La fiducia risicata ottenuta dal governo al Senato è ovviamente la notizia del giorno su tutti i quotidiani italiani. Il Sole24Ore apre con: “Crisi, al Senato Conte arriva a 156. Imprese Ue, un buco da mille miliardi”; la Repubblica sceglie: “Un governo piccolo piccolo”; mentre il Corriere della sera scriveFiducia a Conte ma con 156 voti. Niente maggioranza assoluta al Senato”. La Stampa invece opta per “Conte si salva, ma così non governa”, mentre il Messaggero sceglie “Governo a trazione ridotta”. Come di consueto, il Manifesto e il Fatto pubblicano in prima pagina due grandi foto del premier, il primo con il titolo “Sabbie mobili”, il secondo con “Più lo butti giù e più si tira su”.

Interviste
Sono molte anche le interviste a politici e analisti pubblicate oggi sulla crisi di governo, ma la Repubblica, con Valentina Conte a pagina 10 pone delle domande a Fabrizio Barca sul Recovery plan. “Dopo 50 giorni dalla prima bozza - si legge -, il documento è ormai strutturato, i titoli ci sono e anche progetti buoni, come sul digitale. Ma va migliorato In direzioni molto precise che, come Forum disuguaglianze e diversità, abbiamo indicato nel nostro documento inviato al presidente Conte sei ore prima che il Consiglio dei ministri lo approvasse. Se il Recovery non adotterà il linguaggio dei risultati attesi, il rischio per l'Italia è molto alto”.

Lo stesso quotidiano pubblica poi un'intervista alla segretaria Fiom Francesca Re David sulla nascita di Stellantis. A pagina 16 Diego Longhin riporta: “C'è la possibilità di valorizzare e di riempire gli stabilimenti italiani guardando al futuro, assumendo giovani. Si devono creare le condizioni e come nuovo gruppo ha le dimensioni e la potenzialità per raggiungere il traguardo. Lo ha detto Elkann, e lo ha ripetuto Tavares. Questa è un'operazione che guarda alla crescita, all'innovazione e alla nuova mobilita. L'ad ha dato rassicurazioni, bisogna poi vedere i progetti e i fatti concreti”.

Su Repubblica, così come sulla Stampa, in prima pagina, campeggiano proprio le parole dell'ad di Stellantis Carlos Tavares. Intervistato da Paolo Griseri dice: “E' quarant'anni che lavoro in questa industria, ho imparato a trattare le diverse sensibilità presenti nei Paesi di tutto il mondo. Ciascuno cerca di proteggere e valorizzare i suoi insediamenti. Lo farà Italia, come la Francia, come l'America. Finora abbiamo avuto molti riscontri positivi. Abbiamo avuto il sì del governo Usa e gli stessi sindacati hanno approvato l'operazione. Poi, certo, c'è sempre in questi casi chi agita il drappo rosso ma sostanzialmente sono arrivate approvazioni. In questi casi il rischio più grande è non muoversi, stare fermi. L'Europa avrà un ruolo importante solo se saremo performanti in Europa”.

Sempre sulla Stampa a pagina 24 Marco Bresolin intervista Thierry Breton, commissario Ue al commercio e la digitale sulle piattaforme social. “Se discutiamo di questo da anni è perché c'è un vuoto normativo - dice -. Ma le piattaforme, fino all'8 gennaio, non hanno mai voluto riconoscere questo problema e le loro responsabilità editoriali. Poi però è successo questo episodio. E se lo hanno fatto è perché hanno visto che sulle loro reti stava circolando qualcosa di sbagliato, con importanti conseguenze fuori dallo spazio digitale». È l'ammissione di un errore? 'Se ora riconosci che è necessario controllare cosa succede sulle tue reti, allora implicitamente stai riconoscendo che avresti dovuto farlo anche prima. E poi mi chiedo: è giusto che un'azienda privata possa decidere di intervenire in questo'”.

Editoriali e commenti
Su quasi tutti i quotidiani appaiono ampi e affettuosi ricordi di Emanuele Macaluso scomparso ieri. Luciana Castellina lo ricorda sul Manifesto a pagina 7, con queste parole: “Emanuele - l'ho ricordato molte volte - fu uno dei rarissimi che quando venimmo radiati ci salutava ancora affettuosamente quando ci incontrava per la strada. Dipendeva dal suo carattere socievole, ma anche dalla consapevolezza di avere in comune una cosa preziosa, questo radicamento che faceva sì che ogni volta che proponevamo qualche cosa, si doveva partire dalla 'questione sociale'. Se non lo facevi, voleva dire che non eri di sinistra”.

Sul Corriere della sera, a pagina 26, Giulio Tremonti scirve di Stati Uniti: “Nel novembre del 2016, subito dopo la vittoria di Trump, con grande intelligenza politica il presidente Obama ebbe a dire: 'Non sarà la fine del mondo, ma certo sarà la fine di un mondo'. E così è stato da allora e fino a oggi, quando si può (si deve) ripetere la domanda: quale mondo, dopo la vittoria dei democratici e dopo la (quasi) sconfitta dei repubblicani? Il mondo del presidente Obama, affascinante erede di Clinton, fu tratteggiato subito, nel suo discorso di investitura: '... Siamo un popolo che ha solo il futuro'. Superati i vecchi confini della storia e della geografia veniva così ad aprirsi un mondo nuovo per l'uomo nuovo, questa la integrale e compiuta utopia della globalizzazione. Con Trump è stato il principio dell'opposto, fermo che quattro anni non si valutano in base alla follia delle ultime quattro settimane”.

