La scena della coda preordinata della presidenza
The New York Times, 14 gennaio 2021

Il presidente Trump sotto impeachment per la seconda volta, nel Campidoglio accerchiato dall’esercito, sembra dare la fine quasi inevitabile di quattro anni che hanno lasciato divisione, rabbia e smarrimento nella nazione. Washington non ricorda un giorno come quello di mercoledì  (6 gennaio) dai giorni bui della guerra civile.

In un Campidoglio pieno di soldati armati fino ai denti e nuovi metal detector installati, sulle macerie fisiche ripulite dopo l’assalto della scorsa settimana e le macerie emotive e politiche ancora in corso, il presidente degli Stati Uniti è stato messo sotto accusa per aver cercato di attentare alla democrazia americana. In un certo senso, la scena del Campidoglio degli Stati Uniti sembra una coda preordinata di una presidenza che ha superato di ogni limite e logorato le articolazioni del corpo politico. Manca meno di una settimana alla fine del mandato del presidente Trump che sta culminando nella violenza e nella recriminazione, in un Paese smarrito che ha subito una frattura profonda. Il concetto di verità e di realtà è stato polverizzato. La fede nel sistema si è indebolita. La rabbia è l’unico punto in comune.

Come se non bastasse che Trump diventasse l’unico presidente a essere stato messo sotto impeachment per due volte, oppure che i deputati stessero cercando di rimuoverlo dal suo incarico a soli pochi giorni dalla scadenza del suo mandato, Washington si è trasformata in un miasma di sospetti e conflitti. Un parlamentare democratico al Congresso ha accusato i colleghi repubblicani di aver aiutato gli assalitori della scorsa settimana a ispezionare in anticipo l’edificio. Alcuni parlamentari repubblicani hanno eluso i magnetometri destinati a tenere lontane le pistole dalla Casa Bianca o li hanno persino disattivati. Tutto questo è accaduto mentre si distoglieva l’attenzione dalla pandemia, che ha raggiunto livelli catastrofici nelle ultime settimane della presidenza Trump.

Nel giorno precedente al voto alla Camera, negli Stati Uniti sono stati registrati oltre 4.400 decessi per coronavirus, più di quanti siano stati i morti a Pearl Harbor o nell’11 settembre del 2002, oppure durante la battaglia di Antietam. Soltanto dopo che diversi parlamentari del Congresso si sono contagiati durante l’assalto al Campidoglio e dopo l’introduzione di nuove regole, i parlamentari hanno indossato le mascherine nel dibattito di mercoledì.

Gli storici hanno incontrato difficoltà a definire questo momento. Lo paragonano ad altri periodi di difficoltà enormi, come la grande depressione, la seconda guerra mondiale, la guerra civile, l’era McCarthy e lo scandalo di Watergate. Ricordano la bastonatura dell’abolizionista Charles Sumner sul pavimento del Senato e l’operazione per far intrufolare Abraham Lincoln a Washington per il suo insediamento per paura di un assalto.

Gli storici citano il terribile anno del 1968, quando il reverendo Martin Luther King Jr. e Robert F. Kennedy furono assassinati mentre i campi universitari e i centri urbani si sollevavano contro la guerra in Vietnam e in difesa dei diritti civili. Pensano alle conseguenze degli attacchi dell’11 settembre, quando ulteriori morti violente di vaste dimensioni sembravano inevitabili. Eppure, non lo si può paragonare a nessuno di questi eventi.

Geoffrey C. Ward, uno degli storici più autorevoli della nazione, ha detto: “Vorrei potervi dare una saggia analogia, ma, onestamente, non credo che sia accaduto prima qualcosa di simile”. “Se mi aveste raccontato che un presidente degli Stati Uniti avrebbe incoraggiato assalitori ululanti a marciare sul Campidoglio, avrei detto che stavate delirando”. Jay Winik, eminente storico della guerra civile e di altri periodi di conflitto, ha affermato che non esiste analogia simile. “Questo è un momento eccezionale, praticamente non ha precedenti nella storia”. È difficile trovare un altro momento storico in cui il collante che tiene insieme si sia staccato come adesso”.

