Gli altiforni non si spengono a Taranto, ma le linee della Whirpool sono ferme a Napoli. E lo spettro della fine del blocco dei licenziamenti si avvicina, sindacati in piazza sabato 26 giugno. La variante Delta gira, speriamo non troppo, mentre l’economia riparte tra fiducia e difficoltà.

Landini al G20: ora persone, lavoro e diritti al centro

Il segretario generale della Cgil è intervenuto alla al G20 del lavoro, LEMM (Labour and Employment Ministerial Meeting) in corso di svolgimento a Catania. Su Collettiva.it il video integrale del suo intervento

Prime pagine

“Sostegni, restano in cassa 5,6 miliardi”, questa l’apertura de Il Sole 24 Ore, che subito sotto, però, cambia tema e titola: “Riforma fiscale, aliquota al 23% sui capital gain. Meno Irpef per 7 milioni”.
Scelta diversa per gran parte degli altri quotidiani in edicola oggi. Il Corriere della Sera afferma: “”Il nostro è uno stato laico”, stesso tema scelto da La Repubblica: “L’Italia è uno stato laico”; Da Il Messaggero: “Questo è uno stato laico”; da La Stampa: “Draghi: Stato laico, Parlamento libero”; da Il Manifesto che su una grande immagine dell’emiciclo del Senato titola: “Possumus” e nel sommario spiega: “Il Parlamento è libero di legiferare, siamo uno stato laico, non confessionale. Draghi risponde all’attacco del Vaticano contro il ddl Zan. Letta si allinea: La penso come il premier. Fico: No alle ingerenze. L’ex maggioranza giallorossa prova a portare subito il testo in aula”. Avvenire apre con una affermazione: “Sfida di vera laicità”. Fuori dal coro Il Fatto Quotidiano: “Grillo non mi vuole più capo? Mi ritiro”.

Le interviste

Ancora, come per altro sarà per i prossimi mesi, il Pnrr all’attenzione dei quotidiani.  Francesco Basso de Il Corriere della Sera ha interpellato Mario Nava, guida Dg Reform della Commissione europea, che parlando del Piano italiano afferma: “Non è un giudizio scontato. Ciascun paese è stato valutato sul proprio merito e l’Italia ha rispettato tutti i requisiti del regolamento: la dimensione green, digitale, la coerenza degli interventi, ha rispettato la scadenza e quindi ha ottenuto un giudizio molto positivo con solo la B sulle metodologie dei costi”. Che fare per ottenere i primi fondi” e la risposta di Nava è netta: “I primi pagamenti sono legati al raggiungimento delle milestone che sono legate alle riforme della giustizia civile e penale, del quadro di regole sull’insolvenza, degli adempimenti fiscali, dell’istruzione e delle politiche attive per il lavoro. Tutto questo è molto ambizioso, richiederà molto lavoro nei prossimi mesi……L’implementazione è la parte cruciale perché ad essa sono legati i pagamenti. Adesso che la pianificazione è stata fatta bene, l’attenzione di sposta sulla effettiva attuazione”.

Cambiando giornale e rimanendo sul Pnrr si entra nel merito del Piano. Lo fa Riccardo Luna, pag. 23 de La Repubblica intervistando il ministro delle infrastruttura e della mobilità sostenibili Enrico Giovannini: “Il Pnrr ha appena avuto l’ok dell’Europa. Era scontato? È anche in questo caso la domanda centrale, la risposta arriva precisa: “Assolutamente no. La Commissione europea è stata molto attenta: per ogni progetto presentato c’è una analisi di fattibilità con uno studio molto approfondito. E il fatto che la Commissione rapidamente abbia potuto approvare il piano è il segno che era fatto bene».

Per Infrastrutture e mobilità avete 41 miliardi. Tantissimi.
«In realtà sono 61 se consideriamo tutti i fondi a disposizione. Serviranno. Le infrastrutture sostenibili sono un concetto nuovo: farlo secondo l’economia circolare vuol dire progettarle per il riuso. E poi c’è il tema del coinvolgimento dei cittadini. Per questo abbiamo costituito una consulta con tutte le organizzazioni interessate. Che sta funzionando, c’è volontà di partecipazione».

I porti sono strategici in un Paese come il nostro. Come cambieranno?

