“Si conferma un mercato del lavoro connotato da lavoro precario, da bassi salari e dal permanere dei gap col resto del Paese. La causa di questo è un apparato produttivo che resta debole, in assenza di misure strutturali per il suo rilancio. E quello che più preoccupa è che si stanno spendendo tanti soldi ma senza trasformare un modello economico e produttivo che non determina crescita. In queste condizioni la fiammata del Pil rischia di spegnersi ben presto, col finire degli interventi a termine”. Lo ha detto il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino, intervenendo alla tavola rotonda in occasione della presentazione del Rendiconto sociale dell’Inps per il 2024. 

Mannino ha sottolineato che la precarietà (solo il 20% delle assunzioni del 2024 è stato a tempo indeterminato) “è frutto dell’attuale modello produttivo ma anche di leggi sbagliate, che la Cgil ritiene vadano cancellate, che in 30 anni non hanno prodotto crescita ma solo lavoro precario e povero. Colpisce il gap dei redditi col resto d’Italia – ha aggiunto Mannino – ma anche quello tra uomini e donne, e il fatto che un giovane su 4 tra i 15 e i 28 anni rientri tra i Neet”.

“Di fronte a questa situazione – conclude il segretario siciliano – sono incomprensibili le valutazioni positive da fonte istituzionale sia regionale che nazionale. Quello che è evidente è che le politiche nazionali per il Mezzogiorno sono inadeguate e sbagliate e che il governo regionale galleggia, è assente nelle programmazioni, a partire da quelle che riguardano le grandi risorse che si stanno spendendo e non produce interventi strutturali in grado di determinare occupazione duratura e stabile”.