Quanto è accaduto contribuisce ad abbassare il livello della reputazione degli Stati Uniti sulla scena mondiale, rendendo quello che il presidente Ronald Reagan definiva “lo splendore della città sulla collina” un caso studio straziante per le difficoltà che persino un potere democratico maturo può affrontare. Lo storico dell’autoritarismo di Yale ha dichiarato: “Il momento storico in cui eravamo un modello è praticamente finito - ha affermato Timothy Snyder. - Ora dovremo guadagnarci nuovamente la nostra credibilità, il che non è una brutta cosa”. Le scene del Campidoglio di mercoledì ci hanno fatto ricordare la zona verde a Baghdad durante la guerra in Iraq. Le truppe si accamparono nel Campidoglio per la prima volta da quando i confederati minacciarono di marciare attraverso il Potomoc.

Il dibattito sul destino di Trump si è svolto nella stessa sala della Camera, dove solo una settimana prima gli addetti alla sicurezza avevano estratto le armi e bloccato le porte, mentre i parlamentari si gettavano a terra o fuggivano dal retro dell’edificio per sfuggire ad un’orda di fanatici sostenitori di Trump. La rabbia per questa irruzione è rimasta nell’aria. Così come la paura. Lo sgomento è in qualche modo scemato e il dibattito è sembrato a volte che stesse riprendendo il suo ritmo familiare. La maggior parte dei parlamentari si è ritirata rapidamente nei rispettivi angoli.

Mentre i democratici chiedevano di appurare le responsabilità, molti Repubblicani li hanno respinti e assaliti per correre per dare un giudizio senza un processo, prove e neanche tanto meno un dibattito. Gli accusatori di Trump hanno citato le sue parole infuocate durante un comizio poco prima dell’assalto. I difensori di Trump hanno citato le parole provocatorie del presidente della Camera Nancy Pelosi, del rappresentante Maxine Waters e persino dell’attore Robert De Niro e della cantante Madonna per affermare che ci sono stati due pesi e due misure.

Il fatto che si siano paragonate mele e arance non conta tanto quanto il prisma attraverso il quale si sono riflessi. Trump ha tentato di sovvertire un’elezione democratica che ha perso con affermazioni false di brogli diffusi, facendo pressione su altri repubblicani e persino sul suo vicepresidente perché lo seguissero inviando una folla di sostenitori ribelli a marciare sul Campidoglio e a “combattere come nell’inferno”. Ma i suoi alleati si sono lamentati del fatto che Trump è stato a lungo l’obiettivo di attacchi e indagini faziose sleali.

Il rappresentante democratico dello Stato del Texas, Joaquin Castro, ha dichiarato: “Donald Trump è l’uomo più pericoloso dello Studio ovale”. Il rappresentante repubblicano dello Stato della Florida, Matt Gaetz ha dichiarato: “La sinistra americana ha incitato la violenza politica più della destra”. L’America nell’era di Trump è stata dominata da un clima di opinioni nettamente opposte. Il rappresentante Steny H. Hoyer dello Stato del Maryland, leader della maggioranza democratica, ad un certo punto ha manifestato esasperazione per la descrizione degli eventi presentata dai Repubblicani, esclamando: “Non vivete nello stesso Paese in cui vivo io”. Su questo tutti possono essere d’accordo.

Trump non ha presentato nessuna difesa, scegliendo di ignorare gli eventi epocali che si stanno verificando alla Camera. Dopo il voto, ha diffuso un video messaggio in cui ha denunciato le violenze della settimana scorsa e ha rinnegato coloro che le hanno perpetrate, affermando: “Se si fanno queste cose, non si sostiene il nostro movimento, lo si attacca”.

Ma non ha espresso nessun disappunto o senso di responsabilità per quanto è accaduto, alimentando la politica della divisione, non solo la scorsa settimana, bensì per quattro anni. Anche se non parla espressamente di impeachment, si è lamentato dell’assalto inedito alla libertà di espressione, riferendosi probabilmente alla sospensione del suo account da Twitter e alle azioni contro gli alleati, che lo hanno aiutato a tentare di bloccare la certificazione dei risultati elettorali.  

