Veneto: di lavoro si continua a soffrire. Nel 2019, fra gennaio e agosto, sono stati 50.156 gli infortuni denunciati all’Inail in regione, una cifra superiore a quella dell’anno precedente (49.953 casi) e comunque inaccettabile, cui non sfuggono giovani (15.061) e donne (16.076) che, in proporzione al numero di addetti e ai settori di impiego, risultano decisamente più esposti rispetto agli uomini adulti.

In calo, fortunatamente, gli eventi mortali, ma si parla comunque di 35 vittime del lavoro (esclusi i casi in itinere) contro le 50 del 2018. Cifre che per la loro esiguità non indicano una tendenza, ma semmai un dato di maggiore fortuna a fronte di incidenti che comunque sono accaduti. Tra chi ha perso la vita vi sono sei ragazzi ancora ventenni.

“Non vogliamo più – osserva il segretario generale della Cgil del Veneto, Christian Ferrari – piangere i morti e rammaricarci per i numeri drammatici che indicano il permanere di rischi sul lavoro. Occorre una risposta sia a livello nazionale che regionale per promuovere prevenzione, formazione e attività di controllo”.

“Col governo si è appena avviato un confronto che auspichiamo produca risultati tangibili. Ma un impegno di fondamentale importanza deve venire dalla Regione Veneto dove, al di là delle dichiarazioni, permangono carenze che vanno rapidamente colmate. Ciò a partire dagli Spisal e dagli investimenti sulla sicurezza e la salute dei lavoratori che devono rappresentare una priorità. In mancanza di risposte sarà inevitabile riaprire la vertenza regionale per la salute e sicurezza sul lavoro, dando il via a una fase di mobilitazione”, conclude Ferrari.