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“I profitti sono aumentati a dismisura, ma la redistribuzione è andata solo agli azionisti e non all’innovazione delle imprese”. Per il segretario generale Cgil Maurizio Landini, intervistato oggi (lunedì 7 luglio) sul Secolo XIX, da qui bisogna partire per un’analisi del presente: “Si inizi a investire seriamente per invertire la tendenza, a partire dal rinnovo dei contratti. I soldi non mancano. E poi servono investimenti in innovazione di prodotto, investimenti necessari per incrementare la produttività”.
Referendum
“Non abbiamo raggiunto il quorum, che era l’obiettivo prefissato. Ma i problemi che i referendum ponevano non sono spariti”, argomenta il leader sindacale: “I milioni di lavoratrici e lavoratori precari restano, le persone purtroppo continuano quotidianamente a morire sul lavoro, le tutele sui licenziamenti illegittimi continuano a essere fragili”.
Landini evidenzia che l’Italia “non offre grandi prospettive alle giovani generazioni, che sono quelle che vivono di più queste condizioni. Non a caso gli under 35 sono coloro che hanno partecipato di più al voto. Il quorum loro lo hanno raggiunto”.
I referendum hanno avuto il merito di aver “fatto parlare di lavoro e diritti un Paese che da troppo tempo su questi temi è silente. Governo e politica non possono fare finta di niente. Ci sono 13 milioni di persone che hanno votato sì ai quesiti sul lavoro, fare finta che non sia successo nulla è pericoloso e offensivo verso tutte le persone che hanno chiesto un cambiamento”.
Salario minimo
“La Cgil ha sempre assunto una posizione favorevole”, afferma Landini: “Sono state dette tante bugie sul fatto che alcuni contratti già prevedono soglie minime più alte. Non si chiede mica che scendano, si stabilisce semplicemente una soglia minima oraria, che andrebbe a incidere sui tanti contratti che invece sono ancora sotto una paga oraria di nove euro. E colpirebbe i tantissimi contratti pirata che sono stati firmati negli anni”.
Salute e sicurezza
Per Landini il tema deve divenire “una priorità. Come si è visto con il tentativo d’incentivare i rider con pochi centesimi in più a lavorare nelle ore più calde, c'è un modello di impresa che deve essere radicalmente modificato. Servono accordi come quello sottoscritto sull'emergenza caldo, ma va anche modificata una legislazione che non tutela chi lavora”.
Sanità
“Negli ultimi vent’anni sulla sanità pubblica si è sempre fatto cassa, con tagli che hanno indebolito il sistema sanitario nazionale”, afferma il segretario generale Cgil: “I presidi sanitari locali sono stati fortemente ridimensionati, e questo è drammatico perché non si garantiscono le adeguate cure alle persone, costrette molto spesso a fare centinaia di chilometri per curarsi, con la conseguenza che spesso rinunciano”.
Landini rimarca che “i tagli alla sanità si riflettono sul personale: ci sono carenze strutturali di organico e andrebbe pensato un piano straordinario di assunzioni. Lavoratrici e lavoratori spesso sono costretti a fare turni massacranti. In questo contesto, il governo ha deciso di fare gli accordi separati nel pubblico impiego, anche nella sanità, scegliendo la strada della riduzione programmata del potere d'acquisto. Una cosa inaccettabile”.
Industria
“Pensare che lo Stato di fronte a una crisi dell'industria così grave stia fermo e non faccia nulla è una scelta sbagliata”. Per i tanti settori strategici in crisi (come siderurgia, automotive, telecomunicazioni), occorre che il governo “dia risposte concrete, non annunci che non portano a nulla. Risposte che richiedono un intervento attivo e forte dello Stato, anche nell'indirizzo delle risorse pubbliche”.
Per il segretario generale Cgil, dunque, servono “un indirizzo e una risposta politica, che non può in alcun modo essere quella di riconvertire alcune imprese alla produzione di armi. Il futuro delle grandi aziende del Paese e dei settori strategici passa necessariamente da un piano industriale serio e di prospettiva. Che, in alcuni casi, non escluda anche l'intervento diretto dello Stato”.