Da due giorni è esplosa la rivolta della sanità aquilana con una forma di protesta clamorosa. La Cgil ha occupato la direzione generale della Asl del capoluogo. Un’occupazione pacifica, ma determinata a resistere fino a che non arriveranno risposte. Una protesta che trova l’appoggio dei cittadini, sempre più preoccupati dallo stato dei servizi di cura.

La mobilitazione nasce dalla mancata sostituzione dei medici in pensione con i giovani. Una scelta che mette seriamente a rischio i nuclei di cure primari, lasciando sempre più soli e senza assistenza cittadine e cittadini, in una regione che tra l’altro invecchia. A tutto vantaggio del privato, per chi se lo può permettere.

Negli ultimi anni, del resto, sono sempre più frequenti e pesanti le denunce dei sindacati sullo stato emergenziale della sanità in Abruzzo. Dalle liste di attesa lunghissime alla voragine di quasi 66 milioni di euro della sanità aquilana, un buco che non si spiega visto che la qualità dei servizi continua a precipitare, la situazione rischia di arrivare a un punto di non ritorno. Una tendenza che, da Nord a Sud, diventa sempre più forte nel Paese. Favorita e accompagnata dalle scelte del governo nazionale che taglia e fa cassa anche e soprattutto sulla sanità. E tanti saluti al diritto alle cure.

In un quadro politico concentrato solo sulle elezioni regionali previste in Abruzzo per domenica 10 marzo, tutti gli occhi sono puntati sul consiglio comunale straordinario, convocato per lunedì 26 alle ore 15:00 su richiesta dei consiglieri di opposizione, ma già depotenziato dalle assenze annunciate del sindaco di Fratelli d’Italia, Pierluigi Biondi, del manager Asl, Ferdinando Romano, bersagli delle proteste, e del presidente del consiglio regionale, Roberto Santangelo. Prende quota, così, l’ipotesi che il clou della mobilitazione punterà sulla giornata di martedì 27, quando arriverà all’Aquila per inaugurare l’anno accademico il ministro della Salute, Orazio Schillaci.

La Asl 1 risponde a chi protesta assicurando che i nuclei di cure primari non chiuderanno perché il numero necessario di medici sarà sempre garantito. Allo stesso tempo dice che è illegittimo procedere all’assunzione di nuovi medici, nonostante il fronte della protesta ricordi che nelle altre Asl della regione effettivamente le assunzioni si sono fatte.

Cgil: “Non ci faremo togliere ciò che di diritto è nostro: Lavoro e Salute”

La Cgil dell’Aquila e il suo segretario generale, Francesco Marrelli, avevano riassunto, in un volantino redatto insieme alle altre sigle della protesta e rivolto alla cittadinanza, le ragioni della mobilitazione, rapidamente salita di livello con l’occupazione della direzione generale della Asl. “Difendiamo il diritto costituzionale alla salute che la nostra Asl sta rendendo evanescente”.

“Con atti aziendali di programmazione pubblici, infatti, si sta determinando la sostanziale chiusura dei Nuclei di Cure Primarie e, di conseguenza, un abbassamento dello standard dei servizi essenziali per tutti i cittadini e le cittadine, con un unico scopo: fare cassa sui bisogni primari della collettività. Noi non possiamo accettarlo”.

“Non possiamo e non vogliamo accettare – si legge nel volantino –un’involuzione della sanità pubblica territoriale, rinunciando ai Nuclei di Cure Primarie per come li abbiamo conosciuti dal 2007 a oggi e per come immaginiamo debbano, invece, continuare a progredire”.

“Non possiamo e non vogliamo accettare che venga compromesso il servizio dei Nuclei di Cure Primarie, un servizio attivo per ben dodici ore al giorno, con la costante presenza di personale medico, infermieristico e amministrativo qualificato, un servizio che fornisce assistenza diretta a circa cinquantamila cittadini e cittadine, un servizio che contribuisce al potenziamento di una sanità nazionale e territoriale di qualità, pubblica, universale, gratuita, equa e vicina alla vita reale e ai bisogni delle persone”.

Pronti a passare un’altra notte fuori casa per difendere il diritto alla cura delle cittadine e dei cittadini abruzzesi.