L’Italia torna “bianca” e dice addio alle mascherine all’aperto, la tensione persistente nei 5 Stelle tra il garante Grillo e l’ex premier Conte, la classifica delle province italiane come migliore contesto di vita per bambini, giovani e anziani: questi i temi che dominano le prime pagine dei maggiori quotidiani nazionali di oggi (lunedì 28 giugno)

“Più liberi, ma non è finita. L’appello di Figliuolo e degli esperti alla prudenza. Focolaio a Maiorca: tremila ragazzi in quarantena. Da oggi Italia bianca e senza mascherina. Variante Delta, timori per i giovani” titola il Corriere della Sera, mentre Repubblica apre con “Allarme variante Delta, 15 milioni ad alto rischio. Vacanze e riapertura: timori per gli under 40 che non sono ancora immunizzati. Mega focolaio a Maiorca. Alle Regioni rimasti solo 2,5 milioni di dosi di Pfizer. Figliuolo rassicura: a settembre la copertura di gregge. Tutta l’Italia in zona bianca, da oggi via le mascherine all’aperto”. 

Sulla Stampa si legge “Italia bianca e senza mascherina. L’Ue: non abbassate la guardia. Il generale Figliuolo: immunità dal virus a settembre, ma i ragazzi siano responsabili. Parla la commissaria Kyriakides: richiami più rapidi contro le varianti Covid”. Stesso tema per il Messaggero: “Via la mascherina, ora cautela. L’Italia tutta in bianco si toglie le protezioni. Ricciardi: ‘Prudenza, o ci sarà la nuova ondata’. Tre ragazzi su cinque in vacanza senza vaccino. L’appello di Figliuolo: Siate responsabili”. 

Il Giornale lancia “Divorati dalle tasse. Lavoriamo per il fisco: oltre cento i balzelli e le addizionali che bloccano la ripresa. Ogni anno bruciato il 43% del Pil”. Questa, invece, la prima pagina di Libero: “La rivolta dei professori, allarme libertà. Liste di proscrizione contro i pensatori non organici alla sinistra. Gli intellettuali non omologati si ribellano: ‘Squadrismo settario’. Altro che amore, il gay pride sdogano l’odio anti-cattolico”. 

Il Fatto Quotidiano apre con “Tra Conte e Grillo telefonata di fuoco, poi i segnali di pace. 5 Stelle: primi passi del garante, ma le distanze restano. Oggi parla l’ex premier”. Infine, il Sole 24 Ore: “Test generazioni: il benessere per età. Vincono Cagliari, Ravenna e Trento. Le tre province prime nelle classifiche sul migliore contesto di vita per bambini, giovani e anziani”. 

Le interviste
“Blocco settoriale insensato: ci ascoltino”: questo il titolo dell’intervista al segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri pubblicata domenica 27 giugno sul Fatto Quotidiano. “Se il blocco dei licenziamenti fosse prorogato solo per il tessile, accadrebbe questo: si applicherebbe a chi produce camicie, ma non anche a chi fa i bottoni, perché questi ultimi fanno parte del comparto gomma e plastica”, spiega il leader sindacale dicendosi molto preoccupato per “le grandi crisi irrisolte, come la Whirlpool, che potrebbe avviare anche immediatamente la procedura di licenziamento, o il settore del trasporto aereo con 45 mila cassaintegrati, di cui 35 mila a rischio”.

Nell’intervista si affronta il tema della logistica. “In questo settore le multinazionali hanno scaricato i costi sui lavoratori, decidendo di gestire molti servizi con algoritmi, utilizzando false cooperative e molto part time, violando le norme contrattuali. Servirebbe più incisività dello Stato e controlli”, spiega il segretario generale, mentre, riferendosi alla considerevole presenza nella logistica dei Cobas, ricorda che “in quei settori Cgil, Cisl e Uil sono maggiormente rappresentativi, firmano contratti. Mi auguro comunque maggiore unione, perché il sindacato diviso fa male al lavoratore”.

L’ultima battuta è una risposta alle imprese del turismo, che da settimane lamentano difficoltà a trovare manodopera. “Dove si applicano i contratti e si pagano bene, i ragazzi accettano. I giovani rifiutano dove c'è precarizzazione e sfruttamento”, conclude Bombardieri: “Il sindacato può fare di più sempre, ma anche qui ricordiamo che il rispetto dei contratti lo chiediamo da tempo e in un settore ad alto tasso di mobilità è complicato stare in tutti i luoghi, spesso parliamo di imprese piccole che dicono ai lavoratori che se si rivolgono ai sindacati saranno sbattuti fuori”. 

