Meno grandi nomi, più opere prime e soprattutto tante donne. Più registe (dodici soltanto nella selezione ufficiale e almeno una ventina comprese le altre sezioni) e tante più storie che vedono le donne protagoniste. Senza dimenticare i drammi del nostro presente, con le guerre in primo piano, ma anche il lavoro. Sarà un Festival Di Cannes delle scoperte, almeno sulla carta, questo dell’edizione numero 78 che si svolgerà dal 13 al 24 maggio. Ve lo racconteremo nel suo svolgimento attraverso approfondimenti, recensioni e curiosità.

Le guerre

È il grande tema del nostro presente. La devastazione di Gaza, in particolare, sarà al centro di quello che già si annuncia come il film più atteso del festival per il suo valore di denuncia contro il genocidio palestinese da parte del governo israeliano: Put Your Soul on Your Hand and Walk della regista iraniana Sepideh Farsi. Protagonista del documentario è Fatma Hassona, venticinquenne giornalista palestinese che si era proposta di mostrare il quotidiano degli abitanti di Gaza nel 2025. Il 16 aprile lei e la sua famiglia sono rimasti uccisi sotto i missili di Netanyahu. Il film sarà proiettato il 15 maggio nella sezione L’Acid del festival, quella più militante che rappresenta il cinema indipendente.

Palestinesi sono anche i registi Tarzan e Arab Nasser che presentano, in selezione ufficiale, Once Upon a Time in Gaza, un moderno western in cui raccontano l’incontro di tre personaggi tra vendetta e umorismo nero. Israeliano, invece, è il regista Nadav Lapid, già premiato alla Berlinale, che in Yes porta l’azione in Israele all’indomani del 7 ottobre, dove il protagonista, un musicista jazz squattrinato, riceverà l’incarico della sua vita: scrivere il nuovo inno nazionale.

Il fronte del conflitto ucraino sarà rappresentato da Militantropos (Quinzaine des cinéastes) realizzato da Alina Gorlova, Yelizaveta Smith e Simon Mozgovyi, due registe e un regista ucraino che del loro paese raccontano, in questo documentario, il quotidiano della popolazione in questi tempi di guerra. Un po’ come aveva già fatto lo scorso anno con Invasion il regista Sergei Loznitsa, in questa edizione in corsa per la Palma d’oro con un film sulle purghe staliniane (Deux Procureurs).

Il lavoro

Se lo scorso anno lo sfruttamento sul lavoro ha trovato ne La storia di Souleymane il suo film simbolo (premiatissimo e molto visto) aspettiamo di scoprire quale sarà quest’anno. Intanto segnaliamo l’ultima opera di un regista che sulle tematiche legate al lavoro e sociali ha incentrato il suo cinema (A tempo pieno, Leone d’oro 2001; La classe, Palma d’oro 2008). Parliamo di Laurent Cantet, autore francese recentemente scomparso, di cui sarà presentato Enzo, la sua operare testamento e coproduzione con l’Italia che aprirà la Quinzaine des Cinéastes. La regia è affidata a Robin Campillo, suo sodale in tanti anni. Protagonista è un sedicenne di buona famiglia che, al contrario, cercherà di trovare la sua strada come apprendista muratore. L’incontro con un manovale ucraino gli aprirà nuove prospettive. Tra gli interpreti Pierfrancesco Favino.

Le donne

È un lungo elenco quello delle registe protagoniste a questo festival. Comprese due attrici di successo come le statunitensi Kristen Stewart e Scarlett Johansson qui al debutto dietro alla macchina da presa. La prima con una storia di formazione al femminile, via dalla violenza familiare (The Chronology of Water), la seconda un toccante racconto sulla vecchiaia attraverso l’esperienza di una novantenne (Eleanor The Great). Di sessualità e fede nel mondo musulmano racconta La plus petite, della regista francese Hafsia Herzi che, ispirandosi al romanzo-caso della giovanissima Fatima Daas, mette in scena l’educazione sentimentale di una ragazza lesbica dalla famiglia di origini algerine. Della vita di quattro donne nell’arco di quattro decenni in Germania, racconta poi Sound of Falling, della regista tedesca Mascha Schilinski. L’adolescenza difficile di una ragazzina al confronto con l’Aids è centrale in Alpha, nuovo atteso film di Julia Ducournau, la regista palma d’oro col discusso Titane.

Fuori, Mario Martone

Anche la giapponese Chie Hayakawa mette la sua giovane protagonista di fronte alla malattia dei genitori (Renoir). L’apprezzata regista britannica Lynne Ramsay, invece, immerge in un paesaggio la sua protagonista al confronto con i suoi demoni (Die my love). Mentre la francese Anna Cazenave Cambet inscena un dramma familiare incentrato sull’amore per un’altra donna, della madre e moglie protagonista (Love me Tender). A celebrare il ricco parterre femminile è l’apertura della selezione ufficiale (ma fuori concorso) affidata all’esordiente francese Amélie Bonnin, la cui protagonista è una giovane alle prese con suoi sogni da realizzare (Partir un jour). Di donne, anzi di madri, ancora, racconta il nuovo atteso film dei fratelli Dardenne (Jeunes mères), registi attentissimi da sempre alle tematiche sociali. Come nel loro film manifesto Rosetta, che li rivelò nel 1999 e alla cui protagonista, la straordinaria Émilie Dequenne, prematuramente scomparsa, è dedicata questa edizione di Cannes.

Donne ribelli

Tra tanti titoli di registe dedicati all’universo femminile spicca poi l’unico film italiano in corsa per la Palma D’oro, girato da un uomo ma dedicato interamente ad una donna speciale. È Fuori di Mario Martone, con Valeria Golino nei panni di Goliarda Sapienza, scrittrice anticonformista e ribelle di cui il regista napoletano ci racconta gli anni immediatamente successivi alla sua scarcerazione da Rebibbia.