“Le leggi degli ultimi 20 anni hanno eroso i diritti del lavoro, lasciandoci un mondo peggiore”. Ha esordito così ieri (7 giugno) la leader della Cgil Susanna Camusso dal palco del Teatro civico di Vercelli: un palco tutto al femminile in occasione della conferenza “Se 8 ore vi sembran poche… Tempi di vita e di lavoro nella Carta dei diritti universali del lavoro”, organizzata dalla Camera del lavoro di Vercelli-Valsesia e dall’associazione “Se 8 ore…”.

All’evento, programmato per celebrare i 110 anni della conquista delle 8 ore lavorative, hanno partecipano anche le sociologhe Maria Luisa Bianco, Chiara Saraceno e l’assessore regionale al Lavoro Gianna Pentenero. Tagliare i diritti di chi lavora significa peggiorare le condizioni del nostro Paese e - senza dover riscrivere il passato - bisogna chiedersi cosa vuol dire “lavorare” oggi, secondo il segretario generale della Cgil. Ogni lavoratore deve vedere riconosciuti i propri diritti, quelli che rendono una persona libera e forte. E sebbene i diritti non invecchino, ce n’è bisogno di nuovi. Da questa esigenza nasce la Carta dei diritti universali del Lavoro, una proposta di legge di iniziativa popolare della Cgil all’interno della quale “dignità” e “libertà” sono due parole chiave.

Anche il lavoro delle donne - quello misurato sul mercato e quello dedicato alle cure parentali - è un tema sul quale si è discusso dal palco, così come il caporalato diffuso nel settore agricolo, e la fatica: un termine che, secondo Camusso, non va più tanto di moda e invece caratterizza ancora il mondo del lavoro, seppure in modo diverso. Esiste ancora la fatica dei braccianti agricoli, degli operatori sanitari sotto organico, e in altre forme ancora. Il tempo del lavoro è dunque un argomento ancora straordinariamente attuale, perché il nostro Paese ha il maggior numero di part time involontario d’Europa, il che significa svalorizzazione e parcellizzazione del lavoro.

La Carta dei diritti universali del lavoro ha fatto naturalmente la parte del leone nel corso del dibattito di Vercelli. La proposta della Cgil afferma che tutti coloro che popolano un luogo di lavoro hanno dei diritti, e anche per questo oltre a tutelare i “posti” di lavoro è importante occuparsi delle condizioni lavorative. L’alternativa sono i voucher: un mondo del lavoro indefinito, senza diritti e instabile. Una deriva che questo Paese non può permettersi, perché sono troppe, e tutte importanti, le trasformazioni della società che ci aspettano.