“I salari italiani sono nella parte più bassa della classifica del mondo sviluppato, e soprattutto negli ultimi vent'anni va sempre peggio. Credo che questo non possa essere ricondotto all'incapacità di un'intera classe sindacale. Negli ultimi 20-30 anni è il Paese e il suo sistema produttivo che sono scivolati verso il basso”. Questa l’affermazione iniziale del segretario generale della Slc Fabrizio Solari all’Assemblea generale della Cgil, tenutasi a Bologna.

Se la questione è la vocazione industriale del Paese allora occorre prendere atto che “interi settori produttivi non ci sono più. Questa è una delle ragioni fondamentali dell’attacco alla contrattazione nazionale". Per il segretario generale, “se non si affronta il tema della politica industriale e del posizionamento del Paese nella suddivisione internazionale del lavoro, l'unico modo per campare è quello di cancellare la contrattazione strutturale. C’è un rapporto tra specializzazione produttiva e livello dei salari. È la risposta possibile allo scivolamento nel Paese rispetto alla sua capacità di stare nell'alveo dell'innovazione che ci viene richiesta”.

Occorre quindi "individuare quali strumenti mettere in campo per correggere questa rotta". Dice Solari: “Continuo a pensare che la via giusta sia quella dell'accordo interconfederale su rappresentanza e contrattazione. È indispensabile portare a casa il risultato della misurazione della rappresentanza e accanto a essa, quegli standard minimi necessari per fare dei contratti. Così si semplifica il sistema e lo si difende”.

Se questo è il quadro generale, per quanto riguarda la categoria la situazione è che "il 95% dei lavoratori e delle lavoratrici del settore hanno il contratto rinnovato. Poi ci sono una miriade di persone, dagli addetti allo sport agli attori, che sono fermi a prima del Covid". I contenuti al centro delle piattaforme rinnovate e da rinnovare sono “i soliti tre: orario, salari, precarietà”. La riflessione del sindacalista è netta: “Ognuno farà il massimo, ovviamente nel portare a casa dei risultati. Credo che in alcune situazioni sia stra-matura un'idea di riduzione dell’orario, che non è qualche giorno di ferie aggiuntivo, ma una distribuzione strutturalmente diversa. È la settimana corta per capirci, perché questo cambia la vita delle persone. Credo che i tempi siano già maturi per tentare di fare una cosa di questo tipo”.

C’è un’altra questione che pone Solari: “In molte situazioni, soprattutto nel mondo che gravita attorno a Internet, abbiamo una sovrapposizione ormai strutturale tra lavoro dipendente e lavoro autonomo, o finto lavoro autonomo. Stiamo rinnovando alcuni contratti per i quali ci poniamo l'obiettivo di regolare entrambi. Non so se ci riusciremo, ma se ci poniamo l’obiettivo di regolare solo una quota di lavoro, che per altro tende a diventare minoritaria, il rischio è di cancellare il nostro ruolo”. La conclusione dell’intervento del leader della Slc suona da incitamento: “Abbiamo di fronte una grande questione politica. Ë la difesa del sistema contrattuale, la difesa di un modello sindacale. Teniamocelo stretto”.

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