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Quindici morti sul lavoro in meno di dieci mesi. È il bilancio che segna il 2025 nella provincia di Catania, un dato che da solo racconta la dimensione dell’emergenza. L’ultima tragedia risale al 20 ottobre; a morire in una vetreria di San Giovanni La Punta, nel Catanese, è stato Romain Supasi Lang di 58 anni, originario del Congo e attivo nel Coordinamento migranti della Camera del lavoro. Stava lavorando assieme a un collega, quando una pesante lastra di vetro lo avrebbe schiacciato distaccandosi dalla gru del camion sul quale si stava caricando. Per l’uomo non c’è stato nulla da fare.
La cronaca restituisce una sequenza di episodi che si sono consumati in contesti diversi. Il 4 marzo un incidente al porto di Catania è costato la vita a un lavoratore, con la reazione immediata delle sigle sindacali che hanno parlato “di una tragedia che non si vorrebbe più raccontare”. Il 19 aprile a Scordia un operaio è morto in un cantiere edile e la Fillea Cgil etnea ha definito ogni decesso sul lavoro un fallimento dello Stato. Pochi giorni dopo, il 23 aprile, Antonio Rapisarda, 65 anni, operaio specializzato e rappresentante sindacale, ha perso la vita in un cantiere stradale tra Bronte e Adrano.
Il 3 giugno un autotrasportatore di Biancavilla, comune catanese, è rimasto ucciso nel Siracusano, confermando come il settore dei trasporti resti uno dei più esposti a rischio. L’8 settembre a Riposto un altro incidente mortale ha riacceso l’allarme, con la Cgil di Catania che ha ribadito che “non si tratta di semplice fatalità”. Ancora, il 14 ottobre, tra Scordia e Militello è deceduto un operaio tunisino, un caso che ha riportato al centro il tema delle condizioni dei lavoratori migranti.
A livello regionale, i dati elaborati dall’Osservatorio Vega Engineering basati su Inail mostrano come la Sicilia resti tra le aree più colpite d’Italia. Con 24 decessi ogni milione di occupati, a fronte di una media nazionale di 18,3, l’Isola si colloca al quarto posto dopo Basilicata, Umbria e Campania. Siracusa, con un indice di incidenza di 59,1, è la provincia più colpita del Paese, seguita da Palermo, Agrigento e Caltanissetta. Messina e Ragusa presentano valori medi, mentre Catania, pur con un tasso inferiore rispetto ad altre aree, ha visto crescere rapidamente il numero di vittime, passando dai quattro casi segnalati nei report ufficiali ai quindici registrati dalla cronaca.
Il caso della provincia di Catania segnala la fragilità dei livelli di vigilanza e una debole cultura della prevenzione in tutta l’Isola.




























