Il 2025 sarà ricordato come l’anno in cui, dopo due decenni di progressi, la mortalità infantile globale tornerà ad aumentare. Non per nuove pandemie o emergenze sanitarie, ma per precise scelte politiche e finanziarie. I tagli agli aiuti internazionali alla sanità, in particolare ai programmi di vaccinazione nei Paesi a basso reddito, stanno producendo un effetto domino che mette a rischio milioni di vite. Contemporaneamente, crescono le spese militari.

Vaccini cancellati, il sistema globale traballa

L’allarme è stato lanciato da Walter Ricciardi, consulente scientifico del ministero della Salute per i rapporti con gli organismi sanitari internazionali, e trova conferma nei dati della Gavi Alliance. L’organizzazione pubblico-privata che dal 2000 ha salvato oltre 17 milioni di bambini attraverso le vaccinazioni sta affrontando un drammatico ridimensionamento.

Gli Stati Uniti hanno azzerato i contributi. Germania e Regno Unito li hanno fortemente ridotti. Anche l’Italia, pur avendo confermato l’impegno quinquennale da 250 milioni di euro, si colloca oggi in una fascia medio-bassa per entità dei finanziamenti.

Meno salute, più disuguaglianze

La contrazione dei fondi globali alla sanità pubblica non è neutra. Colpisce in primo luogo le comunità più povere e i sistemi sanitari più fragili, amplificando le disuguaglianze esistenti. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, un bambino nato in Africa subsahariana ha oggi una probabilità di morire prima dei cinque anni dieci volte superiore a quella di un bambino nato in Europa. Se i programmi vaccinali si fermano, questo divario è destinato ad allargarsi.

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I numeri della crisi

Nel solo 2025 si prevede un taglio di 30 miliardi di dollari all’assistenza sanitaria globale. A rischio ci sono le campagne per il morbillo, la poliomielite, la difterite. In alcuni Paesi, come il Sud Sudan, il tasso di copertura vaccinale infantile potrebbe scendere sotto il 40%. A livello mondiale, Gavi stima che il numero di bambini “zero dose” – cioè mai vaccinati – possa superare i 10 milioni, riportando il mondo indietro di oltre vent’anni.

Negli Usa tagli a Medicaid: 16 milioni senza copertura

La crisi colpisce anche i Paesi ad alto reddito. Negli Stati Uniti, l’approvazione della legge che riduce i finanziamenti a Medicaid – il programma di assistenza sanitaria per le fasce più povere – potrebbe lasciare senza copertura sanitaria fino a 16 milioni di persone. Lo riporta il Center on Budget and Policy Priorities. Il premio Nobel Paul Krugman ha definito la manovra “cinica e regressiva”, sottolineando che i tagli non sono dettati da necessità economiche ma da un’agenda ideologica.

L’Italia tra contraddizioni e ritardi

Nel nostro Paese, la cooperazione sanitaria internazionale è in calo da anni. Dopo essere stata tra i promotori della sanità globale nei primi anni 2000, oggi l’Italia si limita a impegni marginali rispetto al peso economico nazionale. L’ultimo stanziamento alla Gavi Alliance, pari a 250 milioni di euro per il quinquennio 2021-2025, risulta limitato rispetto al fabbisogno stimato e alla crisi attuale. Intanto, le spese militari sono aumentate di oltre il 25% in tre anni.

Una crisi voluta

I dati non lasciano spazio a dubbi. I tagli alla sanità globale non sono il risultato di una congiuntura sfavorevole, ma di scelte politiche deliberate. Il Fondo globale per la lotta all’Aids, alla tubercolosi e alla malaria ha ricevuto 4 miliardi in meno rispetto alle richieste minime. L’Oms ha lanciato appelli straordinari per finanziare campagne essenziali, rimasti in larga parte inascoltati. Secondo le stime del Global Financing Facility, ogni dollaro investito in salute materno-infantile genera un ritorno economico tra i 20 e i 30 dollari. Ma si è deciso di investire altrove.

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