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“È inaudito!”. Questo lo slogan scelto dalle precarie e dai precari della giustizia come simbolo dello sciopero indetto per martedì 16 settembre. Sono 12mila donne e uomini assunti nel 2022 per ottemperare a un vincolo del Pnrr e anche grazie ai quali si è ottenuta una rata dei fondi europei. Assunti sì ma a tempo, perché - appunto - remunerati con i fondi del Piano di ripresa e resilienza che scade – ormai è cosa nota – a giugno del 2026. Peccato che proprio grazie a loro si sono smaltiti arretrati, velocizzati i tempi della giustizia e dato gambe e braccia all’Ufficio per il processo, sulla carta esistente dal 2012 ma mai entrato in funzione. Ebbene, non solo da allora svolgono i compiti assegnati loro dal Pnrr ma sostituiscono anche colleghe e colleghi che a causa dell’atavica carenza di organico non ci sono.
Il baratro
A illustrare le ragioni dello sciopero è il segretario nazionale della Fp Cgil Florindo Oliverio che afferma: “L’arrivo di questi nuovi lavoratori ha portato ad una significativa riduzione dei tempi della giustizia, così come riconosciuto ormai da tutti, dai magistrati ai dirigenti di giustizia, dalla politica al Governo. Ma il rischio di sprofondare definitivamente nel baratro dal primo luglio 2026 è una certezza se il Governo, con la prossima legge di bilancio, non metterà a disposizione le risorse necessarie per la totale trasformazione di tutti i rapporti di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato”.
È sempre una questione di scelte
Meloni e Nordio si accaniscono a voler approvare la “cosiddetta” riforma della giustizia, che altro non è che il tentativo di annullare l’autonomia della magistratura così come definita dalla Costituzione che – abbiamo imparato – ai nostri governanti sta davvero stretta. E millantano che questa pseudoriforma sarà a favore di cittadini e cittadine che, come per incanto, vedranno i tempi della giustizia ridursi, falso! Quelle modifiche all’ordinamento a tanto servono ma non certo a velocizzare i processi.
Tempi che con il licenziamento dei precari e delle precarie della giustizia aumenteranno ulteriormente. Perché? Citofonare Palazzo Chigi e via Merulana. Certo è che, se nella prossima legge di bilancio non ci saranno le risorse per la loro stabilizzazione la frittata sarà certa. Si tratta, appunto, di scelte: risorse per il welfare e la stabilizzazione dei precari o aumento delle spese militari?
Sono indispensabili
Si dirà: è ovvio che il sindacato spinga per assunzioni stabili, ma quando a chiedere che questo personale sia assunto a tempo indeterminato sono altri qualche domanda il Governo dovrebbe porsela. L’Associazione dei dirigenti della giustizia ha preso carta e penna e ha inviato una lettera alla capa di gabinetto del ministero della Giustizia Bartolozzi, alla capa del Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria Di Domenico, alla direttrice generale del personale e della formazione Gandini: “Vogliamo richiamare l’attenzione sull’importanza di stabilizzare tutte le risorse attualmente impiegate a tempo indeterminato”.
E aggiungono: “La loro stabilizzazione è fondamentale per garantire continuità e qualità dei servizi giudiziari, evitando la perdita di competenze preziose”. E la conclusione della missiva è netta: “Inutile sottolineare che il danno della perdita del personale Pnrr in tutte le categorie determinerebbe negli uffici giudiziari una paralisi delle attività difficilmente rimediabili”.
Rischio collasso
Questo è ciò che pensano le magistrate e i magistrati del nostro Paese e per questo hanno inviato ai lavoratori e alle lavoratrici che si apprestano a scioperare la loro piena solidarietà. Secondo l’Anm: “Senza il prezioso contributo quotidiano di questi lavoratori, la macchina della giustizia – giù gravata da arretrati e carichi di lavoro imponenti – rischia il collasso”.
E pensando alla propria attività la nota dell’Associazione nazionale dei magistrati prosegue affermando: “Il lavoro dei magistrati è indissolubilmente legato a quello del personale amministrativo e tecnico: non può esserci giustizia efficiente senza la stabilità e la valorizzazione di chi garantisce il corretto funzionamento degli uffici. Per questo riteniamo inaccettabile che, a partire da giugno 2026, gran parte delle lavoratrici e dei lavoratori precari possa essere privata della propria occupazione”.
La Confederazione al loro fianco
Solidarietà e sostegno anche da parte del leader di Corso di Italia, che ha voluto essere al fianco di chi domani sciopererà. Scrive Maurizio Landini, segretario generale della Cgil: “La Cgil esprime tutto il suo sostegno alle lavoratrici e ai lavoratori precari della giustizia, assunti con i fondi del Pnrr, che domani, martedì 16 settembre, saranno in sciopero nazionale proclamato dalla Funzione Pubblica Cgil”.
“Come Cgil - prosegue il leader del sindacato di Corso d’Italia, chiediamo che i 12mila lavoratori assunti per ora in forma precaria siano stabilizzati e continuino così a lavorare. Il loro contributo è fondamentale per proseguire a migliorare l’efficienza del sistema giudiziario italiano”.
“Sono lavoratrici e lavoratori che per tre anni hanno portato avanti il lavoro nei tribunali, nelle corti d’appello e negli uffici del ministero della giustizia. Tutto questo è inaccettabile”. “In un settore come quello della giustizia – conclude – bisogna aumentare i posti di lavoro, non perdere quelli che già ci sono. La carenza di organico nel settore mette a rischio il funzionamento di tutti gli uffici e indebolisce ulteriormente l’efficienza del nostro sistema giudiziario”.
Uno sciopero che vale doppio
È il segretario della Fp Oliverio a sottolineare il valore dell’astensione dal varo dei precari della giustizia: “Lo sciopero dei precari della giustizia non è solo necessario a riconoscere la legittima aspettativa di 12mila lavoratori che chiedono certezze per il proprio futuro. Esso è fondamentale per ridare prospettive di un lavoro dignitoso e del riconoscimento del valore e delle professionalità anche dei lavoratori già di ruolo di tutto il ministero della Giustizia, che attendono dal 2022 la definizione delle nuove famiglie professionali e di un contratto integrativo, che va finanziato con maggiori risorse oltre quelle già stanziate grazie al Ccnl 2019-2021 delle funzioni centrali e che l’immobilismo dei vertici amministrativi e politici del ministero ancora non ha attivato”.
Il diritto di sciopero è sacro
Il paradosso di questa storia è che è proprio il ministero della Giustizia ad affermare l’indispensabilità di questi dipendenti, peccato che lo faccia cercando di violare la Costituzione che afferma il valore del diritto di sciopero. La Fp Cgil, nei giorni scorsi ha segnalato al Ministero che in molti tribunali si minaccia la precettazione di quanti domani volessero scioperare. Precettazione illecita, sottolinea Oliverio: “Questi provvedimenti, per quanto da noi ritenuti illegittimi, sono la prova evidente della ‘indispensabilità’ di questi lavoratori. Tutti, nessuno escluso”.
Sta quindi al Governo, in legge di bilancio o anche nella legge di conversione del Decreto giustizia ora all’attenzione del Parlamento. A questo proposito aggiunge il segretario della Fp: “Anche quello potrebbe essere un provvedimento utile a finanziare le 12mila stabilizzazioni necessarie. Mentre a oggi ci sono risorse per soli 3mila posti e un impegno ad altri 3mila, con il rischio concreto di lasciare a casa 9mila lavoratori”.