La redazione del Sole 24 Ore torna a mobilitarsi. L’assemblea delle giornaliste e dei giornalisti ha affidato al Comitato di redazione un pacchetto di sei giorni di sciopero e un più ampio piano di agitazione che sarà articolato a partire dalla prossima settimana. Una decisione netta, maturata dopo quello che il Cdr definisce “un atto di rottura senza precedenti” nei 160 anni di storia del quotidiano di Confindustria.

Lo sciopero ignorato

La scintilla è arrivata lo scorso fine settimana. Nonostante uno sciopero proclamato all’unanimità per venerdì 17 ottobre, la direzione ha deciso di mandare comunque in stampa il numero di sabato 18, violando apertamente il diritto di sciopero e la rappresentanza sindacale interna. Un gesto che, secondo il Cdr, segna “una grave condotta antisindacale”, tanto più grave perché compiuto da un giornale che ama presentarsi come presidio di legalità, trasparenza e responsabilità d’impresa.

L’intervista alla premier e le redazioni escluse

A peggiorare la frattura è il contenuto stesso di quel numero. In prima pagina campeggiava un’intervista-fiume alla premier Giorgia Meloni, firmata ancora una volta dalla collaboratrice esterna Maria Latella. Non è la prima volta che accade: la stessa firma aveva già realizzato un colloquio esclusivo con la presidente del Consiglio nel 2023. Per il Cdr, si tratta di “una scelta che mortifica le professionalità interne e svilisce il lavoro quotidiano della redazione”.

Una decisione che assume un peso politico e simbolico ancora maggiore in un momento in cui, sottolineano i giornalisti, la premier si sottrae sempre più spesso alle domande della stampa e arriva persino a vantarsene, come accaduto nei giorni successivi al vertice di Anchorage. “Il rischio concreto – denuncia il Cdr – è una deriva nella quale gli interlocutori istituzionali si scelgono gli intervistatori, mentre l’opinione pubblica resta prigioniera di un’informazione selezionata e compiacente”.

Un numero “indecente”

Durissimo anche il giudizio sul prodotto pubblicato in edicola il 18 ottobre, che i giornalisti definiscono “indecoroso e non all’altezza della storia del Sole 24 Ore”. “Un’accozzaglia di pezzi raffazzonati – si legge nel comunicato – a puro contorno dell’intervista alla premier. Il peggior numero del quotidiano mai realizzato”. Da qui le scuse ai lettori per la mancata copertura della cronaca dei giorni di sciopero e per la qualità di un giornale “snaturato nella forma e nel contenuto”.

Libertà di stampa e dignità del lavoro

La protesta del Cdr non riguarda solo le dinamiche interne al giornale, ma investe un tema più ampio: quello della libertà di stampa e dell’autonomia professionale in un sistema mediatico sempre più accentrato e condizionato da logiche politiche e proprietarie. Nel mirino c’è una tendenza pericolosa che travalica il caso singolo: quella di un’informazione addomesticata, dove le testate diventano megafoni del potere e le redazioni vengono svuotate di ruolo e voce.

Per questo, spiegano i giornalisti del Sole, la mobilitazione non si fermerà qui. “Non possiamo restare a guardare”, conclude il Comitato di redazione, chiamando alla solidarietà il mondo dell’informazione e i lettori.