Nella battaglia per scongiurare l’impoverimento o peggio la fine dei Nuclei di cure primarie dell’Aquila e provincia, ieri, 27 febbraio, i sindacati hanno segnato un punto importante nel quadro della mobilitazione, riuscendo a incontrare il ministro della Salute Orazio Schillaci, presente in città a margine dell’inaugurazione dell’anno accademico Univaq. 

I segretari generali delle organizzazioni impegnate in questa mobilitazione unitaria, Vito Albano (Fimmg), Guido Iapadre (Snami), Raffaele Giorgi (Smi) e Francesco Marrelli (Cgil), hanno consegnato al ministro due documenti. Nel primo veniva descritto il quadro emergenziale della situazione attuale dei Nuclei di cure primarie. Nel secondo si denunciavano “le gravi carenze nell’emergenza-urgenza e nella continuità assistenziale” nei Comuni del Parco Nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise.

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L’esito dell’interlocuzione è stato positivo, come scrivono in una nota le stesse organizzazioni sindacali. “Il ministro ha dimostrato una sensibilità sociale, un senso di responsabilità politica e una considerazione maggiori rispetto a chi si è sottratto, per mesi, a un confronto civile e produttivo che avrebbe potuto evitare le legittime proteste degli ultimi giorni. Ciò a dimostrazione della fondatezza delle ragioni della vertenza, avviata ormai da due anni e raccolta dallo stesso ministro, che non può, quindi, essere considerata una mera strumentalizzazione politica”.

Tutt’altra attenzione, insomma, rispetto a quelle che sono state – si legge nella nota – “le motivazioni pretestuose che la Asl dell’Aquila, nella persona del Direttore Generale, ha reiterato nel corso del Consiglio Comunale Straordinario di due giorni fa, 26 febbraio”.

Non ci sono elementi ostativi all’assunzione di giovani medici che sostituiscano, all’interno dei Nuclei di cure primarie, i colleghi più anziani che vanno in pensione. Come più volte spiegato da Fimmg, Snami, Smi e Cgil sia in conferenze stampa che nelle note rilasciate nelle ultime ore, “non ci sono ostacoli da parte della Regione: in una seduta della Commissione Sanità del Consiglio Regionale, l’Assessore Verì e il Direttore Generale D’Amario hanno dichiarato che le ASL erano libere di agire circa i subentri dei nuovi medici nei Nuclei”. La spesa per i Nuclei di Cure Primarie dell’Aquila è stata sostanzialmente pari a quella delle altre Asl e quella per la Medicina Generale della Asl dell’Aquila è stata addirittura inferiore. “Perché, dunque, la nostra Asl, spendendo fra i 4 e i 5 milioni in meno delle altre, non può procedere alle sostituzioni?”, si chiede il fronte della protesta.

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La motivazione secondo secondo cui si sta trattando il nuovo contratto regionale “è un altro pretesto vuoto: perché allora le altre Asl stanno procedendo tranquillamente alle sostituzioni? Le delibere di subentro dei medici dei Nuclei che sono andati in pensione iniziano dai primi mesi del 2022, fino ad arrivare a febbraio 2024: tutti atti illegittimi?”.

A fare la spesa di questa situazione, secondo le sigle di rappresentanza, giovani medici dell’Aquilano, cittadini e cittadine, lavoratori e lavoratrici dei Nuclei rispetto al resto della Regione. Così si sta “generando una vera e propria sperequazione tra territori”.

Cosa c’è davvero dietro secondo i sindacati

“La reale motivazione del rifiuto è un’altra, e cioè una precisa volontà politica espressa nel Piano Strategico 2023-2025 della Asl, secondo la quale si è deciso di risparmiare sulla Medicina Territoriale, soprattutto sulle associazioni mediche e, in particolare, in tema di sostituzione nei Nuclei dei medici andati in pensione; in altre parole, la Asl decide di risparmiare tagliando i servizi e pregiudicando i livelli occupazionali, e lo fa proprio sulla Medicina Territoriale”.

Al sindaco dell’Aquila, “latitante” in tutta questa vicenda, secondo i sindacati, viene ricordato che “al numero ‘esiguo’ di medici coinvolti nei subentri corrisponde un numero elevatissimo di assistiti della Provincia (non solo, quindi, nella città dell’Aquila, ma, per citarne solo alcune, anche ad Avezzano e a Pescina) che perdono i servizi e l’assistenza continuativa che i Nuclei forniscono”

E visto che le scelte politiche ricadono sulla collettività e che domenica 10 marzo in Abruzzo si voterà per le regionali, “chiediamo ai candidati e alle candidate assenti nel corso dell’assemblea pubblica che si è tenuta il 15 febbraio scorso – scrivono Fimmg, Snami, Smi e Cgil – di esprimersi, partendo dalla vicenda dei Nuclei di Cure Primarie, su quali siano i modelli organizzativi di Medicina Territoriale diffusa e di prossimità che intendono portare avanti in caso di elezione”.

La sensazione è che la partita sia ancora aperta e che sindacati, lavoratori e cittadini continueranno a portare avanti la mobilitazione.