Il 18 novembre presso la Cgil Lombardia si è tenuta una giornata di studio sulle migrazioni italiane verso la Germania e sulle nuove mobilità del lavoro in Europa, settant’anni dopo l’accordo bilaterale del 1955. L’iniziativa ibrida e partecipata dal pubblico in sala e da remoto ha messo in relazione storia e presente, interrogando continuità e rotture tra gli accordi migratori del passato e quelli di oggi. L’obiettivo: capire come cambiano le tutele e la cittadinanza nel lavoro che si sposta.
Dalla storia all’attualità: cosa ci dicono archivi, esperienze e accordi
Gli interventi della prima parte dell’iniziativa hanno ricostruito l’emigrazione italiana verso la Germania mostrando materiali d’archivio e approfondendo il razzismo dell’epoca, quando si parlava di “invasione” degli italiani e li si definiva “mangiaspaghetti”. Paolo Barcella ha ricordato che la storia serve solo se usata per leggere criticamente il presente, “non basta sapere e ricordare ma serve andare a fondo nelle dinamiche storiche che ci consegnano il presente per fare analogie e analisi”. Franco Valenti ha raccontato la propria esperienza di studio e lavoro a Tubinga e il ruolo che il sindacato ha avuto nella sua vita di lavoratore migrante.
Nella seconda parte, Colucci ha analizzato l’Italia come Paese di immigrazione, Crescini ha approfondito gli accordi di rimpatrio e le nuove procedure europee, Migliucci ha presentato il Fondo Campisi. Maria Grazia Vulcano, Nidil Cgil, ha offerto un’analisi sul rinnovato ruolo della formazione nei Paesi di origine e ha illustrato le implicazioni dell’articolo 23 del Testo Unico sull’immigrazione: corsi di formazione professionale all’estero che permettono l’ingresso in Italia fuori quota, con un ruolo crescente delle agenzie di somministrazione. Ha collegato questi strumenti al Piano Mattei, evidenziando come il legame tra cooperazione, ingressi per lavoro e controllo dei flussi rischi di produrre percorsi di mobilità fortemente sbilanciati e poco trasparenti.
Tutele, diritti e lavoro: la linea della Cgil sulle migrazioni
Nelle conclusioni, Valentina Cappelletti ha ribadito che “la priorità è presidiare le condizioni di lavoro delle persone migranti, spesso esposte a precarietà e sfruttamento”. Le politiche di rimpatrio, ha ricordato Inca, restano inefficaci e propagandistiche, mentre aumentano gli accordi bilaterali che legano ingressi per lavoro a procedure lunghe e complesse. Alla luce anche degli strumenti previsti dall’art. 23 e dal Piano Mattei, la Cgil richiama la necessità di garantire diritti, trasparenza e qualità del lavoro lungo tutta la filiera della mobilità. Un approccio che unisca memoria storica e tutela effettiva: diritti nel lavoro ovunque avvenga, contro narrazioni emergenziali e semplificazioni che non aiutano né i lavoratori né il dibattito pubblico.


























