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I sindacati del settore moda insorgono dopo aver appreso dai giornali che il ministero delle Imprese e del made in Italy ha convocato un tavolo sul lavoro nero e sullo sfruttamento senza la loro partecipazione. Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil definiscono la scelta “grave” e chiedono che l’incontro previsto per domani, 15 ottobre, si apra al confronto con le organizzazioni dei lavoratori.
I sindacati ricordano di aver avanzato negli ultimi anni proposte concrete per rafforzare la gestione delle imprese committenti e ridurre subappalti e subforniture, terreno fertile per le zone grigie del lavoro irregolare. L’obiettivo, sottolineano, è introdurre strumenti di prevenzione e indicatori in grado di correlare quantità e qualità dei prodotti, ore lavorate e rispetto dei costi medi di produzione.
La richiesta: estendere la responsabilità in solido
Tra le priorità dei sindacati c’è anche l’estensione della responsabilità in solido ai casi di pluricommittenza, per evitare che il lavoro nero continui a proliferare lungo la filiera. “Abbiamo consegnato al ministero proposte precise – spiegano – e siamo sempre stati disponibili al confronto con imprese e istituzioni”.
Cgil, Cisl e Uil avvertono: non sarebbe accettabile ridurre la portata delle norme che tutelano lavoratori e imprese sane, a partire dalla legge 231/01 sulla responsabilità d’impresa e dalle regole sulla responsabilità dei committenti, fino all’articolo 603 bis del Codice penale e al Codice antimafia. “Sarebbe un passo indietro che rischierebbe di legittimare un modello fondato su bassi prezzi e meno diritti”.
“Difendere le imprese sane e il lavoro giusto”
Il sindacato rivendica il valore delle manifatture italliane, che devono essere sinonimo di qualità, legalità e giustizia sociale. “Siamo orgogliosi del nostro made in Italy – dichiarano – ma deve essere associato non solo al bello, ma anche al giusto. Serve un confronto vero tra istituzioni, imprese e lavoratori per difendere chi rispetta leggi, contratti e sicurezza”.