«Hanno un investimento dedicato di 4 miliardi. Direi senza precedenti. Per trasformarli in porti verdi. Che vuol dire? Intanto portare l’elettricità in banchina, così le navi spegneranno i motori a gasolio in porto. E poi ridurre i tempi di logistica per diminuirne l’impatto ambientale. Il cambiamento climatico sta cambiando la logistica. Ad esempio lo scioglimento dei ghiacci ha aperto nuove rotte per le navi a Nord ma apre per noi prospettive inedite verso l’Africa».

In 5 anni l’Alta velocità ferroviaria arriverà davvero al Sud?
«Non in tutto il Sud, diciamo in parte, su alcune tratte. Si comincia con Battipaglia-Tarsia, con un blocco che ci consente di collegare questa tratta con Matera e Taranto. Poi collegheremo la Ionica. Una sfida che vinceremo».

E sugli aeroporti?
«È uno dei grandi temi: tutte le compagnie si aspettano un recupero dei viaggi. Ma ci vorrà tempo. Gli aeroporti sono cambiati - come luogo - in modo radicale. L’integrazione fra trasporto aereo e ferroviario sarà cruciale. In Germania, ad esempio, Lufthansa ha già fatto un accordo con le ferrovie. In Francia c’è una legge che scoraggia l’uso dell’aereo per tratte che si raggiungono in treno in tre ore. Tutto questo significa una cosa molto semplice: l’Alta velocità deve arrivare in aeroporto».

Grandi investimenti anche sulle bici.
«Enormi. Abbiamo 600 milioni da spendere solo sulle piste ciclabili. Questo cambierà il volto delle città ma anche delle campagne, dove si potrà sviluppare un nuovo turismo».

Il tema del giorno, lo dicevamo, è quello della laicità dello stato, Il Messaggero intervista il decalogo del Collegio cardinalizio Giovanni Battista Re che afferma: “La Chiesa vuole dialogare, quella legge va bene se cambiano alcuni punti”.

Sempre sul quotidiano romano, il consulente del ministro della Salute Waltr Ricciardi annuncia “controlli severi sul green pass per evitare gli errori del 2020”. E spiega: “La variante Delta diventerà dominante ma grazie alle vaccinazioni l’impatto può essere limitato”.

E ancora su pandemia e vaccini a pag. 9 dell’Avvenire si può leggere una conversazione con Peter Piot, microbiologo belga che nel 1976 partecipò alla scoperta di Ebola e dallo scorso anno è consulente di Ursula Von der Leyen sottolinea che l’unica salvezza contro Covid è vaccinare tutta la popolazione mondiale: “Non è una utopia. Semplicemente è una cosa che va fatta perché non abbiamo altre alternative. La vera questione è quanto velocemente riusciremo a farlo. Ciò dipende dalla fornitura dei vaccini. Non ce ne sono ancora abbastanza. Lo sforzo produttivo richiesto è senza precedenti e, certo, la situazione cambierà nei prossimi mesi. Il problema è che ne abbiamo bisogno adesso” Il punto fondamentale del ragionamento di Piot è che va sospesa la titolarità dei brevetti sui vaccini, i paesi del Sud del mondo devono avere la possibilità di produrre i sieri e agli annunci ci Biden – ha detta dello scienziato – non sono seguiti i fatti.

Editoriali e commenti

Gli esami non finiscono mai, sosteneva qualcuno, Maurizio Ferrera, a pag. 26 del Corriere della Sera, indica quelli che l’Italia dovrà superare: “La partita adesso diventa più difficile: bisogna realizzare le 227 misure previste, senza contare le cosiddette riforme capacitanti, quelle che non costano, ma cambiano le regole del gioco (come giustizia e pubblica amministrazione). Il cronoprogramma è serrato e preciso nelle scadenze e nei contenuti. La lettura fa tremare le vene ai polsi: presuppone una capacità di agire che è anni luce lontana dai nostri standard abituali. C’è da chiedersi se il governo e i partiti che lo sostengono siano consapevoli della enormità della sfida. Dai primi passi concreti, sembra di no.

Prendiamo il decreto legge «semplificazioni e governance», varato il primo giugno scorso. Un atto dovuto, ma anche provvisorio e incompleto. Il testo è stato trasmesso alla Commissione Affari istituzionali della Camera, poi passerà al Senato, con la solita rincorsa di emendamenti. Ammesso che vengano rispettati i sessanta giorni, la conversione in legge non concluderà il processo decisionale. Bisognerà infatti adottare tra i 18 e i 30 provvedimenti attuativi. Per dare un’idea dei nostri tempi: dei 37 provvedimenti previsti dalla legge Conte sulle semplificazioni (settembre 2020), ne sono stati approvati ad oggi solo 8.

