Il lavoro della magistratura va sempre rispettato e gli accertamenti dell’Ispettorato del Lavoro presi con la massima serietà. Se nella filiera Tod’s vi sono lavoratori a nero e caporalato nei subappalti, vuol dire che i modelli organizzativi e gestionali del committente non sono così precisi e puntuali come si riteneva, occorre quindi cambiarli e soprattutto rafforzarli. Oppure, come è possibile, ridurre il ricorso agli stessi subappalti e subforniture investendo di più su un modello di impresa con più lavoro diretto, qualità, buoni salari, sicurezza”. È quanto dichiarano in una nota congiunta CgilFilctem nazionale e Cgil Marche, rispetto alle recenti vicende di lavoro nero e caporalato che hanno coinvolto il gruppo Tod’s, attualmente al centro di un’indagine della Procura di Milano, coordinata dal Pubblico ministero Paolo Storari.

"Le norme conquistate non devono cambiare”

Quello che non si può fare - continua la nota del sindacato - è proprio il contrario: invocare un cambio delle norme conquistate dal mondo del lavoro che, in questi anni, hanno consentito di contrastare modelli di sfruttamento purtroppo fortemente presenti nel nostro modello produttivo.

Per Cgil e Filctem nazionale e Cgil Marche: “Un cambiamento delle norme - come la certificazione cosiddetta terza che faccia poi da scudo alle responsabilità del committente, il depotenziamento della legge 231/01 sulla responsabilità di impresa o dell’articolo 603 Bis del Codice Penale o finanche del codice antimafia - rischia di scaricare solo sull’ultimo anello della produzione le scelte, i modelli produttivi o le omissioni dell’impresa madre che poi beneficia in termini di alti ricavi del lavoro di tutta la filiera”.

Il 25 ottobre in piazza

“Il 25 ottobre - prosegue la nota - la Cgil sarà in piazza anche per questo, per contrastare ogni tentativo da parte del governo di ridurre le tutele dei lavoratori in appalto e subappalto, di ridurre le responsabilità del committente, di depotenziare ulteriormente i servizi ispettivi e di presidio del territorio. Noi saremo in piazza per chiedere l’esatto contrario: meno appalti e meno subappalti, stop al subappalto a cascata, portare le tutele e le responsabilità previste per gli appalti pubblici negli appalti privati, generalizzare modelli di verifica della corretta quantità di manodopera e costo del lavoro (la cosiddetta congruità che in edilizia ha dato buoni risultati) contro ogni forma di dumping contrattuale, concorrenza sleale, lavoro irregolare e sfruttamento, per garantire la sicurezza di lavoratrici e lavoratori, per contrastare le infiltrazioni di criminalità e mafia nell’economia”.

No a dumping e lavoro nero

Le nostre proposte - concludono Cgil e Filctem nazionale e Cgil Marche - non solo vogliono introdurre più giustizia e libertà ma, contrastando dumping contrattuale e lavoro nero, puntano a recuperare quei tanti miliardi di euro (oltre 180 miliardi) che l’economia sommersa sottrae ogni anno alle casse dello Stato, all’Inps, all’Inail per metterli invece a disposizione di più investimenti e più welfare. Anche così difendiamo il made in Italy che per noi deve sempre essere associato non solo al bello, ma anche al giusto”.

La difesa di Della Valle: “Le nostre aziende sono aperte ai controlli”

“Dire che c’è del caporalato in mondi come i nostri è una grossa stupidaggine”. Diego Della Valle, presidente e amministratore delegato di Tod’s, non usa mezzi termini per respingere le accuse di agevolazione del caporalato mosse alla sua azienda. L’imprenditore è intervenuto da Capri, dove è ospite del 40° convegno dei Giovani imprenditori di Confindustria. “Venite a vedere le nostre aziende – ha detto Della Valle –. Organizziamo visite, apriamo le porte. Le nostre aziende non sfruttano nessuno: il caporalato riguarda altri mondi, non noi. È offensivo anche solo pensarlo”.

Della Valle ha comunque ribadito la sua fiducia nella magistratura: “Conosco tanti magistrati preparati e seri, e sono convinto che chi esagera a volte lo fa in buona fede”. Quindi un “invito” al pm Storari: “Venga a visitarci di persona, a guardare le nostre aziende. Fatelo come fosse uno stage”.