A differenza del primo impeachment contro Trump per aver esercitato pressioni sull’Ucraina per infangare i democratici, questa volta alcuni del suo partito lo hanno abbandonato. Dieci parlamentati Repubblicani, guidati dalla rappresentante repubblicana Liz Cheney dello Stato del Wyoming, si sono schierati alla fine con i Democratici per approvare l’unico articolo sull’impeachment. È stata la conferma di come sia cambiato il Partito Repubblicano sotto la guida di Trump, tanto che la famiglia Cheney, un tempo nota per le sue provocazioni, è emersa in questo momento come difensore del repubblicanesimo tradizionale. 

I dieci Repubblicani dissidenti non sono poi così tanti rispetto ai 197 parlamentari repubblicani che hanno votato contro l’impeachment. D’altro canto, si tratta di dieci voti in più rispetto a quelli espressi per l’impeachment di Trump nel 2019, e il numero più alto di parlamentari appartenenti al partito di un presidente ad aver votato per l’impeachment nella storia dell’America.

Altri repubblicani hanno tentato di tracciare una linea più articolata, concordando sul fatto che Trump abbia incitato la folla, sostenendo, nel contempo, che non è un reato perseguibile con l’impeachment o che è poco saggio, inutile e divisivo perseguire l’impeachment a soli pochi giorni dall’insediamento del presidente eletto Joseph R. Biden.

Il rappresentante repubblicano dello Stato della California, Kevin McCarthy, leader della minoranza repubblicana, tra i più forti alleati di Trump, parlando dell’impeachment, ha detto: “Il presidente è ritenuto responsabile dell’assalto al Congresso di mercoledì compiuto da rivoltosi. Avrebbe dovuto denunciare immediatamente l’assalto quando ha visto cosa stava accadendo”.

Tuttavia, è impressionante la fedeltà dimostrata da tanti repubblicani alla Camera ad un presidente che non è stato rieletto e che ha danneggiato molto il proprio partito. Secondo lo studioso di impeachment della University of Missouri School of Law, Frank O. Bowman III, “Abbiamo una lunga strada davanti da percorrere se la stragrande maggioranza dei parlamentari di uno dei due partiti americani non può rifiutare un demagogo, persino quando questi ha complottato apertamente per annullare le elezioni e, così facendo, ha minacciato le loro vite”.

Brenda Wineapple, autrice del libro The Impeachers relativo al processo del presidente Andrew Johnson nel 1968, ha riconosciuto nel dibattito di mercoledì alcune argomentazioni presentate allora contro la condanna, e che sarebbero un brutto precedente che alimenterebbe ulteriormente la divisione nel Paese. Ma ha riconosciuto anche il desiderio di superare la polarizzazione tra Johnson e il suo successore, Ulysses S. Grant, che come Biden era visto come una figura per la cura del Paese. “Biden mi dà speranza. Dobbiamo avere speranza”, ha affermato Wineapple.

Nella misura in cui gli Stati Uniti hanno bisogno di risanare il Paese, è un progetto che potrebbe essere pesante per qualsiasi presidente se questo non avesse un consenso ampio tra i partiti. Trump potrebbe essere messo sotto impeachment, ma finirà di sicuro il suo mandato la prossima settimana e non intende uscire dalla scena per la vergogna o per l’umiliazione come hanno fatto altri presidenti perdenti con un solo mandato, cosa che lo renderebbe una forza residuale, anche se ridimensionata, nella vita americana.

D’altra parte, le persone che vedono nella sua sconfitta una chiamata alle armi restano una forza. I funzionari della sicurezza stanno rafforzando l’esercito in occasione dell’insediamento di Biden della settimana prossima, preoccupati che si possa ripetere l’assalto al Campidoglio. Dopo che Trump ha detto ingiustamente più volte che le elezioni sono state rubate, i sondaggi suggeriscono che milioni di americani gli credono. Susan Dunn, storica presso il Williams College e biografa del presidente Franklin D. Roosevelt, ha detto: “Alla vigilia delle elezioni del 1940, il presidente Roosevelt disse che la democrazia è più che una semplice parola, è una cosa vivente, è una cosa umana, composta di cervello, di muscoli, di cuore e anima”. Dopo i fatti degli ultimi anni e degli ultimi giorni, ora, dice Dunn, “sappiamo che le democrazie sono fragili, e che il cervello e l’anima della nostra democrazia corrono gravi rischi”.

