La storia di Mamadou Kouassi Pli Adama, insieme a quella di altri migranti, ha ispirato Matteo Garrone per il suo film "Io capitano". Mamadou è partito dalla Costa d'Avorio, passando per tre paesi, e attraversando a piedi il deserto del Sahara prima di finire nelle mani del trafficanti libici.

In Libia ha conosciuto gli orrori dei lager, dove ha visto i suoi compagni di viaggio morire torturati. “Sono stato venduto come schiavo – racconta – e ho passato mesi e mesi a lavorare in condizioni terribili per comprare la mia libertà”. Alla fine s’è imbarcato da Zuwara verso l'Italia. Il gommone su cui viaggiava s'è spezzato in due, altre persone sono morte sotto i suoi occhi. Grazie a un peschereccio di Mazara del Vallo è riuscito a sopravvivere.

"Sono contento di aver contribuito a questo film, perché racconta la mia storia e la storia di tantissimi migranti - racconta ancora Mamadou -. Gli italiani vedono solo una barca arrivare, ma prima di quell'ultimo passo c'è un viaggio lungo e terribile che nessuno conosce. L’Europa deve accogliere”.