Sul Fatto quotidiano, a pagina 13, Alessandro Robecchi smonta la notizia di un fattorino di Deliveroo intervistato dal Messaggero e la Stampa in cui diceva aver dovuto chiudere causa Covid lo studio professionale appena avviato e descriveva il nuovo lavoro come molto redditizio. “E infatti non è vero. Il rider felice non si chiama Emiliano (ma Emanuele), non ha 35 anni (37), non ha mai avuto uno studio di commercialista, fa il rider dal 2018 (quindi prima del Covid), non in bicicletta (moto), non guadagna né 2.000 né 4.000 euro al mese, ma arriva a 1.600 se lavora nove ore al giorno tutti i giorni della settimana, tutte le settimane dell'anno. Cilieginasullatorta, viene fuori che questo Emiliano/Emanuele è un grande sostenitore del cottimo, già organizzatore di un sindacato giallo messo su di concerto con qualche azienda del settore, favorevole al contratto truffa sottoscritto solo da un minuscolo sindacato di destra che tutti i rider del regno schifano e denunciano come abusivo”.

Sul Giorno-Carlino-Nazione a pagina 2, Monica Peruzzi scrive poi di Recovery e donne: “Parliamo delle donne - si legge -: pur rappresentando il 70% del personale sanitario, a loro vengono destinati dal governo 4 miliardi e mezzo di euro, il 2% del totale. Eppure in Italia, Paese fermo al penultimo posto nell'Unione Europea per occupazione femminile (49% contro il 62% media Ue), le donne sono state le più colpite dalle conseguenze economiche del virus: una su due, secondo l'Istat, è fuori del mercato del lavoro. Una situazione non più sostenibile, che dovrebbe prevedere stanziamenti importanti e un piano politico serio. Invece non c'è traccia né degli uni, né dell'altro”.

Lavoro, sindacato, welfare
Su Avvenire, a pagina 20, Francesco Dal Mas dà la notizia che Abb vuole lasciare Marostica (Vicenza): “La multinazionale - si legge - ha comunicato ai sindacati vicentine e alla Rsu di Marostica, la decisione di chiudere lo stabilimento a seguito della volontà di delocalizzare le produzioni fuori dall'Italia. Oggi i lavoratori, sostenuti dal coordinamento Fim Fiom Uilm, saranno in sciopero e in presidio davanti al loro stabilimento. La decisione di chiudere è 'inaccettabile' per i sindacati, considerando che lo stabilimento di Marostica 'non si trova in una situazione economicamente negativa'”.

Sul Sole24Ore a pagina 12, Claudio Tucci scrive: “A 30 giorni dalla scadenza del contratto, il 6o% dei lavoratori in somministrazione ha avuto una nuova "attivazione", la percentuale più alta tra tutte le forme di impiego flessibile. Lo stesso contratto a termine alle dirette dipendenze dell'azienda ha visto invece, nello stesso periodo 2015-2019, una nuova attivazione per il 30% delle persone. Cosa significa? Che nonostante le difficoltà che hanno colpito anche la somministrazione, i lavoratori tramite Agenzia hanno resistito meglio; a dimostrazione del ruolo centrale delle Apl nel favorire 'il miglior contemperamento tra esigenze di continuità della persona e di flessibilità delle imprese', ha sintetizzato Alessandro Ramazza, confermato ieri alla guida di Assolavoro.

Rosaria Amato a pagina 22 di Repubblica, si occupa invece di professionisti. “Perché se governo e rappresentanti delle categorie sono perfettamente d'accordo sul fatto che anche al professionisti iscritti alle Casse vada garantito un ammortizzatore sociale, soprattutto dopo che per gli autonomi iscritti all'Inps è arrivata l'Iscro, è difficile trovare una via che non pesi sulla fiscalità generale ma non metta neanche a rischio l'autonomia e le risorse degli enti professionali – si legge -. È questo il nodo del confronto che avrà luogo domani tra la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, e i rappresentanti delle categorie, oltre che delle Casse In 10 anni, tra il 2009 e il 2019, registra Confprofessioni, sono spariti 735 mila lavoratori indipendenti, nel solo primo semestre dell'anno scorso hanno lasciato l'attività in 170 mila, di cui 30 mila liberi professionisti. Con la pandemia sono rimasti bloccati dal lockdown il 40,2% degli indipendenti rispetto al 29,4% dei dipendenti”.

Sul Corriere della sera, a pagina 29, si torna invece a palare di automotive, Stellantis e Fca, con Bianca Carretto e Fabio Savelli che riportano le parole di Tavares. “L'Italia resta il fanalino di coda, un calo del 27,9%, 4 punti in meno del mercato europeo. Fca fa peggio della media chiudendo l'anno con il 26% in meno di immatricolazioni. Una situazione dovuta alle incertezze per il rinnovo degli incentivi, tanto da far dichiarare a Andrea Cardinali, direttore Unrae, che «''Italia non è solo in coda ai maggiori mercati europei per volumi di auto nuove ma anche per la quota di auto ricaricabili. Un modesto 4,3% contro 15,6% della Germania, e l'11 ,2% della Francia, persino la Spagna ha fatto meglio. E' ormai fondamentale che la fiscalità delle auto aziendali venga allineata a quella dei principali mercati, ossia la possibilità di scaricare l'Iva al 100%. Misure che devono essere affrontate dal governo, ricordando l'urgenza ambientale creata dal nostro vecchio parco circolante'”.

Su Collettiva oggi si parla di vaccini e della loro diffusione. Con uno studio della Northeastern University di Boston che dimostra che il covid verrà sconfitto solo se non si faranno distinzioni tra ricchi e poveri, l'intervista alla vicepresidente di Medici senza frontiere Elda Baggio e la riflessione di Andrea Capocci, giornalista scientifico del Manifesto.

L’Agenda degli appuntamenti
Per il quadro completo di tutti gli appuntamenti Cgil, vedi l’agenda di Collettiva.