Per leggere l'articolo originale: A Preordained Coda to a Presidency
 

In disaccordo con la sentenza dell'Alta Corte in India, i contadini promettono di continuare le proteste
The New York Times, 13 gennaio 2021

La sentenza dell'Alta Corte in India di martedì di sospendere temporaneamente l'attuazione delle nuove leggi sull'agricoltura, che sono state al centro di enormi proteste, non ha posto fine alla settimana di scontri che affliggono Nuova Delhi, poiché i contadini hanno dichiarato che la sospensione è uno “stratagemma” di natura politica per allentare la pressione sul governo del primo ministro Narendra Modi

La Corte Suprema ha dichiarato che fermerà le leggi orientate al mercato finché il comitato di esperti, nominato dalla stessa Corte, non si consulterà con i funzionari del governo e i contadini che protestano per cercare una soluzione alla controversia. Ma i promotori della protesta, che hanno insistito per l'abrogazione delle nuove leggi che riducono la scarsa protezione fornita dallo Stato per lasciarli alla mercé delle grandi imprese, hanno dichiarato che i nomi dei quattro membri del comitato di esperti hanno confermato nuovamente il loro scetticismo. I quattro esperti, incaricati di fornire alla Corte un parere sul futuro delle leggi, hanno rilasciato dichiarazioni pubbliche a sostegno delle leggi.

Balbir Singh Rajewal, dirigente di uno dei sindacati dei contadini, ha detto: "Questa è la tattica del governo per ridurre la pressione sul governo stesso". "Tutti i membri del comitato sono filogovernativi. Sono persone che finora hanno giustificato le leggi del governo, e scrivono articoli per giustificare la legge del governo. Abbiamo deciso di continuare la nostra protesta". Decine di migliaia di contadini hanno assediato Nuova Delhi per oltre sei settimane, creando campi di protesta ben organizzati che si estendono per chilometri e chilometri lungo le principali porte della capitale. Sono stati risoluti nonostante il freddo inverno, le piogge frequenti e decine di decessi tra le loro fila.  I contadini hanno detto che non solo continueranno i loro sit in attorno a Nuova Delhi, ma avanzeranno con una grande marcia di trattori all'interno della capitale alla fine di questo mese. Il governo ha cercato di evitare la marcia, affermando che i manifestanti sono stati "infiltrati" da militanti separatisti. Martedì, i giudici dell'Alta Corte hanno chiesto al procuratore generale, presentatosi a nome del governo Modi, di presentare prove a sostegno di tali affermazioni.

In riferimento alla marcia dei trattori il dirigente sindacale dei contadini, Rajewal, ha detto: "Il nostro programma del 26 gennaio sarà assolutamente pacifico".  "Eravamo pacifici, lo siamo stati e lo rimarremo". Il governo di Modi, che ha detto di voler quasi raddoppiare il risultato economico dell'India entro il 2024, spera che l'iniezione di investimenti privati nel settore agricolo in difficoltà acceleri la crescita. Le nuove leggi, approvate dal Parlamento a settembre in maniera affrettata e che hanno portato alle proteste dei partiti dell’opposizione, dovrebbero facilitare alcuni regolamenti governativi per incoraggiare gli investitori privati a trattare direttamente con i contadini.

Anche con il supporto dell'attività normativa del governo, che prevedono prezzi minimi garantiti per alcune colture, i contadini hanno dovuto affrontare l’aumento del debito, che ha spinto molti al suicidio. I contadini temono che le nuove leggi elimineranno la già scarsa protezione di cui hanno goduto e dovranno combattere contro i giganti delle grandi imprese per ricevere un trattamento equo.