Fra le riforme da varare entro la fine di quest’anno vi è quella delle politiche attive del lavoro, che il ministro Orlando vuole collegare alla revisione degli ammortizzatori sociali. Secondo il cronoprogramma, fra sei mesi dovranno entrare in vigore i decreti inter-ministeriali che istituiscono la Garanzia dell’occupabilità dei lavoratori (Gol), nonché il Piano per le nuove competenze. Due misure importanti, che introdurranno nuove opportunità ma anche nuovi obblighi per tutti i percettori di trasferimenti e sussidi, compreso il reddito di cittadinanza. Nel 2022 ci siamo impegnati a offrire le prestazioni della Gol (formazione inclusa) a non meno di 3 milioni di beneficiari. Un’impresa a dir poco eroica. E ciascuna delle sei «missioni» del Pnrr richiede sforzi altrettanto onerosi.

Gli ostacoli attuativi non riguardano solo l’inefficienza del sistema governo-parlamento-amministrazione (compreso il livello regionale). Le riforme sono destinate a scontrarsi con le resistenze dei vari interessi coinvolti: pubblico impiego, imprese, sindacati, la pletora di categorie che preferirebbero mantenere lo status quo, oppure che cercheranno di lucrare vantaggi. Gran parte del Pnrr riguarda ambiti nuovi (transizione verde e digitale), non è chiaro a chi toccheranno costi e benefici. Emergeranno perciò conflitti distributivi diversi dal passato. Con un sistema partitico fluido e frammentato come quello italiano, non sarà facile forgiare compromessi e orchestrare il consenso.

C’è poi il versante esterno. Le nove rate successive a quella di luglio verranno erogate dopo una verifica del «conseguimento soddisfacente» dei pertinenti traguardi e obiettivi dei piani nazionali. Chi effettuerà la verifica? In prima battuta la Commissione, ma l’ultima parola spetta al Consiglio, dove siedono i governi nazionali. Insomma, dovremo fare i conti anche con le valutazioni di quei Paesi «frugali» (Olanda in testa) che si erano battuti contro il Next Generation Eu (Ngeu), non molto ben disposti verso il nostro Paese. I prossimi nove esami non saranno una passeggiata.

A Cinecittà Ursula von der Leyen ha elogiato l’Italia, ma ha anche fatto capire che il nostro Paese resterà sotto i riflettori europei. Con il Ngeu finanziato da debito comune, la Ue ha fatto una scommessa sulla nostra capacità di ripartire, su un sentiero di sostenibilità. Saremo all’altezza del compito e delle aspettative? Finora, il «metodo Draghi» ha assicurato una adeguata effettività di governo. Senza un sostegno più convinto, fattivo e responsabile dei partiti (e di tutta la classe dirigente di questo Paese) sarà difficile dar prova di un «conseguimento sufficiente» degli obiettivi. Che è fondamentale non solo per accedere alle risorse europee, ma soprattutto per arrestare la spirale di declino in cui l’Italia si è da tempo avvitata”.

 

Il Fisco e la sua riforma è il tema al centro della riflessione di Gaetano Lamanna, pag. 15 de Il Manifesto: “Fisco e welfare sono strettamente intrecciati, e sarebbe sbagliato consegnare la riforma ai tavoli tecnici. Con la fine dell’emergenza pandemica la questione di chi paga il conto è destinata a diventare centrale, non solo in Italia…… Il fisco è l’arma più efficace a disposizione per correggere la tendenza «naturale» all’accumulazione smisurata di ricchezze da parte di una minoranza che detiene il controllo dei mezzi di produzione e distribuzione. Risulta evidente l’incompatibilità della situazione attuale, caratterizzata da profonde e crescenti disuguaglianze, con condizioni favorevoli alla coesione sociale e allo sviluppo sostenibile. Ecco perché la ripartenza post-pandemica non può ridursi al problema dei tempi e dei modi di attuazione del Pnrr. La «ricostruzione» non può essere la riproposizione di quello che c’era prima. Le stesse innovazioni tecnologiche e la transizione ecologica, in questo contesto, possono accentuare, anziché mitigare, le disuguaglianze. La riforma fiscale diventa (deve diventare) il terreno principale di scontro tra chi intende privilegiare la «continuità» dell’attuale ordine economico e sociale e chi, invece, si pone in un’ottica di cambiamento…………….. Il fisco è materia delicata. Tocca interessi concreti e mette in rilievo le «contraddizioni in seno al popolo»: tra lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi, tra contribuenti onesti ed evasori. C’è poi il tema dei criteri in base ai quali si accede ad agevolazioni, incentivi, bonus di tutti i tipi. Una giungla di spese fiscali da riordinare e accorpare. L’assegno unico e universale per i figli, in questo senso, è un esempio da seguire. Ridurre le tasse sul lavoro presuppone l’aumento di quelle che incidono sui profitti e sulle rendite finanziarie e immobiliari”.

