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Nel frontespizio del volume che raccoglie il 15° Rapporto sugli amministratori sotto tiro realizzato da Avviso pubblico, è pubblicata una frase del presidente Mattarella che racchiude non solo il senso del Rapporto ma anche il valore degli amministratori locali, “presidio di legalità più prossimo ai cittadini”. E assegna loro una responsabilità in più, secondo il Capo dello Stato: “Dalla loro personale integrità passa tanta parte della credibilità delle istituzioni”.
Il senso del Rapporto
"Questo Rapporto rappresenta un viaggio nella complessità dei territori e del ruolo degli amministratori locali, da un lato pressati dalla criminalità organizzata, sempre più invasiva e subdola nella sua capacità di infiltrarsi nel tessuto economico e sociale. Dalla crescente sfiducia nelle istituzioni locali: lo si vede dal drammatico calo dell’affluenza alle urne e dalla difficoltà a comporre le liste elettorali. Dall’altro lato pressati dalla fatica di conciliare il necessario riconoscimento dei diritti con i principi di legalità e con un’evidente penuria di risorse, economiche e di personale. Tuttavia il Rapporto ricorda e attesta che esiste la buona politica, e che è più diffusa di quanto la narrazione del ‘sono tutti uguali’ voglia fare credere”. Queste le parole di Roberto Montà, presidente di Avviso Pubblico, pronunciate nel corso della presentazione.
I numeri di una emergenza
Ogni anno in media si registrano 381 atti intimidatori nei confronti di sindaci, assessori, consiglieri, amministratori locali in generale: sono 32 al mese, uno al giorno. In 15 anni i casi censiti sono quasi seimila. Questi i numeri di una vera e propria emergenza di cui forse si parla troppo poco. Ma sono anche i numeri che raccontano un’Italia di uomini e donne con il senso delle istituzioni e del proprio compito, con il valore dell’integrità e del bene comune al fondo dell’esercizio delle proprie funzioni. Un’Italia da raccontare e da valorizzare, dunque, anche per restituire credibilità alle istituzioni e fiducia nella cosa pubblica.
Dove
Certo, le regioni culla delle mafie storiche (Cosa Nostra, camorra, ‘ndrangheta e Sacra corona unita) sono anche quelle che vedono la concentrazione maggiore delle minacce. Dal 2010 al 2024
Sicilia, Calabria, Campania e Puglia hanno fatto registrare 3.286 casi, il 57,5% del totale, ma il diffondersi della criminalità organizzata fuori dal Mezzogiorno ha portato con sé anche gli atti intimidatori. La Lombardia ha il triste primato di essere la prima regione del Centro Nord con 337 casi seguono Lazio, Toscana e Veneto. Ma quel che più colpisce è che i 5.716 atti intimidatori censiti da Avviso pubblico sul territorio nazionale dal 2010 al 2024 sono stati registrati sul territorio di ben 1.683 comuni italiani, il 21.3% del totale. E poi 978 Comuni - il 58% del totale - sono stati colpiti da almeno un atto intimidatorio, 705 Comuni - il 42% - sono stati colpiti da atti intimidatori per due o più anni.Un appetito irrefrenabile
“Le mafie si assicurano il controllo del territorio e di qualsiasi attività economica vi si svolga, non solo con la violenza e l’intimidazione nei confronti dei cittadini, ma anche e soprattutto con la gestione di appalti, concessioni, forniture e servizi pubblici, determinando una forma di governo parallelo che sottrae risorse alla collettività”. Lo ha spiegato Pietro Grasso, presidente di Scintille di Futuro con cui Avviso Pubblico ha avviato da tempo una collaborazione che si traduce in iniziative importanti, fra cui la scuola di formazione politica “amministratori consapevoli”. “Per contrastare efficacemente questa sciagura, - ha aggiunto - è necessario un approccio multilivello che combini azioni giudiziarie, etica politica e coinvolgimento della società civile”.
Il 2024 anno nero
Un brutto più 4% rispetto al 2023: sono le intimidazioni che hanno colpito amministratori pubblici e personale della pubblica amministrazione nello scorso anno. Davvero, siamo in presenza di una contro-tendenza, visto che negli ultimi cinque anni si è assistito a un calo costante di atti. Ciò che, invece, continua a diminuire è il numero di comuni interessati: le mafie concentrano le proprie azioni criminose in territori specifici, a quanto sembra.
Ancora dove
Ben il 21% degli atti intimidatori, nel 2024, sono avvenuti nei comuni sciolti per mafia più o meno recentemente. Il 52% dei casi censiti nel 2024 si è verificato in Comuni al di sotto dei 20mila abitanti. Il 27% in Comuni tra i 20mila e i 50mila abitanti. Il restante 21% in Comuni con oltre 50mila abitanti. E nell’anno da poco trascorso la regione più interessata dagli atti è la Sicilia, con 51 casi pari al 46% in più rispetto al 2023.
Come, cosa
Minacce verbali via telefono, incendi di automobili, motorini e altri veicoli. Certo, anche missive minatorie, biglietti e mail, ma Avviso Pubblico registra intimidazioni “nuove”, inviate utilizzando strumenti digitali come i social network. Hanno colpito nel 64% dei casi amministratori locali, nel 16,5% personale della pubblica amministrazione, nel 13% candidati, nel 4% ex amministratori.
Cosa fare?
Tra le altre cose bisogna illuminare il fenomeno, come fa Avviso Pubblico quotidianamente, ma anche responsabilizzando informazione e comunicazione. Da qui l’importanza della partecipazione di Vittorio Di Trapani, presidente Fnsi, alla presentazione del Rapporto: “Mafie e corruzione sono tutt’altro che sconfitte. Lo dimostrano i dati che fotografano le minacce nei confronti degli amministratori pubblici così come nei confronti dei giornalisti. Mafiosi e corruttori odiano la buona amministrazione come la buona informazione. Ecco perché, al contrario, serve invece un’alleanza che rafforzi la presenza della stampa sul territorio, nelle periferie, direi un piano nazionale contro la desertificazione informativa. In questo senso, l’informazione diventa anche una forma di assicurazione – e rassicurazione – per la buona pubblica amministrazione”.