La sentenza dell'Alta Corte è giunta dopo diversi cicli negoziali tra i dirigenti dei contadini e i membri del governo Modi che non sono riusciti a superare lo stallo. Durante i due giorni dell'udienza dell'Alta Corte, tre giudici hanno criticato la gestione delle leggi sull'agricoltura e le proteste del governo. Alla vigilia della sentenza, il giudice capo, Sharad Arvind Bobde, ha dichiarato di essere "estremamente deluso" e di temere che le proteste possano sfociare nella violenza. Il giudice Bobde ha detto durante l'udienza: "Non vogliamo che nessuno si faccia male o che si sporchi le mani di sangue". Ma gli analisti hanno detto che il nuovo comitato di esperti nominato dalla Corte ha alimentato le preoccupazioni esistenti sull'imparzialità del sistema giudiziario. La sentenza della Corte ha detto che il comitato è stato incaricato di "creare un clima favorevole e aumentare la fiducia dei contadini". Ma gli analisti si sono affrettati a sottolineare che tre dei quattro membri nominati avevano apertamente sostenuto le leggi, mentre un quarto aveva espresso il proprio sostegno con qualche riserva.

Membri di un'organizzazione a cui appartiene uno dei dirigenti politici hanno persino festeggiato con petardi nelle strade per l'approvazione delle leggi. Per Devinder Sharma, analista del settore agricolo con sede nella città settentrionale di Chandigarh, "La composizione dice chiaramente quale sarà il risultato”. “Alla fine, cosa hanno ottenuto i contadini? Tutti e quattro sono a favore delle riforme del mercato. Conosciamo tutti il risultato del comitato".

Per leggere l'articolo originale: Distrustful of Indian Court Ruling, Farmers Vow to Continue Protests


L'Europa non è immune dalla follia politica dell'America
Financial Times, 12 gennaio 2021

Le teorie complottiste e l'estremismo politico prosperano nel continente europeo

Una folla di estremisti di estrema destra ha sfondato il cordone di polizia. Applaudendo e sventolando bandiere, si preparano ad attaccare la legislatura. La scorsa settimana, la folla si è scatenata a Washington DC. Lo scorso agosto, la folla è stata fermata a Berlino sulle scale del palazzo del Reichstag. Se i manifestanti avessero fatto irruzione nell'edificio, avrebbero trovato alcune pareti ancora decorate con graffiti accuratamente conservati da quando il palazzo del Reichstag fu saccheggiato dalle truppe russe nel 1945.

I mancati incidenti di questa estate in Germania, le manifestazioni dei “gilets jaunes” in Francia e le passioni nate in Gran Bretagna con la Brexit e il Covid-19, sottolineano tutti lo stesso punto. Gli europei non possono presumere di essere immuni dalle passioni politiche che hanno inghiottito l'America. Molti elementi che hanno destabilizzato gli Stati Uniti sono presenti anche in Europa, soprattutto la diffusione delle teorie complottiste, la radicalizzazione online e i movimenti politici estremisti.

L'elemento mancante cruciale è Donald Trump. Il fatto che il principale fautore della cospirazione in America sia anche il presidente rende la situazione nel paese particolarmente pericolosa. Sono stati i tentativi di Trump di rovesciare i risultati elettorali ad aver motivato i pazzoidi in America a scendere verso la capitale della nazione per assalire la sede del Congresso.

Sarebbe un errore per gli europei credere che l'assenza di una figura come Trump li faccia sentire al sicuro da una pericolosa insurrezione politica. La folla fuori al palazzo del Reichstag era più piccola di quella che ha assalito il Campidoglio. Ma rappresentava una vasta appartenenza trasversale a gruppi politici diversi, con l'estrema destra che si è mescolata con gli anti vax e i credenti nella teoria del complotto Qanon dilagante in America (che sostiene che Trump sta facendo uno sforzo per sconfiggere la cospirazione globale guidata da pedofili).

I sondaggi di opinioni condotti successivamente ai fatti hanno suggerito che il 9% della popolazione tedesca sostiene i rivoltosi del Reichstag. Questi hanno una base più piccola rispetto a quella dell'estrema destra in America, dove i sondaggi realizzati subito dopo l'assalto al Congresso hanno suggerito che circa metà degli elettori repubblicani l'hanno approvata, il che equivale al 20 – 25% degli americani. (Un sondaggio successivo ha suggerito un sostegno più debole).

Il sostegno degli estremisti è vicino al 25% nell'ex Germania orientale. I funzionari del governo di Angela Merkel si preoccupano che i militari, i servizi segreti e la polizia possano aver subito infiltrazioni da parte dell'estrema destra, ed alcune elite di unità militari sono state smantellate a causa dei legami con l'estremismo politico. Ci sono stati, inoltre, diversi attacchi terroristici mortali compiuti da estremisti di estrema destra.

