Si conclude oggi (domenica 6 luglio) l’evento che dal 2 luglio ha animato alcuni spazi romani con performance teatrali suggestive, al limite tra realtà e narrazione. Roma Borgata Festival è il festival diffuso delle periferie romane che quest’anno, grazie al supporto del XIII Municipio, ha portato il teatro a Montespaccato, Torrevecchia e Primavalle. Dopo il successo delle tappe precedenti a Torpignattara, Alessandrino, Trullo e Corviale, la rassegna ha scelto di proseguire il suo percorso in una delle zone più autentiche della città, dove si intrecciano storie e sfide quotidiane.

Il teatro si fa quotidiano

Da tempo, ormai, la performance teatrale non solo ha rotto la quarta parete e sperimentato le forme più estreme della rappresentazione immersiva. Sempre di più si è spinto fuori dai palcoscenici, per saggiare la forza dell’azione in luoghi non convenzionali e, soprattutto, negli spazi del vivere comune. “Portare il teatro alla vita” scriveva Pirandello, per rimarcare il senso di un’affannosa autenticità che oggi più che mai il teatro ricerca. Non solo per bisogno di nuova linfa creativa. Ma per quello, ancora più profondo, di andare a scovare il pubblico, andare a cercarlo proprio nei luoghi più lontani dalle scene, proprio laddove il teatro più manca e più sarebbe necessario, per costruire linguaggi artistici nuovi, e capaci di parlare a tutti.

L’arte nelle fabbriche

La programmazione ha previsto, nei cinque giorni del festival, un ricco programma, a cura della direzione artistica di Alessandra Muschella. Ad aprire è stato Elio Germano in realtà virtuale, con Segnale d’allarme – La mia battaglia in VR, un esperimento teatrale immersivo che unisce parola e tecnologia. La performance è andata in scena al Polo culturale della Ex Fabbrica Campari, luogo simbolo della rigenerazione urbana attraverso la cultura.

Edicole e bar diventano palcoscenici

Piazza Cornelia, invece, ha ospitato Matteo Cirillo con Edicole - Ce l’ho, ce l’ho, mi manca, un format teatrale che trasforma un’edicola vera in un palcoscenico, per raccontare le storie che nei decenni sono passate dentro e davanti a quel chiosco. Quelle più piccole, degli abitanti del quartiere, e le vicende della grande Storia.

Sempre a proposito di spazi urbani quotidiani che si sono trasformati in palchi, allo Sweet Bar di via Gaetano Mazzoni è andato in scena Bar Campioni – Pesi Massimi di Emiliano Morana, per la regia di Fabio Morgan. Un racconto teatrale che accende i riflettori sul valore dello sport come leva di riscatto. Performance artistiche site specific in cui luogo, narrazione e rappresentazione sono tautologicamente e inscindibilmente legati. L’uno si fa l’altro, per trasformare il teatro in un esperimento di realtà.

"Edicole", Emidio Vallorani

Il “Rigoletto” raccontato dalle maestranze 

Sempre imperdibili le messe in scena in cui la lirica abbandona gli allestimenti sfarzosi per farsi piccola, quotidiana, essenzialmente musicale. Perché è così che, da simbolo di una cultura di lusso, l’Opera ritorna alla sua essenza più autentica di una musica capace di raccontare storie, a tutti e per tutti. Il Parco Commendone, cuore verde di Torrevecchia, ha infatti ospitato Operai all’Opera – Rigoletto. Sul palco un ensemble di tre cantanti lirici e nove musicisti, diretti dal Maestro Giordano Maselli, ha dato vita a una riscrittura originale del capolavoro verdiano.

A guidare la narrazione sono state le maestranze, i lavoratori del dietro le quinte: elettricisti, attrezzisti, scenografi. Questi “operai” diventano voce e volto dello spettacolo, conducendo il pubblico tra le pieghe della trama con uno sguardo ironico e satirico, che smonta i cliché dell’opera lirica “alta” per restituirla in forma viva e sorprendente.

La piazza sonora e il circo di “Ca’ Mea”

Stasera (6 luglio) a chiudere sarà il circo con Ca’ Mea della Compagnia Aga, e a seguire un gran finale corale con Cento Voci, concerto di musica pop a cappella che unisce cori e comunità per trasformare il parco in una grande piazza sonora.

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