulla base di 86 visite negli istituti penitenziari italiani negli ultimi 12 mesi. Il rapporto, dal titolo L’emergenza è adesso, immortala una situazione che continua a essere drammatica. 

Un sovraffollamento che degrada le persone

Ancora una volta emergono le condizioni disumane nelle quali molti detenuti sono costretti a vivere con il tragico esito di suicidi, rivolte e violazioni di diritti.

A cominciare dal sovraffollamento: al 30 giugno 2025 le persone detenute erano 62.728, con un aumento di 1.248 unità rispetto all'anno precedente e un tasso di affollamento reale al 134,3%. Questa la media, ma in 62 istituti si supera il 150% e in otto casi si tocca addirittura il 190%, come a San Vittore, Foggia, Lodi e Roma Regina Coeli.

In cella anche 37 gradi

Sovraffollate e, ora che è estate, anche bollenti: così sono le celle in molti istituti penitenziari. Nel 35,3% degli istituti visitati da Antigone sono state trovate stanze in cui non erano garantiti 3 metri quadri a testa di spazio calpestabile. In molti altri istituti i detenuti, in piena estate, sono costretti a dormire in spazi senza ventilazione adeguata, con accessi limitati all'acqua. In alcuni casi nelle celle si raggiunge la temperatura di 37° “con ventilatori acquistabili solo a pagamento e a numero limitato".

Nemmeno i minori vengono risparmiati. Le ispezioni di Antigone rivelano che negli istituti minorili si dorme su materassi appoggiati a terra, mancano le ore d'aria e l'utilizzo di psicofarmaci è in allarmante crescita. "Dopo l'entrata in vigore del decreto Caivano – sottolinea il report -, gli Istituti penali per minorenni hanno visto un aumento del 50% della popolazione detenuta in meno di tre anni. Più del 60% dei ragazzi presenti è ancora in attesa di giudizio. Sono 91 i minorenni trasferiti in istituti per adulti solo nella prima metà del 2025".

45 suicidi dall’inizio del 2025

Nel report si legge poi che “secondo il dossier di Ristretti orizzonti, al 25 luglio sono 45 i suicidi avvenuti in carcere da inizio anno. Undici tra il mese di giugno e luglio. Guardando allo stesso lasso di tempo, negli ultimi dieci anni solo nel 2024, l’anno con più suicidi in carcere di sempre, si è registrato un numero di casi superiore. Si tratta quindi di un numero in termini assoluti di gran lunga superiore agli anni passati, segno di un’emergenza ancora in corso”.

Nel testo  si specificano inoltre le carceri in cui sono avvenuti i suicidi e quale tipologia di persona sia arrivata al gesto estremo. Drammatico il caso dell’uomo più anziano: aveva 70 anni e si è tolto la vita a Genova Marassi a fine marzo e, come spesso accade, lo ha fatto in quelle fasi particolarmente delicate, che sono l’ingresso in carcere e il fine pena.

Inoltre, ogni 100 detenuti, 22,3 commettono atti di autolesionismo e il 14,2% dei presenti ha una diagnosi psichiatrica grave. il 21,7% assume regolarmente stabilizzanti dell’umore, antipsicotici o antidepressivi. 

E ancora, troppi i recidivi, il 68,7%, “segno di un carcere che non funziona”, mentre diminuisce la percentuale di detenuti stranieri che passa dal 32,6% di dieci anni fa all’attuale 31,6%.

Il personale carcerario non sta meglio 

"Nel corso del 2024 si sono registrati 7 suicidi di appartenenti alla Polizia penitenziaria, uno dei numeri più alti di sempre – si ricorda -. E il 2025 non promette meglio. Dall’inizio dell’anno si sono tolti la vita altri tre lavoratori. 

Il personale risulta troppo spesso insufficiente: “Nonostante i vari concorsi durante l’ultimo biennio, il sovraffollamento crescente annulla gli effetti di un aumento del personale, rendendo necessario un ripensamento degli organici di tutti gli operatori”. È quindi urgente procedere con l’assunzione del personale che ha superato i concorsi già fatti, in particolare completando lo scorrimento della graduatoria del concorso pubblico per funzionari della professionalità giuridico-pedagogica.

E il governo vara il Piano carceri

"Mentre il governo annuncia piani irrealistici e promesse che si ripetono da vent'anni – scrive l’associazione –, i numeri smascherano l'assenza di strategie efficaci. Il tanto decantato piano di edilizia penitenziaria prevede 7.000 nuovi posti entro fine anno, ma nell'ultimo anno ne sono stati realizzati appena 42. Di contro, i posti effettivi disponibili sono diminuiti di 394 unità"

"Antigone denuncia da anni come la detenzione debba essere extrema ratio, non una scorciatoia repressiva – afferma il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella -. L’attuale governo, invece, risponde all’emergenza con l’inasprimento delle pene, l’introduzione di nuovi reati, l’illusione di soluzioni edilizie e il mancato ascolto delle proteste. Il risultato è un sistema penitenziario fuori controllo, che non solo viola i diritti fondamentali, ma tradisce ogni finalità costituzionale della pena, mettendo a dura prova la vita delle persone detenute e degli operatori penitenziari". 

Le priorità

Quindi le richieste dell’associazione: più possibilità di contatti telefonici e video con l’esterno; maggiore utilizzo delle tecnologie digitali; drastica riduzione dell’isolamento come strumento disciplinare; prevenzione degli abusi; promozione della sorveglianza dinamica e di un sistema centrato sul rispetto della dignità umana.

"La vera emergenza è adesso - conclude Gonnella - e non si affronta con nuove carceri, ma con coraggio politico, depenalizzazione, misure alternative credibili e rispetto per la dignità umana".