Anche la Francia ha motivo di cui preoccuparsi. Il movimento dei “gilet jaunes”, iniziato nel 2018, ha fatto scendere nelle strade della Francia centinaia di migliaia di persone che hanno partecipato a manifestazioni che sono spesso diventate violente e sono state accompagnate da atti vandalici. Ciononostante, i sondaggi di opinione hanno suggerito che la maggioranza dei francesi simpatizzasse con un movimento diffuso, unito soltanto dalla rabbia nei confronti dell'elite al governo nel paese.

La Francia ha un livello altissimo di anti vax rispetto al resto dell'Europa, dato che i sondaggi suggeriscono che circa la metà dei piani della popolazione rifiuti di vaccinarsi contro il Covid – 19. Questo livello profondo di sospetto contribuisce a rallentare in modo disastroso la campagna vaccinale nel paese. Da quando il sentimento contrario al vaccino è strettamente collegato al sospetto nei confronti della scienza e degli esperti, ed alla credenza nelle teorie complottiste, la sua prevalenza in Francia indica un malessere politico di fondo. Il presidente Emmanuel Macron è sembrato piuttosto ossessionato quando ha registrato un discorso speciale nel quale ha denunciato l'irruzione al Campidoglio.

Il paese che in Europa è più vicino alla situazione americana, nella quale i teorici del complotto sono davvero a capo del governo, è probabilmente la Polonia, dove Jaroslaw Kaczynski, la figura principale del partito al governo Diritto e Giustizia, ha costantemente promosso l'idea che il disastro aereo di Smolensk, che uccise gran parte dell'elite polacca, tra cui suo fratello, non fosse stato un incidente, bensì un complotto premeditato. L'arrivo al potere del Partito Diritto e Giustizia ha rappresentato un'erosione grave della salvaguardia democratica in Polonia, provocando azioni nel resto dell'Unione europea.

L'estremismo di estrema destra, alimentato su Internet, ha portato all'uccisione del deputato laburista, Jo Cox, durante la campagna inglese della Brexit. Neil O'Brien, deputato conservatore che ha dedicato molto tempo online contro il lockdown, mette in guardia dalle pericolose fantasie politiche, tra cui quella di QAnon, che si stanno diffondendo rapidamente nel Regno Unito, alimentate da una “combinazione tra i socia media ed i principali media pronti a flirtare con gli estremismi”. Il disorientamento creato dai lockdowns per combattere il Covid-19 ha aumentato il numero di persone che non fanno altro che navigare su internet per cercare spiegazioni alla crisi, rendendoli soggetti sensibili alla radicalizzazione.

Gli anti vax sono riusciti ad attirare migliaia di persone a Trafalgar Square a Londra negli incontri dove si rivolge David Icke, che ha affermato di essere figlio di Dio e che il mondo è gestito da un ordine di rettili mutaforma. La natura ridicola di queste teorie complottiste ci induce a considerare i loro esponenti delle frange fanatiche, che non avranno mai una vera influenza. Ma, come hanno dimostrato gli eventi di Washington, loro possono conquistarsi l'adesione di milioni di persone e diventare un pericolo per la democrazia. La regola secondo la quale ciò che inizia in America finisce in Europa, non è confinata alla cultura popolare ed alla tecnologia, può valere anche in politica.

Per leggere l'articolo originale: Europe is not immune from America’s political madness


Israele annuncia nuovi insediamenti illegali nella Cisgiordania occupata
Al Jazeera, 11 gennaio 2020

Il primo ministro Netanyahu ordina di far avanzare i piani per la costruzione di 800 abitazioni per i coloni negli ultimi giorni della presidenza Trump

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ordinato l’avanzamento dei piani per la costruzione di circa 800 abitazioni per i coloni ebrei illegali nella Cisgiordania occupata. L’annuncio di lunedì giunge a distanza di alcuni giorni dall’insediamento di Joe Biden del 20 gennaio, che, a differenza di Donald Trump, ha criticato la politica degli insediamenti israeliani del passato.

