Occupazione di Gaza city ed evacuazione di tutti i palestinesi entro il 7 ottobre. Il presidente israeliano, Benjamin Netanyahu, punta dritto al suo obiettivo, facendo approvare a maggioranza dal Gabinetto di sicurezza il suo piano in cinque punti dopo una riunione durata oltre dieci ore. 

Un piano che prevede il disarmo di Hamas, il ritorno dei 50 ostaggi nelle mani dell’organizzazione militare fondamentalista palestinese (20 dei quali si presumono ancora vivi), la smilitarizzazione della Striscia con il controllo di sicurezza israeliano e l'istituzione di un'amministrazione che non sia nè Hamas nè l'Autorità palestinese, ma un non specificato "organismo di governo transitorio". 

Le reazioni

Gli abitanti dell’area di Gaza City, circa un milione di persone, saranno dunque deportati in campi per sfollati nel centro della Striscia in meno di due mesi e a poco è valsa l’opposizione del capo di stato maggiore dell'Idf, Eyal Zamir, e di altri generali che hanno lanciato avvertimenti sui rischi dell’operazione voluta da Netanyahu, sostenuti anche dalle famiglie degli ostaggi, le quali hanno reagito duramente.

Il Forum dei parenti degli ostaggi ha scritto in un messaggio che puntare “sull’occupazione della Striscia significa abbandonare gli ostaggi”, accusando poi il governo di portare gli israeliani verso una catastrofe colossale”. 

"L'unico modo per riportare gli ostaggi a casa è un accordo complessivo – si aggiunge -. Niente più guerra inutile. Non resteremo a guardare. Chiediamo un accordo generale ora". Manifestazioni si protraggono da ieri a Tel Aviv e Gerusalemme, mentre i parenti dei rapiti hanno lanciato salvagenti dal mare che lambisce la Striscia di Gaza a bordo di alcune barche.

Mentre si moltiplicano le petizioni di condanna per il governo di Tel Aviv sottoscritte da intellettuali e scienziati, arrivano reazioni negative dalla comunità internazionale. Il cancelliere federale tedesco, Friedrich Merz, blocca l’esportazione di armi: “Il governo tedesco non autorizzerà alcuna esportazione di attrezzature militari che potrebbero essere utilizzate nella Striscia di Gaza fino a nuovo avviso".

Per l’Onu il piano va “immediatamente fermato”, come ha dichiarato l’alto commissario per i diritti umani, Volker Türk: "È in contrasto con la sentenza della Corte internazionale di giustizia, secondo cui Israele deve porre fine alla sua occupazione il prima possibile, con la realizzazione della soluzione concordata dei due Stati e con il diritto dei palestinesi all'autodeterminazione".

Per  Türk "questa ulteriore escalation si tradurrà in un ulteriore esodo forzato di massa, ulteriori uccisioni, ulteriori sofferenze insopportabili, distruzione insensata e crimini atroci". Per l’Onu gli ostaggi devono essere "rilasciati immediatamente e incondizionatamente" dai gruppi armati palestinesi, così come i palestinesi detenuti arbitrariamente da Israele.

In Gran Bretagna il premier Keir Starmer ha affermato che Israele dovrebbe riconsiderare il piano "sbagliato" di prendere il controllo di Gaza City. La Cina esprime “seria preoccupazione”. "Condanniamo fermamente la decisione del governo israeliano. Provocherebbe solo più morte e distruzione", scrive su X il ministro degli Esteri spagnolo, José Manuel Albares, per il quale "è urgente un cessate il fuoco permanente, l'entrata in massa e immediata di aiuti umanitari e la liberazione di tutti gli ostaggi".

Dall’Unione europea la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, scrive, sempre sui social, che "la decisione del governo israeliano deve essere riconsiderata. Allo stesso tempo, è necessario che tutti gli ostaggi, detenuti in condizioni disumane, vengano rilasciati. Inoltre, gli aiuti umanitari devono poter accedere immediatamente e senza ostacoli a Gaza per fornire ciò che è urgentemente necessario sul campo. È necessario un cessate il fuoco immediato".

Il ministro degli Esteri belga, Maxime Prévot, ha convocato l'ambasciatrice israeliana in Belgio, Idit Rosenzweig-Abu esprimendo "totale disapprovazione"  e l'Arabia Saudita accusa Israele di voler causare "carestia" e "pulizia etnica" nel territorio palestinese condannando “categoricamente i continui crimini di fame, pratiche brutali e pulizia etnica contro il fraterno popolo palestinese”. Al momento il governo italiano tace

La scelta di Netanyahu di iniziare da Gaza City lo svuotamento della Striscia e quella che si delinea come una deportazione di massa ha un valore strategico e simbolico. La città, centro di vita culturale, è sede di gran parte delle istituzioni palestinesi, di attività economiche, di università, di servizi, ospedali e anche dei principali mezzi di informazione. La sua occupazione rappresenta quindi per i palestinesi l’inizio di un futuro, se possibile, peggiore del presente.