È il giorno in cui la Camera vota la riforma della scuola, e, sempre oggi, 7 luglio, ci sarà un nuovo presidio di sindacati e lavoratori a Roma, in piazza Montecitorio, per dire no all ddl del governo. Su questo, è intervenuto a Italia parla, la rubrica quotidiana di RadioArticolo1, Domenico Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil (qui il podcast).

"La riforma di Renzi – ha esordito il dirigente sindacale – non affronta i veri nodi della scuola pubblica: la lotta alla dispersione scolastica, che ha raggiunto  il 17%, la necessità di elevare l'obbligo scolastico a 18 anni, il potenziamento dell'offerta formativa al Sud, la generalizzazione della scuola dell'infanzia, il cambiamento del modello didattico dell'istruzione. Nessuno di questi temi viene affrontato: quello di Renzi è solo un provvedimento organizzativo, che tende a trasformare le scuole in imprese, attraverso maggiori poteri assegnati al dirigente scolastico. Per quanto riguarda il precariato, il Governo si era vantato di voler chiudere tale capitolo, ma in realtà determina nuove ingiustizie e la messa in discussione di diritti, come il fatto di non poter fare più supplenze oltre i 36 mesi, aggirando così una sentenza della Corte di giustizia europea. Per questa serie di ragioni, noi e tutte le altre sigle sindacali continueremo a opporci alla 'Buona scuola'. Le iniziative di lotta che si stanno tenendo in tutto il Paese, da oggi allla fine della settimana, dimostrano che l'intero settore è contro la riforma, che mette in discussione anche valori costituzionali penso alla libertà d'insegnamento, e che riporta indietro la scuola trasformandola in un luogo chiuso, autoreferenziale e autoritario".

"Non a caso, la Flc sta lavorando sul versante legale a un ricorso, invocando il rispetto della Costituzione – ha aggiunto l'esponente Cgil –. E chiederemo anche al Presidente della Repubblica di fare un'attenta valutazione della legge, perchè, a nostro avviso, alcuni elementi sono assai discutibili; non ultimo, il fatto che chi vince un concorso o viene assunto, non può poi stare alla mercè di un dirigente scolastico che decide come collocarlo, magari con un contratto a termine. In quel caso, è chiaro che siamo di fronte alla violazione di norme a carattere costituzionale".

"Sul fronte dei precari – ha rilevato ancora Pantaleo –, si sono accumulati ritardi notevoli per la copertura di tutti i posti vacanti. Le 50.000 assunzioni rischiano di slittare dal 1 al 15 settembre, incrementando così le disfunzioni degli uffici scolastici già presenti l'anno appena trascorso. A questo, aggiungiamo le migliaia di ricorsi che ci saranno, perchè è del tutto evidente che chi rimarrà fuori dai nuovi organici si opporrà con ogni mezzo, avendo per giunta grandi possibilità di vittoria, in virtù delle norme esistenti. Insomma, alla riapertura delle scuole si rischia davvero il caos, a causa del pasticcio provocato dal Governo, che non ha voluto stilare piani pluriennali di immissioni, come noi avevamo suggerito a suo tempo, per dare a tutti la prospettiva di una stabilizzazione certa. In realtà, nessuno dei problemi sul tappeto viene risolto, e anche supplenze e precarietà rischiamo di portarceli avanti ancora per molti anni. Ho l'impressione che il Governo voglia fare un'operazione di assunzioni una tantum e poi chiudere le graduatorie, iniziando a fare concorsi. Ma, vista la quantità accumulata di precari, tale disegno è impraticabile".

"Perciò, l'autunno sarà molto difficile nelle scuole – ha aggiunto Pantaleo –, ma anche nelle università, dopo l'emendamento presentato dal Pd, che di fatto anticipa quello che il Governo ha in testa, un disegno simile sostanzialmente a quanto è stato fatto per la scuola: un doppio sistema di serie A e B, con un'egemonia della cultura d'impresa e delle ideologie liberiste, che avranno una corsia preferenziale nei concorsi della pubblica amministrazione, per cui non vale più il voto di laurea, ma conta l'università di provenienza. Anche qui, ci troviamo di fronte non solo a un provvedimento illegittimo e anticostituzionale, ma anche a un'impostazione ideologica che ormai caratterizza l'esecutivo di Renzi, tutto schiacciato sull'idea che il mercato e l'impresa debbano avere centralità financo nei processi d'istruzione, stabilendo priorità e privilegi per le aree cosiddette di eccellenza, lasciando abbandonati a se stessi tutti gli altri istituti universitari. A tale proposito, ricordo che negli ultimi anni i fondi ordinari per l'università sono stati dimezzati. La logica è sempre la stessa: si vogliono costruire piccole nicchie, dotate di risorse pubbliche e private, a discapito di tutto il resto. Ragion per cui, il nostro obiettivo sarà quello di legare in un filo indissolubile le sorti dell'università con quelle della scuola, unificando anche le nostre iniziative di lotta. C'è bisogno di rimettere in campo un forte movimento, portatore di un'idea alternativa in tutto il modello d'istruzione, in base a valori quali uguaglianza, libertà, democrazia e accesso al sapere per tutti".

"Altra priorità, il rinnovo del contratto nazionale – ha concluso il leader della Flc –. La sentenza della Consulta consente oggi di avere più cartucce da sparare su questo versante. Non è solo una questione salariale, sia pure importante per tutto il personale della scuola. Il rinnovo del ccnl significa anche ripristinare le regole, ad esempio ostacolando il tentativo in atto di devastare la contrattazione decentrata, a cominciare dall'aspetto economico, che stanzia 200 milioni come salario accessorio, che però non devono essere decisi solo dal dirigente scolastico, ma attraverso la contrattazione d'istituto con le organizzazioni sindacali. Questo, sia per quanto riguarda il personale Ata che per i docenti. Infine, dobbiamo ostacolare l'idea che su organizzazione del lavoro, libertà, diritti contrattuali, si proceda unilateralmente senza contrattazione. Dovremo condurre una battaglia per ridare una funzione determinante e un ruolo contrattuale alle Rsu all'interno delle scuole: nei primi giorni di settembre coinvolgeremo nella nostra mobilitazione anche loro a livello nazionale, perchè contrattare significa valorizzare la professionalità e la dignità delle persone, esattamente ciò che vuole negare questo Governo".