Nella dichiarazione rilasciata dall’ufficio del primo ministro Netanyahu si legge che “Il primo ministro ha ordinato l’avanzamento della costruzione di centinaia di abitazioni in Giudea e Samaria”, utilizzando i nomi biblici per definire la Cisgiordania occupata. La dichiarazione diffusa lunedì afferma che saranno costruite 800 unità abitative negli insediamenti di Beit Al, Tal Menashe, Rehelim, Shavei Shomron, Barkan, Karmei Shomron e Givat Zeev, senza comunicare la data di avvio della costruzione.

Secondo il diritto internazionale, gli insediamenti sono illegali. I funzionari palestinesi e gran parte della comunità internazionale ritiene che gli insediamenti siano l’ostacolo principale per una soluzione praticabile a due stati.  Il ministero degli Esteri dell’Autorità palestinese ha condannato l’ultimo annuncio, accusando Israele di “correre contro il tempo” per costruire gli insediamenti prima di lasciare l’incarico.

Il ministro degli Esteri giordaoa, Ayman Safadi, ha detto che l’annuncio dei piani israeliani per gli insediamenti “non crea il clima favorevole per la ripresa dei negoziati che sono l’unica via per una soluzione a due Stati”. In una dichiarazione congiunta insieme al ministro degli Esteri egiziano e francese, Safadi ha chiesto ad Israele di “cessare immediatamente e completamente tutte le attività degli insediamenti, comprese le attività a Gerusalemme est (occupata)”.

Da quando Trump, che è un fedele alleato di Netanyahu, ha assunto l’incarico nel gennaio del 2017, ha adottato una serie di misure criticate come “razziste” e “discriminatorie” contro il popolo palestinese. La sua amministrazione ha dato un sostegno senza precedenti ai coloni, evidenziato da una dichiarazione del segretario di stato Mike Pompeo nel 2019, nella quale diceva che Washington non riteneva più che gli insediamenti fossero in violazione del diritto internazionale.

Secondo il gruppo di osservazione Peace Now, l’anno 2020 è stato uno degli anni più prolifici per la costruzione degli insediamenti illegali. Gli insediamenti hanno ottenuto lo scorso anno il maggior numero di approvazioni da quando Trump si è insediato e da quando Peace Now ha iniziato a registrare i dati nel 2012. Ma Biden ha segnalato che la sua amministrazione ripristinerà la politica contraria all’estensione degli insediamenti nei territori palestinesi occupati. Biden ha promesso che terrà un approccio più imparziale con il quale restituirà ai palestinesi gli aiuti tolti da Trump e lavorerà per rilanciare i negoziati di pace.

Cessare tutte le attività degli insediamenti

Nel frattempo, Netanyahu rischia di essere rieletto nelle elezioni del 23 marzo, nelle quali Israele andrà al voto per la quarta volta in due anni. Una serie di sondaggi realizzati di recente indicano che il primo ministro sta facendo fronte ad una sfida forte posta dall’ala destra del candidato sostenitore degli insediamenti, Gideon Saar, che ha lasciato il mese scorso il partito di estrema destra Likud per candidarsi alle elezioni contro il primo ministro.

Secondo gli analisti politici, Netanyahu dovrebbe ricorrere ad una serie di stratagemmi per ottenere i voti dell’ala destra, tra questi rafforzerà, prima delle elezioni, le sue raccomandazioni a favore degli insediamenti.

Il leader dell’opposizione israeliana, Yair Lapid, che spera di spodestare Netanyahu nelle elezioni di marzo, ha definito l’annuncio sulla continuazione degli insediamenti un “passo irresponsabile” che condurrà ad una “battaglia” con la nuova amministrazione americana.

I dirigenti palestinesi rivendicano l’intera Cisgiordania, occupata da Israele nel 1967 nella guerra in Medio Oriente, come parte del futuro stato indipendente. L’aumento dei coloni israeliani illegali, circa 500.000 in Cisgiordania, ha reso sempre più difficile il raggiungimento della loro indipendenza.

L’ordine di Netanyahu di far avanzare la costruzione non è definitivo, dato che il processo dovrà superare diverse fasi burocratiche e possibili sfide legali intentate dai gruppi contro l’occupazione prima che inizi qualsiasi attività di costruzione delle abitazioni.

