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Insulti, scritte, striscioni intimidatori, minacce anche via social. E poi aggressioni, azioni legali pretestuose, querele per diffamazione per mettere a tacere chi fa cronaca.
Il 2025 è un anno terribile per i giornalisti italiani. Finora i tentativi di imbavagliarli sono aumentati del 78 per cento: nei primi sei mesi dell’anno sono stati rilevati 361 minacciati rispetto ai 203 del primo semestre 2024. C’è stato anche il 46 per cento in più degli episodi intimidatori classificabili come deliberate violazioni della libertà di informazione, 107 rispetto a 73.
I dati sono dell’associazione Ossigeno per l’informazione pubblicati in occasione della Giornata mondiale indetta dall’Onu per mettere fine all’impunità per i crimini contro i giornalisti. Il monitoraggio rivela l’emergere di forme di intimidazione più condizionanti e invasive che si aggiungono a quelle gravi che si manifestano in forma epidemica almeno dal 2006, in mancanza di rimedi e contromisure.
Lombardia, Lazio, Sicilia
Se si guardano nel dettaglio i numeri, si scopre che Lombardia, Lazio e Sicilia restano le regioni con il più alto numero di minacciati. L’Abruzzo con il 3 per cento delle vittime totali peggiora la sua posizione in classifica. Crescono del 10 per cento le forme di intimidazione provenienti da esponenti pubblici, in particolare oltre la metà da rappresentanti delle istituzioni locali, comunali o regionali, che fanno ricorso soprattutto a querele pretestuose (in un terzo dei casi), minacce social o insulti, questi ultimi in aumento rispetto al primo semestre 2024 (più 17 per cento).
Non si denuncia
Secondo il report, è aumentata anche la tendenza a non denunciare gli abusi fisici e verbali. Nell’81 per cento dei casi le vittime preferiscono non affidarsi alla giustizia: nello stesso periodo del 2024 un giornalista su due non ha fatto denuncia. L’autocensura e l’isolamento scoraggiano la denuncia ai centri di monitoraggio e alle autorità. Crescono inoltre del 10 per cento gli episodi di aggressione, soprattutto contro i cronisti locali impegnati a documentare situazioni di degrado e abusivismo.
Minacce di genere
Diminuiscono le minacce di genere alle giornaliste, che Ossigeno monitora dal 2022: si attestano al 20 per cento, in calo nel primo semestre 2025 rispetto all’ultimo quadriennio. Ma aumenta anche in questo caso la tendenza a non denunciarle. Segno più anche per i danneggiamenti ai beni e alle attrezzature dei giornalisti (5 per cento) ed episodi di ostacolato accesso all’informazione, come impedire la partecipazione a eventi o conferenze di pubblico interesse (3 per cento).
Capitolo azioni legali pretestuose, che restano la seconda forma più utilizzata per intimidire dopo gli avvertimenti. Le cosiddette “Slapps”, per la maggior parte querele per diffamazione intentate per mettere a tacere chi fa cronaca, costituiscono il 17 per cento delle minacce, erano il 16 per cento nello stesso periodo dello scorso anno e il 22 per cento complessivamente nel 2024.
74 per cento uomini
Ma chi sono le vittime? Il 74 per cento sono uomini, che scrivono su testate locali cartacee e che hanno già subito altre minacce. Le giornaliste, 26 per cento, in un caso su cinque subiscono minacce e ritorsioni, o abusi del diritto, non solo in quanto riferiscono notizie di interesse pubblico evidentemente scomode a qualcuno, ma anche perché donne.






