Riccardo Rovelli, su Il Sole 24 Ore torna sulle considerazioni finali di Banca d’Italia definisce le due sfide che secondo Visco l’Europa dovrà affrontare: “Fisco e debito”.

Gianfranco Viesti, pag. 15 de Il Messaggero, riflette sul fatto che lil Centro può essere la locomotiva dell’Italia ma occorre “Integrazione”, insomma occorre coinvolgere il più possibile tutti i cittadini e tutti i territori, lo sforzo deve essere comune e corale. L’articolo e lungo e denso, con diversi spunti di riflessione su come e cosa fare.

Economia lavoro e sindacato

Da Taranto arriva la notizia importante: Ex Ilva il Consiglio di Stato annulla la sentenza del Tar di Lecce su Collettiva.it resoconto e indicazioni su ciò che questo significherà per il destino dello stabilimento pugliese, e soprattutto per quello di lavoratori e cittadini.

Ne scrivono anche Giusy Francese a pag. 18 de Il Messaggero: “Annullata l’ordinanza del primo cittadino di Taranto. Adesso si può approvare il bilancio 2020 e insediare il nuovo Cda. Gli altoforni restano attivi. Il gruppo afferma: pronti alla decarbonizzazione”.
Massimo Franchi su Il Manifesto oltre al racconto dettagliato di cosa è successo e di cosa significa non solo per governo e fabbrica ma anche per lo stabilimento, riporta la posizione del sindacato: “L’accento viene posto sulla necessità di contrattare il nuovo piano. Per Gianni Venturi della Fiom: ‘ora si apra un negoziato vero sul piano industriale con Acciaierie d’Italia e i ministri interessati, si definisca una transizione credibile ambientalmente e socialmente sostenibile: si rilanci un asset strategico”.  
E se si apre uno spiraglio per lo stabilimento della città tarantina, per quello ligure la situazione è incandescente. Su La Repubblica edizione Genova il racconto del muro contro muro tra ex Ilva che vuole mettere in cassa integrazioni i lavoratori dal 28 giugno e lavoratori e sindacati che non ci stanno, siamo alla seconda giornata di mobilitazioni e di cortei che attraversano le strade cittadine. Per il sindacato sul banco degli imputati è il governo che non prende posizione.

Sabato 26 giugno Cgil Cisl e Uil saranno a Torino Firenze e Bari per manifestare, il Governo deve ascoltare il lavoro a cominciare dal blocco dei licenziamenti che, secondo le organizzazioni sindacali, non può essere annullato dal 1 luglio. Al momento ci sono già le prime vittime annunciate: sono i lavoratori e le lavoratrici della Whirlpool, ne scrive Antonio Piedimonte a pag. 22 de La Stampa: “È corsa contro il tempo per Whirlpool. Per i 350 lavoratori del sito di Napoli, chiuso dal 30 ottobre 2020, l’azienda ha annunciato che il 1 luglio avvierà la procedura di licenziamento di licenziamento collettivo. Ma c’è una finestra di speranza: l’iter potrebbe non essere avviato se entro il 30 giugno si troverà un accordo per un altro percorso. Mentre va in scena uno sciopero di 8 ore con blocco della produzione in tutti gli stabilimenti”.