Per leggere l'articolo originale: Israel announces new illegal settler homes in occupied West Bank


Il tentativo insurrezionale guidato dalla Casa Bianca è una lezione per le democrazie
Le Monde, 9 gennaio 2021

L’invasione del Campidoglio dimostra che la tolleranza di fronte ai comportamenti antidemocratici dei dirigenti eletti è un terreno scivoloso pericoloso su cui imbarcarsi

Marine Le Pen spiega che Donald Trump “non ha misurato le conseguenze che le sue parole avrebbero avuto su alcune persone” alle quali si è rivolto nel discorso del 6 gennaio davanti alla Casa Bianca. Per il presidente del Raggruppamento Nazionale, aver chiesto ad un migliaio di manifestanti agguerriti di marciare sul Campidoglio dopo averli infiammati per un’ora per impedire che i parlamentari convalidassero i risultati elettorali “rubati” non avrebbe alcuna importanza. Anche se chi ha lanciato questo appello è stato il presidente degli Stati Uniti che ha governato per quattro anni e ha dimostrato di saper usare perfettamente il potere intimidatorio delle milizie di estrema destra, ed ha aspettato più di due ore prima di chiedere ai manifestanti che hanno assaltato il Campidoglio di ritirarsi.

Marine Le Pen è in grado di misurare la portata delle sue parole? Presentando questa scusa a Donald Trump, lei legittima una manovra che ha portato a sospendere il processo democratico per diverse ore. Lei stessa ha riconosciuto il presidente eletto Joe Biden soltanto giovedì 7 gennaio, quando il Congresso ha convalidato i risultati, cioè due mesi dopo le elezioni. Persino Vladimir Putin l’ha preceduta.

Il tentativo insurrezionale guidato dalla Casa Bianca è una lezione per le democrazie, soprattutto per le democrazie dei paesi europei. La reazione di Le Pen rende questa lezione più chiara. L’esperienza dimostra oramai che l’ambiguità, la tolleranza di fronte ai comportamenti antidemocratici dei dirigenti eletti rappresentano un terreno scivoloso pericoloso su cui imbarcarsi.

“Le parole dei presidenti, ha sottolineato il presidente eletto Joe Biden, hanno un senso: possono ispirare, ma possono anche incitare.” Senza dubbio, negli Stati Uniti e altrove, è stato sottostimato la deriva di Donald Trump, la forza delle sue parole, la potenza della sua demagogia, le distanze che ha preso dallo Stato di diritto. Si è pensato che gli eccessi di questo nuovo tipo di presidente sarebbero stati contenuti dalle istituzioni democratiche, la cui solidità era la più sicura al mondo. Non è stato così. Questa lezione vale per tutti i dirigenti delle democrazie che flirtano con il populismo o si allontanano dallo Stato di diritto. Alcuni lo hanno capito. Il primo ministro inglese, Boris Johnson, ha condannato con forza il comportamento di Donald Trump, un tempo fratello d’armi della Brexit.

Il primo ministro ceco, Andrej Babis, ha saggiamente tolto dal suo profilo Twitter il berretto rosso, una copia del cappellino “Make America Great Again” dei trumpiani, sostituendolo con una mascherina anti Covid. Il primo ministro sloveno, Janez Jansa, che spezzando l’unità europea, si è congratulato per la rielezione di Donald Trump, quando è stato sconfitto, è stato meno entusiasta, anche se non fa mistero delle sue simpatie nei suoi Rettweet.

Si può tollerare la deriva insidiosa della democrazia in alcuni paesi dell’Unione europea? Alla luce di quanto è accaduto a Washington, la domanda si ripresenta con urgenza. Innanzitutto, la domanda deve essere posta ai partiti preoccupati per la democrazia, che, come il Cdu del Cancelliere tedesco Angela Merkel e il Partito Les Républicains, continuano a permettere che il gruppo parlamentare europeo del Partito Popolare Europeo protegga il partito del primo ministro ungherese, Viktor Orban, che fino ad ora è stato sospeso ma non è stato escluso. Orban fino ad oggi non ha condannato i fatti di Washington.

Per leggere l'articolo originale: La tentative d’insurrection dirigée depuis la Maison Blanche est une leçon pour toutes les démocraties