L’approvazione definitiva della Legge Nordio rappresenta, contemporaneamente, un attacco senza precedenti all’indipendenza della magistratura (che non è il privilegio di una casta, ma la garanzia fondamentale dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge) e un pesante colpo inferto all’equilibrio e al bilanciamento dei poteri dello Stato sapientemente stabiliti dai padri costituenti. Oltre ad essere rivelatore di una concezione proprietaria della Costituzione, di cui la maggioranza pensa di poter disporre a piacimento.

Tutto questo non c’entra nulla con il garantismo, che peraltro non è assolutamente nelle corde di un governo che approva provvedimenti liberticidi come il decreto sicurezza. Che si inventa un reato al giorno. Che criminalizza il conflitto sociale, anche attaccando il diritto di sciopero.

Quello che loro definiscono “garantismo” è esattamente l’opposto: impunità per i potenti, logica securitaria e repressiva per tutti gli altri, soprattutto per i più deboli. Ma, al di là del merito e del metodo di questo specifico provvedimento, va poi alzato lo sguardo, guardando al disegno più complessivo.

E il disegno complessivo è chiarissimo. Sostanzialmente, le tre principali forze politiche della maggioranza stanno tentando, ciascuna per la sua parte, di smontare la Costituzione repubblicana, archiviando: la centralità del Parlamento, attraverso il premierato; l’unità e la coesione nazionale, attraverso l’autonomia differenziata. E, appunto, l’indipendenza del potere giudiziario.

Noi non abbiamo alternative a prepararci alla battaglia referendaria della prossima primavera, promuovendo il fronte più ampio, inclusivo e trasversale possibile di tutte le forze politiche, sociali, culturali che condividono la volontà di cancellare questa vera e propria controriforma della giustizia. Anche perché bocciarla nelle urne è il modo più efficace per fermare la deriva verso una repubblica fondata sull’uomo o sulla donna soli al comando.

La Cgil è nata per fare esattamente il contrario: promuovere la partecipazione dal basso dei lavoratori, dei pensionati, dei cittadini, per favorire il cambiamento economico e sociale di cui il nostro paese ha urgente bisogno. Per quanto ci riguarda, la questione rimane sempre la stessa: la crisi democratica – con un astensionismo per censo che ha ormai superato ogni livello di guardia – è indissolubilmente legata alla questione sociale. Senza affrontare quest’ultima, sarà impossibile anche risolvere la prima.

E la nostra battaglia per la difesa della Costituzione ha innanzitutto questo obiettivo: colmare la distanza tra i valori di pace, solidarietà e giustizia sociale che vi sono solennemente sanciti e le condizioni materiali di vita e di lavoro delle persone.

Christian Ferrari, segretario confederale Cgil

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