"La Regione ha rinunciato da tempo a condividere una politica relativa ai fabbisogni abitativi reali e al parco di case a disposizione. Si accoda alla proposta del Governo e, indifferente alla bocciatura da parte della Conferenza Stato Regioni, anticipa il provvedimento impropriamente chiamato Piano Casa". E' quanto dichiara Oriella Savoldi della segreteria della Cgil Lombardia in riferimento al progetto di legge approvato oggi dalla Giunta della Lombardia,

Un provvedimento che secondo Savoldi "si limita a liberalizzare interventi di ampliamento fino al 20% di abitazioni mono e bifamiliari; resta lontano da quel che servirebbe: un vero e proprio rilancio dell’edilizia. In tempi di crisi - dice ancora la sindacalista - è difficile credere che vada incontro alle esigenze delle famiglie di reddito medio basso; in tempi di crisi queste famiglie non sono certo quelle nella migliore propensione e condizione per spese straordinarie, a meno di non pensare a interventi tesi “al massimo risparmio”, pericolosi per la qualità del lavoro e delle case".

Il sindacato unitariamente aveva avanzato proposte alla Regione affinché fossero adottati provvedimenti tesi a "riscattare l’edilizia e l’occupazione, dalla grave crisi che stanno attraversando". "Piani di manutenzione e di recupero, sblocco di opere pubbliche già programmate - spiega ancora Savoldi - costruzione di case per l’edilizia popolare e a canoni agevolati, anche con il concorso dei privati. La Regione invece liberalizza ampliamenti, sostituzione di edifici anche nelle aree storiche o di rilievo naturalistico-ambientale, ricostruzione moderna al posto di costruzioni antiche".

Secondo la Cgil Lombardia, la Regione, "stanziando sempre meno risorse per le politiche abitative, altro non vuol fare che offrire l’esca al risparmio privato, su un terreno che sappiamo non essere esente da spinte speculative. Si tratterà di approfondire il provvedimento e di pretendere vincoli, controllo e trasparenza. Tuttavia - conclude Savoldi - già l’assenza di riscontro alle richieste di confronto avanzate dai sindacati e dagli inquilini non è certo la miglior attestazione di ricerca di soluzioni efficaci praticabili, né di volontà trasparenti verso una politica orientata al bene pubblico”.