Giornata decisiva oggi (martedì 24 settembre) a Taranto per ArcelorMittal. Due i temi (e due gli incontri) che saranno affrontati da azienda e sindacati. Il primo riguarda l’indotto del siderurgico: le ditte esterne lamentano che il rinnovo dei contratti d’appalto da parte dell’ex Ilva per l'erogazione di lavori e servizi sconta notevoli riduzioni di prezzo e ci sono aziende che, scaduto il contratto, sono uscite dalla fabbrica. È il caso di Castiglia, che si occupa delle pulizie industriali degli impianti, cui dal 1° ottobre subentreranno cinque nuove imprese, che ha licenziato circa 200 addetti che però non sono stati ancora ricollocati nelle società subentranti.

I sindacati protestano perché queste nuove ditte (tra cui la Alliance Green Service, dove ArcelorMittal è in joint venture) hanno proposto condizioni contrattuali ed economiche peggiorative, come l’applicazione del contratto di lavoro del ramo multiservizi e non quello metalmeccanico. “Vogliono assumere il personale attualmente impiegato a condizioni capestro per i lavoratori stessi, sotto il ricatto occupazionale, effettuando una classica operazione di dumping”, denunciano Fiom, Fim e Uilm, rimarcando che intenzione delle cinque società è “trasferire operai con contratto di lavoro metalmeccanico, maggiormente tutelante dal punto di vista del salario e dei contributi, al contratto di lavoro multiservizi che garantisce e agevola solo le imprese”.

Il secondo tema in discussione è la proroga della cassa integrazione ordinaria che ArcelorMittal ha chiesto per 1.395 addetti (pari al 17 per cento dell’intero personale) per 13 settimane, a partire da lunedì 30 settembre, per crisi congiunturale del mercato dell’acciaio. “Ci sono margini perché la trattativa possa svilupparsi positivamente, l’azienda qualche apertura l'ha fatta”, commenta il segretario generale della Fiom Cgil Taranto Francesco Brigati. L’esponente sindacale si riferisce soprattutto alla possibilità che la proprietà indiana, contrariamente alla prima tornata di cassa integrazione, attualmente in corso sempre per 1.395 lavoratori (iniziata il 2 luglio scorso, scade sabato 28 settembre), riduca i numeri complessivi dell'ammortizzatore sociale.

Più distanti, invece, sono al momento le posizioni tra sindacati e ArcelorMittal relativamente alla richiesta fatta da Fiom, Fim e Uilm “di integrare con misure ad hoc il reddito dei lavoratori in cassa integrazione, che è pesantemente decurtato”. Aggiunge Brigati: “Anche qui bisogna trovare soluzioni. Noi abbiamo proposto la rotazione del personale in cassa integrazione anche perché ci sono impianti soggetti a fermata”. I sindacati, infine, hanno anche chiesto il rientro dalla cassa integrazione del personale di manutenzione, considerato che c’è da avviare un piano di lavori in diversi impianti della fabbrica che la task force congiunta ha individuato e definito nel luglio scorso.