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La società Sarni ha comunicato alla Filcams Cgil di Arezzo “la riattivazione del contratto a tempo determinato della lavoratrice che era stata licenziata dopo aver comunicato la gravidanza”. Si sblocca così la vicenda che aveva visto l’addetta allontanata dall’impiego.
La dipendente, a questo punto, “potrebbe quindi restare al suo posto in un punto di ristoro del tratto autostradale aretino, fino al 24 gennaio del prossimo anno ma andrà comunque in maternità perché l'anticipo è obbligatorio per le lavoratrici della ristorazione autostradale”. Lo rende il sindacato, che contesta la giustificazione fornita dall'azienda che parla di errore.
“Niente scuse o pentimento, tantomeno l'idea di compensare quanto fatto con la trasformazione a tempo indeterminato - afferma Marco Pesci, segretario provinciale della Filcams Cgil di Arezzo -. La società si è trincerata dietro un presunto errore formale ma la volontà del licenziamento era chiara. Per noi – dunque – non si tratta di un incidente di percorso da archiviare, ma di un esempio dei danni che provoca il precariato e il mancato rispetto dei diritti dei lavoratori e, in particolare, delle lavoratrici".
“Se un’azienda si sente legittimata a licenziare una donna incinta e fa marcia indietro solo dinanzi al clamore mediatico provocato da queste decisione - afferma il sindacato -, è evidente che si sta superando una soglia pericolosa. Per questo ci rivolgiamo anche alla società Autostrade per l'Italia, le cui concessioni delle aree di servizio sono di natura pubblica e la cui responsabilità sociale come impresa viene messa in discussione da comportamenti sempre più disinvolti da parte delle società alle quali affida i servizi”.
La sigla quindi conclude: “È ormai evidente la necessità di verificare con maggiore accuratezza gli affidamenti che fa delle sue concessioni e dei suoi appalti, in modo particolare per quanto riguarda il rispetto dei diritti e dei contratti di lavoro".