“Noi della Lega sosteniamo convintamente la mediazione di Draghi con lo sblocco selettivo dei licenziamenti”: questa la posizione del sottosegretario all’Economia Claudio Durigon, espressa oggi (lunedì 28 giugno) nell’intervista pubblicata sul Messaggero. “Non sono assolutamente d'accordo con l'allarmismo che si sta creando”, spiega l’esponente del governo: “Lo sblocco dei licenziamenti dal 30 giugno riguarda solo la cassa integrazione ordinaria, non quella in deroga o perla solidarietà. Parliamo di circa 480 mila lavoratori che a febbraio percepivano questo tipo di assegno. Quelli che in realtà rischiano davvero il licenziamento, come ha spiegato anche l'Ufficio parlamentare di bilancio, sono circa 70 mila. Fanno parte di settori che erano in difficoltà già prima della pandemia. Per questi il blocco sarà prorogato nel decreto fino al prossimo 31 ottobre”.

I settori cui si fa riferimento sono il tessile e il calzaturiero, ma il governo “sta ragionando anche di un allungamento della cassa integrazione straordinaria per le imprese coinvolte nei tavoli di crisi del ministero dello Sviluppo economico”. Durigon precisa che nel decreto ci sarà anche “la riduzione dal 50 al 30 per cento della perdita di fatturato necessaria per poter accedere alle 26 settimane di cassa integrazione ordinaria gratuita. Chi accede, come già previsto, non potrà licenziare fino a fine anno”.

Il sottosegretario evidenzia che “allargare il blocco oltre i settori che abbiamo detto rischia di ingessare il mercato (…) di fare più danni ai lavoratori”. Occorre invece “ripartire con incentivi alle assunzioni e formazione dei lavoratori, in modo che se qualche persona viene licenziata possa subito essere rimessa nel mercato del lavoro”. Un'ipotesi allo studio è “rafforzare la decontribuzione per i neo assunti introdotta nel ‘decreto agosto’ dello scorso anno. Oggi lo sconto è di sei mesi di contributi per le assunzioni a tempo indeterminato e le stabilizzazioni. Troppo poco, va aumentato. Molti altri strumenti già ci sono, come il contratto di espansione”. 

Gli editoriali
“Il Reddito di cittadinanza (Rdc) necessita di una riforma che ne valorizzi l'aspetto più qualificante: quello della lotta alla povertà. E ne corregga alcuni gravi difetti”. Questo l’assunto da cui prende le mosse la riflessione della docente di Diritto del lavoro all’Università La Sapienza di Roma Lucia Valente, pubblicata domenica 27 giugno sul Sole 24 Ore. “La povertà (…) si contrasta con l'assistenza socio-sanitaria, l'istruzione e una forte presenza delle amministrazioni comunali, che devono essere messe nelle condizioni di rilevare lo stato di bisogno dei propri cittadini e d'intervenire con personale qualificato e risorse economiche per l'assistenza”, spiega la giuslavorista, rilevando che invece la disoccupazione e l'inoccupazione si contrastano “con una formazione professionale adeguata ed efficiente e una buona organizzazione dei servizi al mercato del lavoro, entrambe affidate alle Regioni e non ai Comuni”. In altre parole: “Una cosa è il reinserimento sociale, altra cosa è l'inserimento al lavoro. Una cosa sono i poveri, altra cosa, non sempre coincidente, sono i disoccupati”.

Poi, c'è il nodo governance. “Oggi, nella responsabilità amministrativa del Rdc, al ministro del Lavoro si aggiungono Regioni, Comuni, Inps, Anpal (ora commissariata), Anpal Servizi, Guardia di finanza, Carabinieri, Ispettorato del lavoro”. Il decreto legge 4/2019 ha inteso “unificare ruoli, funzioni e competenze, ma è riuscito a creare solo frizioni amministrative e intoppi di ogni genere”. E c’è di più: “Il Pnrr neppure nomina il Rdc tra le politiche attive, ma è indubbio che proprio nel finanziamento della componente sociale della Missione 5 si trovano indicazioni interessanti a proposito della presa in carico multidimensionale e integrata dei servizi sociali che inducono a pensare a un ritorno, per quel che riguarda la governance, all’impostazione del Reddito d'inclusione attiva (Rei)”.

La docente di Diritto del lavoro rileva che “l'inefficienza dei Centri per l’impiego, la separazione tra Inps (che eroga il Rdc) e Anpal (che gestisce l'assegno di ricollocazione per i percettori), rendono del tutto ineffettiva la condizionalità del beneficio. Tutto dovrebbe essere gestito da un sistema informativo unico: ma ogni amministrazione gestisce le proprie piattaforme digitali”. Infine “l'iperburocratica disciplina dell’offerta di lavoro congrua - tre offerte che devono essere coerenti con i bisogni del percettore, ma che possono comunque essere rifiutate per giustificato motivo - finisce per assicurare di fatto un sussidio senza un termine finale di scadenza”. Per Lucia Valente, dunque, occorre intervenire per “evitare che la misura diventi un sussidio a perdere, fruibile anche da parte di chi non lo merita o, peggio, una paghetta per realizzare facile consenso elettorale nelle aree più svantaggiate del Paese”.