Una buona notizia, anche se ancora parziale, arriva dal Parlamento: la Commissione lavoro della camera ha approvato all’unanimità il ddl che punta a eliminare il differenziale salariale tra donne e uomini. Ne scrivono, tra gli altri, Il Messaggero, Il Sole 24 Ore e La Stampa

E poi il fisco, alcuni giornali anticipano la bozza della relazione che le Commissioni parlamentare dovrebbero approvare entro il 30 giugno. Scrivono Marco Mobili e Gianni Trovati a pag.3 de Il Sole 24 Ore: “Giù l’Irpef per i 7 milioni di contribuenti che popolano la terza fascia di reddito. E aliquota delle rendite finanziarie allineata alla prima aliquota dell’Irpef, che oggi è al 23% cioè oltre tre punti sotto quello che il fisco attuale chiede ai capital gain. Sono due le proposte chiave che hanno trovato spazio nella prima bozza di proposta parlamentare sulla riforma fiscale. Il testo entra ora nella fase finale tra i partiti, in vista della riunione decisiva delle commissioni finanze di Camera e Senato che dovrebbe licenziare il documento definitivo entro il 30 giugno. Su questa base, secondo il calendario scritto nel Pnrr, il governo dovrà costruire la legge delega entro fine luglio”.

A pag. 6 de il Manifesto, scrive Adriana Pollice: “La tenuta del sistema democratico non può prescindere dal rispetto del principio di legalità e dalla corretta gestione delle risorse pubbliche»: è il monito del presidente della Corte dei conti, Guido Carlino, che ieri ha presentato la relazione sul rendiconto generale dello Stato. Un passaggio è stato dedicato al Sistema sanitario in tempo di Covid: «La pandemia ha messo ulteriormente in luce le differenze nella qualità dei servizi offerti, le carenze di personale dovute ai vincoli nella fase di risanamento, i limiti nella programmazione delle risorse professionali. Ma, anche, la fuga progressiva dal sistema pubblico, le insufficienze dell’assistenza territoriale a fronte del crescente fenomeno delle non autosufficienze e delle cronicità, il lento procedere degli investimenti sacrificati dalle necessità correnti». Per concludere: «Guardare agli indicatori alla base del monitoraggio dei Livelli essenziali di assistenza consente di mettere a fuoco le condizioni prima della crisi e capire i problemi da cui è necessario ripartire”. E sul fisco scrive la Pollice riportando le affermazioni di Carlino: “Sulla lotta all’evasione la Corte dei conti si sofferma in modo particolare: «I risultati finanziari derivanti dall’attività di accertamento e controllo dell’Agenzia delle entrate sono del tutto incoerenti con la dimensione dei fenomeni evasivi. Gli strumenti e le modalità operative di gestione non sono in grado di determinare una significativa riduzione dei livelli di evasione che caratterizzano il settore dell’Iva e dell’imposizione sui redditi». Strumenti talmente insufficienti da non spingere a migliorare i livelli di adempimento spontaneo né bastano a recuperare le somme evase. «La riscossione dei crediti pubblici presenta gravi difficoltà: a 20 anni dall’iscrizione a ruolo, la percentuale è inferiore al 30% del carico netto; dopo 10 anni non raggiunge il 15%» spiega il presidente di coordinamento delle Sezioni Riunite in sede di controllo della Corte dei Conti, Enrico Flaccadoro. E ancora: «Permane il notevole gap rispetto all’andamento dell’Iva negli altri stati dell’Ue, ciò dovrebbe spingere a superare la facoltatività della fatturazione elettronica»”.

Infine, su tutti i giornali di questa mattina grande risalto, da un lato alle parole di Mario Draghi in Parlamento: l’Italia è uno stato Laico e spetta a Camera e Senato legiferare anche in materia di diritti civili. Affermazione importante per chi l’ha pronunciata e per la sede nella quale queste parole sono risuonate. Affermazione, ricordiamo, contenuta e sancita dalla nostra Costituzione.
E poi la variante Delta che comincia a diffondersi nel nostro Paese e la necessità di procedere spediti con la campagna vaccinale non abbassando la guarda rispetto alle misure di prevenzione.

Ieri si è conclusa Futura 2021, le tante facce del lavoro raccontate su Collettiva.it insieme alle categorie della Cgil. Il nostro Speciale con video, foto e articoli.

L’Apertura di Collettiva.it è dedicata all’Emergenza povertà

Per approfondire: Serve l’ascensore sociale, intervista a Rossana Dettori, segretaria nazionale della Cgil

E Per un nuovo mercato del lavoro, intervista a Maria cecilia Guerra, sottosegretaria al Mef

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