Riordino delle Ipab: dopo 18 anni in Veneto non c’è ancora una legge e la regione è l’unica, assieme alla Sicilia, a non aver ancora adottato il testo di riforma previsto da una legge statale del 2001. Nel frattempo si sono succeduti 13 progetti di legge, l’ultimo dei quali (il pdl 25 del 2015) è stato dichiarato “superato” dall’assessore regionale Lanzarin, che ha annunciato la presentazione di una nuova proposta in tempo utile per la sua approvazione entro la corrente legislatura. A fronte di questa situazione, Cgil, Cisl e Uil del Veneto, assieme ai relativi sindacati dei pensionati e dei lavoratori del settore, hanno dato il via a una mobilitazione che ha già visto presidi e volantinaggi in tutte le province e che oggi (martedì 28 maggio) è approdata in Consiglio regionale, con un presidio a Venezia, davanti a Palazzo Ferro Fini.

“Intanto, sul terreno concreto, la situazione evolve”, spiegano i sindacati: “Con una crescente privatizzazione del settore (le stesse Ipab tendono a trasformarsi in fondazioni per una non risolta questione di svantaggio fiscale), con un peggioramento della qualità dei servizi, con una maggiore sofferenza di disabili e anziani non autosufficienti a fronte della ridotta copertura (per quantità e per livello di importo) delle impegnative di residenzialità, ossia delle quote di retta sostenute dalla regione a copertura delle prestazioni sanitarie”. E, sul piano più generale, senza una “ridefinizione del ruolo delle Ipab (che devono diventare aziende di servizi pubblici alla persona ed essere integrate nel sistema socio sanitario) viene a mancare un importante tassello nella filiera dei servizi territoriali a fronte della nuova programmazione socio-sanitaria”.

Ma la mobilitazione non si fermerà qui. Cgil, Cisl e Uil stanno già mettendo in cantiere altre iniziative perché “non possono accettare la mancanza, dopo 18 anni, di una legge che dia una corretta risposta alle istanze di una popolazione in continuo invecchiamento (oggi 230 mila, fra dieci anni 270 mila e fra 20 anni 318 mila) su materie così delicate in una regione che vorrebbe vantare come ‘eccellente’ il proprio sistema socio sanitario”.