Il rischio c’è ed è grosso, la perdita di circa 2000 posti di lavoro nei call center che gestiscono i servizi di telefonia in appalto da Tim. Per questo e per la poca chiarezza che caratterizza questa fase, oggi le Segreterie nazionali di Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, ritenendo “ingiustificato il calo lineare di volumi che ha impattato 4 aziende operanti in appalto sulle attività di gestione clienti per Tim, che ad oggi occupano oltre 5mila addetti”, hanno indetto per lunedì 18 marzo sciopero nazionale dei call center di Tim per l’intera giornata.

La motivazione più forte alla base della protesta è il rischio della perdita del lavoro di circa 1.500 persone che, a parere del sindacato, emerge dallo scarto tra “le richieste di ammortizzatori sociali già formalizzate e quelle che saranno presentate nei prossimi giorni”.

Slc, Fistel e Uilcom valutano che, a partire dalla fine di marzo e fino alla chiusura del 2024, gli esuberi potrebbero facilmente arrivare a 2mila.

Ad incrociare le braccia saranno le lavoratrici ed i lavoratori operanti su tutte le attività di customer care di Tim: Abramo, Ennova, Gruppo Distribuzione, Konecta.