“Perché cambiare il lavoro”: questo il titolo dell’editoriale del giornalista Roberto Mania su Repubblica di domenica 27 giugno. “C’è il rischio che esploda presto una bomba sociale. Non è solo il leader della Cgil, Maurizio Landini, a sostenerlo; due giorni fa lo ha detto anche la ministra Luciana Lamorgese”, spiega Mania, rimarcando che “chi perde il lavoro in questa fase difficilmente ne troverà un altro. È qui la ragione della battaglia dei sindacati contro i licenziamenti condotta, per una volta, con poca ideologia e molto pragmatismo”. L’autore sottolinea che “abbiamo il peggior mercato del lavoro dell'Unione, nel quale domanda e offerta fanno fatica a incontrarsi, nonché un sistema di ammortizzatori sociali iniquo, inefficace, inadeguato alle esigenze delle imprese e dei lavoratori, al quale è stato chiesto anche di supplire (vedi i casi della cassa integrazione o della mobilità erogate per decenni) alla storica mancanza di politiche attive per il lavoro”.

L'Italia del dopo pandemia “non sarà uguale a quella che già abbiamo conosciuto e che, peraltro, non funzionava affatto bene. Nessuno può avere nostalgia di un Paese che viaggiava a tassi di crescita impercettibili, con livelli di produttività stantii, con salari bassi, diseguaglianze alte, investimenti latitanti, formazione assente e giovani scoraggiati (oltre due milioni i Neet)”. Ma il Paese si può cambiare, spiega Mania: “È l'ambizione sottesa del Piano nazionale di ripresa e resilienza, il Pnrr. Di questo parla Draghi quando invita (se stesso, innanzitutto) a non ripetere l'errore commesso dopo la doppia recessione del 2008 e del 2011 con la seria sottovalutazione degli effetti sociali delle politiche di austerity che aggravò il rancore degli esclusi dai processi di globalizzazione e accelerò il consenso verso la ricetta populista”.

Per voltare pagina si deve scommettere sul lavoro di qualità. “Se i fondi del Pnrr sono destinati agli investimenti per la digitalizzazione e per un'economia sostenibile, serve un capitale umano adeguato. Servono i giovani, i nostri giovani, scolarizzati, preparati, aggiornati, nati e cresciuti nell'Europa dell'Erasmus. A loro va offerto lavoro, non lavoretti; salari veri, non paghette. Questa volta ai figli va dato di più, senza togliere nulla ai padri”. L’ultimo aspetto riguarda la struttura del capitalismo italiano: “È una questione di cui parla la sola Banca d'Italia. Così l'ha sintetizzata il governatore Ignazio Visco: ‘La specializzazione in attività tradizionali e la piccola dimensione riducono la domanda di lavoro qualificato, generando un circolo vizioso di bassi salari e modeste opportunità di impiego che scoraggiano gli stessi investimenti in istruzione’. Cambiare le imprese per cambiare il lavoro. Tutto si tiene”. 

La Cgil
L’apertura di Collettiva è dedicata all’analisi delle parti del Pnrr dedicate all’occupazione, commentate dalla segretaria confederale Cgil Tania Scacchetti.

Da non perdere è l’ampio pacchetto informativo sulla mobilitazione nazionale di Cgil, Cisl e Uil di sabato 26 giugno: le parole e la video-sintesi dell’intervento del segretario generale Cgil Maurizio Landini a Torino, il video integrale della manifestazione nel capoluogo piemontese, le interviste alla segretaria confederale Cgil Tania Scacchetti e ad altri autorevoli esponenti del sindacato, la fotogallery delle tre manifestazioni e l’editoriale del direttore di Collettiva Stefano Milani.

Da segnalare la pagina culturale dedicata alla grande fotografa Tina Modotti (di cui si presentano anche una galleria di immagini e un ritratto della sua poliedrica personalità); il resoconto delle manifestazioni Pride a Roma e Milano; il punto sulle vertenze Embraco, Elica e Whirlpool; i dati dell’ultimo sondaggio dell’Osservatorio Futura sul mercato del lavoro; l’annuncio dello sciopero nazionale del comparto energia-gas per il 30 giugno prossimo.

Per la rubrica “Buona Memoria”, lo sciopero antifascista di Genova del 28 giugno 1960 e il comizio del futuro presidente della Repubblica Sandro Pertini. 

L’agenda degli appuntamenti
Per il quadro completo di tutti gli appuntamenti Cgil, vedi l’agenda di Collettiva.